Il contributo – lasciando sullo sfondo la nota vicenda dell’abbandono della Minerva da parte di Giuseppe Lombardo Radice nel 1924 a seguito dell’omicidio Matteotti – si propone di ripercorrere i difficili anni che seguirono, nei quali il dimissionario Direttore generale dell’istruzione primaria del Ministero Gentile fu sottoposto a stretta vigilanza da parte della polizia politica fascista, in quanto ritenuto dallo stesso Mussolini il «classico tipo del traditore». Il contributo si articola in quattro parti fondamentali: nella prima si analizza il lento allontanamento da Giovanni Gentile e la mancata adesione al Manifesto degli intellettuali antifascisti nel 1925; nella seconda si approfondiscono le ragioni del divieto a Lombardo Radice di recarsi in Svizzera per le celebrazioni del centenario della morte del pedagogista Giovanni Enrico Pestalozzi (1927) e la sua reazione; nella terza si dà conto del suo essere sottoposto a stretta vigilanza da parte della polizia politica fascista (1928-1929); infine, si approfondiscono le ragioni che spinsero Lombardo Radice a prestare giuramento di fedeltà al Re e al governo nazionale nel 1931. Il contributo è basato quasi esclusivamente su documenti d’archivio inediti.
«Saldamente padrone della mia dignità e libertà». La difficile convivenza con il regime fascista (1925-1931)
Meda, J.
2021-01-01
Abstract
Il contributo – lasciando sullo sfondo la nota vicenda dell’abbandono della Minerva da parte di Giuseppe Lombardo Radice nel 1924 a seguito dell’omicidio Matteotti – si propone di ripercorrere i difficili anni che seguirono, nei quali il dimissionario Direttore generale dell’istruzione primaria del Ministero Gentile fu sottoposto a stretta vigilanza da parte della polizia politica fascista, in quanto ritenuto dallo stesso Mussolini il «classico tipo del traditore». Il contributo si articola in quattro parti fondamentali: nella prima si analizza il lento allontanamento da Giovanni Gentile e la mancata adesione al Manifesto degli intellettuali antifascisti nel 1925; nella seconda si approfondiscono le ragioni del divieto a Lombardo Radice di recarsi in Svizzera per le celebrazioni del centenario della morte del pedagogista Giovanni Enrico Pestalozzi (1927) e la sua reazione; nella terza si dà conto del suo essere sottoposto a stretta vigilanza da parte della polizia politica fascista (1928-1929); infine, si approfondiscono le ragioni che spinsero Lombardo Radice a prestare giuramento di fedeltà al Re e al governo nazionale nel 1931. Il contributo è basato quasi esclusivamente su documenti d’archivio inediti.File | Dimensione | Formato | |
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