Gli armonici che riecheggiano nel termine francese “personne” s’annunciano nel passo dell’Odissea che narra l’incontro tra Ulisse e Polifemo. Questi, alla domanda che gli rivolgono gli altri Ciclopi chiedendogli chi lo avesse accecato, risponde “Outis, Personne” , Nessuno, ripetendo il nome che Ulisse si era attribuito quando Polifemo gli aveva chiesto chi fosse. Oltre al personaggio e al volto, oltre al registro grammaticale e giuridico, oltre al registro teologico, psicologico e, beninteso, “soggettivo”, nel termine francese “personne” riecheggia quindi anche il registro della negazione. D’altronde che in quanto “persona” lo spirito sia ancora volere astratto e vuoto, e dunque in un certo senso negativo, lo precisava anche Hegel, ad esempio nel § 488 dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche . Riecheggia, questo tratto negativo, nella riflessione che Paul Ricœur ha condotto sulla persona? Sicuramente vi riecheggia l’uscita dal personalismo, o addirittura la sua “morte” registrata come “fine” di un mero dato culturale. Una morte dovuta al fatto che il “personalismo”, secondo Ricœur, non avrebbe retto alla “messa in concetto” cui avrebbero invece generosamente risposto altri “-ismi” – ad esempio l’esistenzialismo e il marxismo, ma anche lo strutturalismo e il nichilismo. Ma c’è di più, ché tale morte sarebbe stata causata anche dagli equivoci nati attorno al “personalismo” stesso e che Mounier non avrebbe mai di fatto chiarito , nemmeno nel celebre "Qu’est-ce que le personnalisme?" Eppure, e forse ciononostante, a Mounier Ricœur non ha mai rinunciato, condividendo con il fondatore del personalismo l’idea che la persona sia rapporto vivente – con sé e con ciò che fuori da sé; ancora, condividendo il fatto che essa è un movimento al contempo interno ed esterno, è permanenza in sé e uscita da sé. È in nome di questa motilità im-prendibile della persona che Mounier ha rifiutato ogni filosofia che pretendesse di ridurla a un’intimità vaga, proponendo invece di concepire l’uomo come domanda, stupore e, soprattutto, libertà. E liberare la libertà dalla concezione che ne danno (depauperandola) i liberali è possibile (secondo Mounier) se essa, radicandosi nell’intimità stessa della persona, guida il trascendimento di quest’ultima verso quella trans-personalizzazione per la quale “si diventa persona”. Ché persona si diventa in quanto essa, lungi dall’essere “qualcosa”, è compito e cammino guidati, nel mondo, da una libertà che vive del rapporto, dal quale essa è reciprocamente costituita, con la trascendenza. Ma proprio tale trascendenza che, osserva Ricœur, «Mounier tentò sempre di mantenere nell’indecisione» , è stata attaccata dal nichilismo che ha ri(con)dotto la persona al suo senso negativo – personne. Che questo attacco abbia vinto sul personalismo è (stato) forse il segno che “Outis/Personne” (e dunque il pronome negativo) è destinato a vincere sul sostantivo “(la) personne”, decretandone la morte così come è morto il personalismo? No, e proprio la vitalità della persona che Mounier già rimarcava e che Ricœur non cessa di evidenziare attesta che “personne è vivente” e vivente, va aggiunto, fino alla morte . E quella morte che toccherebbe al personalismo come dottrina non tocca il nucleo vivente per il quale la persona si individua e per il quale essa rimane viva. Un “rimanere viva” di cui (la) personne è capace non per una sorta di perdurare (come il conatus spinoziano) ma per il modo in cui essa accade, come si cercherà di mostrare nella lettura dei testi ricœuriani – ai quali si andrà dopo un’ultima osservazione. Se, per un verso con Ricœur diciamo che la persona ritorna dopo la morte del personalismo, per altro verso essa, ritornando, dà compimento al senso più autentico in cui Mounier parlava di persona, ossia come coacervo di relazioni vissute e viventi o come – è stato detto – cammino e percorso . Il ritorno della persona che Ricœur annuncia si disegna allora attorno a questa eredità feconda che Mounier ha lasciato, cosa che si cercherà di vedere 1- disegnando i tratti della persona che Ricœur ha delineato per vedere 2- come essi giochino all’interno del percorso filosofico che l’autore ha tracciato. Senza rinunciare al negativo, infine, che (la) personne custodisce in sé.

