In primo luogo si ripercorre la diffusione dell’opera di Wu Ming in Spagna, che ha visto il progressivo intensificarsi di traduzioni sia in spagnolo sia in catalano. Si studia quindi la versione spagnola dell’Armata dei Sonnambuli (Einaudi, 2014): El Ejército de los Sonámbulos (Anagrama, 2017). Si prendono in esame le diverse varietà linguistiche del romanzo analizzandone e commentandone la traduzione. In particolare, ci si concentra sulla difficoltà di resa della “lingua del popolo”, un pastiche che rifugge ogni precisa identificazione “realistica” o “verosimile” di un parlato esistente. Il codice espressivo delle classi marginali immaginato da Wu Ming si configura, infatti, come l’unione e la sovrapposizione di stimoli diversi: popolarismi, volgarismi, deformazioni linguistiche, traduzioni alla lettera del francese, calchi della lingua popolare dell’età rivoluzionaria e italianizzazioni di dialetti emiliani. La sua riproduzione rappresenta, inevitabilmente, la sfida più ardua per il traduttore, che ha optato per enfatizzarne soprattutto degli aspetti più colloquiali e orali. Si passano in rassegna, quindi, le altre varietà linguistiche del romanzo e le loro trasposizioni in spagnolo: il dialetto del personaggio Leonida Modonesi, l’alverniate dei popolani del Massiccio Centrale e, infine, la sottolineatura della -R- del Vendicatore Scaramouche o, al contrario, la sua omissione da parte dei nemici della Rivoluzione. Offrendo numerosi esempi, si dimostra, in conclusione, come il traduttore spagnolo abbia colto le peculiarità degli idioletti e, nella maggior parte dei casi, abbia tentato di offrire anche al lettore spagnolo un linguaggio non standardizzato, anche se in misura minore rispetto all’originale. Chiude l’articolo un’appendice che riproduce un inedito estratto del “Dizionario di Sanculotto” creato per uso interno da Wu Ming durante la fase di scrittura del romanzo per elaborare e dare coerenza alla lingua del popolo.

La traduzione della Rivoluzione: appunti su El Ejército de los Sonámbulos

Bresadola, Andrea
2021-01-01

Abstract

In primo luogo si ripercorre la diffusione dell’opera di Wu Ming in Spagna, che ha visto il progressivo intensificarsi di traduzioni sia in spagnolo sia in catalano. Si studia quindi la versione spagnola dell’Armata dei Sonnambuli (Einaudi, 2014): El Ejército de los Sonámbulos (Anagrama, 2017). Si prendono in esame le diverse varietà linguistiche del romanzo analizzandone e commentandone la traduzione. In particolare, ci si concentra sulla difficoltà di resa della “lingua del popolo”, un pastiche che rifugge ogni precisa identificazione “realistica” o “verosimile” di un parlato esistente. Il codice espressivo delle classi marginali immaginato da Wu Ming si configura, infatti, come l’unione e la sovrapposizione di stimoli diversi: popolarismi, volgarismi, deformazioni linguistiche, traduzioni alla lettera del francese, calchi della lingua popolare dell’età rivoluzionaria e italianizzazioni di dialetti emiliani. La sua riproduzione rappresenta, inevitabilmente, la sfida più ardua per il traduttore, che ha optato per enfatizzarne soprattutto degli aspetti più colloquiali e orali. Si passano in rassegna, quindi, le altre varietà linguistiche del romanzo e le loro trasposizioni in spagnolo: il dialetto del personaggio Leonida Modonesi, l’alverniate dei popolani del Massiccio Centrale e, infine, la sottolineatura della -R- del Vendicatore Scaramouche o, al contrario, la sua omissione da parte dei nemici della Rivoluzione. Offrendo numerosi esempi, si dimostra, in conclusione, come il traduttore spagnolo abbia colto le peculiarità degli idioletti e, nella maggior parte dei casi, abbia tentato di offrire anche al lettore spagnolo un linguaggio non standardizzato, anche se in misura minore rispetto all’originale. Chiude l’articolo un’appendice che riproduce un inedito estratto del “Dizionario di Sanculotto” creato per uso interno da Wu Ming durante la fase di scrittura del romanzo per elaborare e dare coerenza alla lingua del popolo.
2021
978-88-6680-415-4
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