Chi vuole studiare comportamenti legati all’esercizio della violenza, e dunque ad attività illegali, criminose e inevitabilmente clandestine, non può utilizzare come fonti esaurienti solo gli scritti, le interviste, le memorie dei protagonisti, né le pubblicazioni – quotidiani, periodici vari, atti di convegni, ecc. – delle organizzazioni a cui essi appartenevano. Non ci si può cioè fermare all’autorappresentazione offerta dai protagonisti delle vicende analizzate, ma occorre sforzarsi anche di individuare fonti che riescano (per quanto possibile) a rivelare quegli aspetti oscuri della realtà che, secondo gli stessi protagonisti, per la loro delicatezza non potevano e non dovevano avere pubblicità, né dovevano uscire dal chiuso delle stanze dove le decisioni erano prese, né arrivare alle orecchie dei semplici militanti, per- ché frutto di scelte compromettenti, se non equivoche. È per questa ragione che chi si vuole misurare con il tema della violenza politica, non solo nei suoi aspetti culturali o ideologici, ma anche in quelli progettuali, concreti, operativi, non può fare a meno di utilizzare i documenti giudiziari. Infatti, questa documentazione, in Italia peraltro incredibilmente vasta a causa del protrarsi ultra-decennale dei processi sui fatti di terrorismo – in alcuni casi ancora oggi non chiusi – è straordinariamente ricca e interessante. Ricca e interessante perché contiene, oltre alle sentenze dei vari gradi di giudizio, su cui ognuno può naturalmente esprimere la propria opinione, tutto ciò che è stato raccolto nel corso delle indagini: manuali organizzativi, piani d’azione, carteggi clandestini, informative della polizia giudiziaria, verbali delle perquisizioni e dei sequestri di armi, agende, rubriche, lettere e appunti, perizie balistiche e sugli esplosivi, intercettazioni ambientali e telefoniche, interrogatori, racconti dei testimoni e molto altro ancora. Comprese preziose informazioni biografiche, altrimenti difficilmente reperibili, sui protagonisti del mondo che si vuole studiare. Raramente uno storico dell’età contemporanea può disporre di una massa così ampia, varia e sostanzialmente coerente di documenti pubblici e privati, teorici e pratici, bellici (o para-bellici) e politici, istituzionali e non.
Verità storica e verità giudiziaria nei processi per terrorismo
Angelo Ventrone
2021-01-01
Abstract
Chi vuole studiare comportamenti legati all’esercizio della violenza, e dunque ad attività illegali, criminose e inevitabilmente clandestine, non può utilizzare come fonti esaurienti solo gli scritti, le interviste, le memorie dei protagonisti, né le pubblicazioni – quotidiani, periodici vari, atti di convegni, ecc. – delle organizzazioni a cui essi appartenevano. Non ci si può cioè fermare all’autorappresentazione offerta dai protagonisti delle vicende analizzate, ma occorre sforzarsi anche di individuare fonti che riescano (per quanto possibile) a rivelare quegli aspetti oscuri della realtà che, secondo gli stessi protagonisti, per la loro delicatezza non potevano e non dovevano avere pubblicità, né dovevano uscire dal chiuso delle stanze dove le decisioni erano prese, né arrivare alle orecchie dei semplici militanti, per- ché frutto di scelte compromettenti, se non equivoche. È per questa ragione che chi si vuole misurare con il tema della violenza politica, non solo nei suoi aspetti culturali o ideologici, ma anche in quelli progettuali, concreti, operativi, non può fare a meno di utilizzare i documenti giudiziari. Infatti, questa documentazione, in Italia peraltro incredibilmente vasta a causa del protrarsi ultra-decennale dei processi sui fatti di terrorismo – in alcuni casi ancora oggi non chiusi – è straordinariamente ricca e interessante. Ricca e interessante perché contiene, oltre alle sentenze dei vari gradi di giudizio, su cui ognuno può naturalmente esprimere la propria opinione, tutto ciò che è stato raccolto nel corso delle indagini: manuali organizzativi, piani d’azione, carteggi clandestini, informative della polizia giudiziaria, verbali delle perquisizioni e dei sequestri di armi, agende, rubriche, lettere e appunti, perizie balistiche e sugli esplosivi, intercettazioni ambientali e telefoniche, interrogatori, racconti dei testimoni e molto altro ancora. Comprese preziose informazioni biografiche, altrimenti difficilmente reperibili, sui protagonisti del mondo che si vuole studiare. Raramente uno storico dell’età contemporanea può disporre di una massa così ampia, varia e sostanzialmente coerente di documenti pubblici e privati, teorici e pratici, bellici (o para-bellici) e politici, istituzionali e non.File | Dimensione | Formato | |
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