Dialogo con lo scrittore Wu Ming 2, in cui si ripercorrono le fasi di ricerca, creazione e stesura di quello che il collettivo Wu Ming considera il proprio ultimo e definitivo romanzo storico: l’Armata dei Sonnambuli (Einaudi, 2014). Il volume porta a compimento un percorso iniziato dal gruppo bolognese nel 1999 con il best seller Q, che ridefinì i parametri e i limiti del genere in una narrazione che superava etichette e rigide definizioni amalgamando elementi storici, metafore politiche e artifici letterari. L’Armata dei Sonnambuli è l’opera di Wu Ming che più si presta a una riflessione sul fare letteratura come creazione linguistica. Il microcosmo della Parigi di fine Settecento in cui è ambientato il romanzo, infatti, si materializza davanti al lettore anche grazie alla caratterizzazione dei diversi idioletti che la compongono. Wu Ming 2 traccia così la nascita, lo sviluppo e la funzione di questi universi linguistici che ambiscono a offrire un “punto di vista sghembo” sulla Rivoluzione francese: la lingua del popolo di Parigi, l’alverniate, il dialetto bolognese, le storpiature dei controrivoluzionari e la parlata enfatica dell’eroe mascherato Scaramouche. Ci si concentra, in particolare, sulla lingua del popolo, del “foborgo”: una ricercata deformazione in cui si uniscono e sovrappongono calchi del francese settecentesco basso, popolarismi, traduzioni innaturali, italianizzazioni del dialetto, arcaismi, neologismi, false derivazioni, onomatopee, forme sgrammaticate o gergali e un esteso campionario di alterazioni lessicali, morfologiche e sintattiche. Si discute con l’autore, infine, del rapporto di Wu Ming con i traduttori e con le case editrici che, nel corso degli anni, hanno trasposto la loro opera in altre lingue, con uno sguardo, in particolare, alle versioni spagnole e catalane.

Dal foborgo al palco di Madama Ghigliottina: la lingua della Rivoluzione nell’Armata dei Sonnambuli. Andrea Bresadola dialoga con Wu Ming 2

Bresadola, Andrea
2021-01-01

Abstract

Dialogo con lo scrittore Wu Ming 2, in cui si ripercorrono le fasi di ricerca, creazione e stesura di quello che il collettivo Wu Ming considera il proprio ultimo e definitivo romanzo storico: l’Armata dei Sonnambuli (Einaudi, 2014). Il volume porta a compimento un percorso iniziato dal gruppo bolognese nel 1999 con il best seller Q, che ridefinì i parametri e i limiti del genere in una narrazione che superava etichette e rigide definizioni amalgamando elementi storici, metafore politiche e artifici letterari. L’Armata dei Sonnambuli è l’opera di Wu Ming che più si presta a una riflessione sul fare letteratura come creazione linguistica. Il microcosmo della Parigi di fine Settecento in cui è ambientato il romanzo, infatti, si materializza davanti al lettore anche grazie alla caratterizzazione dei diversi idioletti che la compongono. Wu Ming 2 traccia così la nascita, lo sviluppo e la funzione di questi universi linguistici che ambiscono a offrire un “punto di vista sghembo” sulla Rivoluzione francese: la lingua del popolo di Parigi, l’alverniate, il dialetto bolognese, le storpiature dei controrivoluzionari e la parlata enfatica dell’eroe mascherato Scaramouche. Ci si concentra, in particolare, sulla lingua del popolo, del “foborgo”: una ricercata deformazione in cui si uniscono e sovrappongono calchi del francese settecentesco basso, popolarismi, traduzioni innaturali, italianizzazioni del dialetto, arcaismi, neologismi, false derivazioni, onomatopee, forme sgrammaticate o gergali e un esteso campionario di alterazioni lessicali, morfologiche e sintattiche. Si discute con l’autore, infine, del rapporto di Wu Ming con i traduttori e con le case editrici che, nel corso degli anni, hanno trasposto la loro opera in altre lingue, con uno sguardo, in particolare, alle versioni spagnole e catalane.
2021
978-88-6680-415-4
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