"Personne" è vivente. Note sulla persona in Paul Ricœur

C. Canullo
2021-01-01

Abstract

Gli armonici che riecheggiano nel termine francese “personne” s’annunciano nel passo dell’Odissea che narra l’incontro tra Ulisse e Polifemo. Questi, alla domanda che gli rivolgono gli altri Ciclopi chiedendogli chi lo avesse accecato, risponde “Outis, Personne” , Nessuno, ripetendo il nome che Ulisse si era attribuito quando Polifemo gli aveva chiesto chi fosse. Oltre al personaggio e al volto, oltre al registro grammaticale e giuridico, oltre al registro teologico, psicologico e, beninteso, “soggettivo”, nel termine francese “personne” riecheggia quindi anche il registro della negazione. D’altronde che in quanto “persona” lo spirito sia ancora volere astratto e vuoto, e dunque in un certo senso negativo, lo precisava anche Hegel, ad esempio nel § 488 dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche . Riecheggia, questo tratto negativo, nella riflessione che Paul Ricœur ha condotto sulla persona? Sicuramente vi riecheggia l’uscita dal personalismo, o addirittura la sua “morte” registrata come “fine” di un mero dato culturale. Una morte dovuta al fatto che il “personalismo”, secondo Ricœur, non avrebbe retto alla “messa in concetto” cui avrebbero invece generosamente risposto altri “-ismi” – ad esempio l’esistenzialismo e il marxismo, ma anche lo strutturalismo e il nichilismo. Ma c’è di più, ché tale morte sarebbe stata causata anche dagli equivoci nati attorno al “personalismo” stesso e che Mounier non avrebbe mai di fatto chiarito , nemmeno nel celebre "Qu’est-ce que le personnalisme?" Eppure, e forse ciononostante, a Mounier Ricœur non ha mai rinunciato, condividendo con il fondatore del personalismo l’idea che la persona sia rapporto vivente – con sé e con ciò che fuori da sé; ancora, condividendo il fatto che essa è un movimento al contempo interno ed esterno, è permanenza in sé e uscita da sé. È in nome di questa motilità im-prendibile della persona che Mounier ha rifiutato ogni filosofia che pretendesse di ridurla a un’intimità vaga, proponendo invece di concepire l’uomo come domanda, stupore e, soprattutto, libertà. E liberare la libertà dalla concezione che ne danno (depauperandola) i liberali è possibile (secondo Mounier) se essa, radicandosi nell’intimità stessa della persona, guida il trascendimento di quest’ultima verso quella trans-personalizzazione per la quale “si diventa persona”. Ché persona si diventa in quanto essa, lungi dall’essere “qualcosa”, è compito e cammino guidati, nel mondo, da una libertà che vive del rapporto, dal quale essa è reciprocamente costituita, con la trascendenza. Ma proprio tale trascendenza che, osserva Ricœur, «Mounier tentò sempre di mantenere nell’indecisione» , è stata attaccata dal nichilismo che ha ri(con)dotto la persona al suo senso negativo – personne. Che questo attacco abbia vinto sul personalismo è (stato) forse il segno che “Outis/Personne” (e dunque il pronome negativo) è destinato a vincere sul sostantivo “(la) personne”, decretandone la morte così come è morto il personalismo? No, e proprio la vitalità della persona che Mounier già rimarcava e che Ricœur non cessa di evidenziare attesta che “personne è vivente” e vivente, va aggiunto, fino alla morte . E quella morte che toccherebbe al personalismo come dottrina non tocca il nucleo vivente per il quale la persona si individua e per il quale essa rimane viva. Un “rimanere viva” di cui (la) personne è capace non per una sorta di perdurare (come il conatus spinoziano) ma per il modo in cui essa accade, come si cercherà di mostrare nella lettura dei testi ricœuriani – ai quali si andrà dopo un’ultima osservazione. Se, per un verso con Ricœur diciamo che la persona ritorna dopo la morte del personalismo, per altro verso essa, ritornando, dà compimento al senso più autentico in cui Mounier parlava di persona, ossia come coacervo di relazioni vissute e viventi o come – è stato detto – cammino e percorso . Il ritorno della persona che Ricœur annuncia si disegna allora attorno a questa eredità feconda che Mounier ha lasciato, cosa che si cercherà di vedere 1- disegnando i tratti della persona che Ricœur ha delineato per vedere 2- come essi giochino all’interno del percorso filosofico che l’autore ha tracciato. Senza rinunciare al negativo, infine, che (la) personne custodisce in sé.
2021
9788828402800
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