Secondo un principio consuetudinario consacrato dalla Corte permanente di giustizia internazionale nella sentenza del 1928 nell’affare della Fabbrica di Chorzów, dalla violazione di una regola internazionale deriva l’obbligo dello Stato responsabile di riparare il danno derivante dall’illecito. Lo scopo della riparazione, che può assumere la forma della restitutio in integrum, del risarcimento, della soddisfazione, della riabilitazione e delle garanzie di non ripetizione, è quello di cancellare gli effetti della violazione e realizzare la situazione che sarebbe esistita se l’atto illecito non fosse stato compiuto. Con l’emergere dell’individuo quale soggetto del diritto internazionale contemporaneo nel periodo storico successivo al Secondo conflitto mondiale, si è progressivamente imposta all’attenzione degli attori internazionali e della dottrina la questione se la violazione di una regola di diritto internazionale umanitario possa comportare l’obbligo di riparazione dello Stato responsabile non soltanto verso altri Stati, ma anche vis-à-vis gli individui che abbiano subito un danno per effetto dell’illecito. Nell’esaminare la questione, gli studi svolti sinora si sono generalmente concentrati sugli illeciti commessi nel contesto di conflitti armati internazionali, lasciando invece in ombra la ricca prassi che, specialmente dopo il Secondo conflitto mondiale, si è sviluppata nell’ambito dei conflitti armati non internazionali. Nondimeno, lo studio di questa prassi sembra essenziale per comprendere lo stato attuale del diritto internazionale in materia, principalmente in considerazione delle notevoli proporzioni che il fenomeno ha assunto nella seconda metà del Novecento, con una netta prevalenza, nel panorama bellico contemporaneo, dei conflitti armati non internazionali rispetto a quelli internazionali. Inoltre, la questione del diritto individuale alla riparazione assume dei connotati specifici in ragione dell’identità fra Stato autore dell’illecito e Stato di cittadinanza delle vittime nei conflitti armati non internazionali. La prassi relativa alla riparazione nei conflitti armati non internazionali trova una delle sue principali espressioni negli accordi di pace conclusi fra Stati e gruppi armati allo scopo di porre fine al conflitto. La conclusione di questo genere di accordi ha conosciuto una crescita esponenziale di pari passo con il moltiplicarsi dei conflitti armati non internazionali, tanto che centinaia di accordi sono stati firmati negli ultimi settant’anni a livello globale. Muovendo da queste premesse, la tesi intende offrire nuovi spunti al dibattito intorno alla questione dell’obbligo di riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali attraverso l’analisi empirica degli accordi di pace. A quanto risulta, uno studio della riparazione negli accordi di pace non è sinora mai stato svolto. La principale questione sulla quale il lavoro intende far luce è se e in che modo gli accordi di pace affrontino la questione della riparazione. Una ulteriore questione che viene in esame è se e in che misura essi possano rilevare come espressione della prassi e della opinio iuris degli Stati ai fini della formazione e della identificazione di una consuetudine relativa al diritto individuale alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali. Il Capitolo Primo introduce la questione dell’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo per violazioni del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati non internazionali, con l’obiettivo non di accertare lo stato del diritto internazionale vigente, ma piuttosto di tracciare i confini del dibattito al quale l’analisi degli accordi di pace intende contribuire. Più specificamente, la prima parte del capitolo verifica se l’obbligo di riparazione formi l’oggetto di disciplina convenzionale; la seconda parte esamina l’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo nel quadro delle regole generali sulla responsabilità degli Stati, come riflesse nei Draft articles on responsibility of States for internationally wrongful acts, adottati dalla Commissione di diritto internazionale nel 2001. In tale contesto vengono esaminati, da un lato, i principali strumenti giuridici internazionali relativi all’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali e, dall’altro, i principali orientamenti della dottrina. Così inquadrati i termini della questione, la parte centrale della tesi, che si sviluppa nei Capitoli Secondo e Terzo, è dedicata all’analisi empirica delle disposizioni relative alla riparazione contenute nei 797 accordi di pace conclusi fra Stati e gruppi armati nell’arco temporale compreso fra il 1945 e oggi. Più specificamente, la prima parte del Capitolo Secondo descrive gli elementi caratteristici degli accordi di pace e presenta i termini del problema relativo alla loro natura ed efficacia giuridica. La seconda parte del capitolo definisce l’oggetto dello studio ed illustra le fonti e la metodologia di analisi impiegata. Il Capitolo Terzo esamina i profili caratteristici delle disposizioni relative alla riparazione contenute negli accordi di pace alla luce di tre assi di indagine, relativi, rispettivamente, i) al contenuto sostanziale delle misure ivi previste in relazione alle forme di riparazione esistenti in diritto internazionale generale (restituzione, risarcimento, riabilitazione, soddisfazione, garanzie di non ripetizione); ii) al grado di connessione esistente fra ciascuna misura e la sfera dell’illecito internazionale; iii) al grado di specificità con cui gli accordi individuano le regole di diritto internazionale umanitario per la cui violazione sono previste misure di riparazione. Alla luce dei risultati dello studio, il Capitolo Quarto sviluppa alcune considerazioni con riguardo alle questioni prospettate in apertura della tesi. In particolare, la prima parte del Capitolo esamina la questione se il contenuto degli accordi di pace riveli una propensione degli Stati a riconoscere il diritto individuale alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nell’ambito di conflitti armati non internazionali. La seconda parte del Capitolo ha ad oggetto l’ulteriore questione se e in che misura gli accordi possano venire in rilievo come espressione della prassi e della opinio iuris degli Stati ai fini della formazione di una consuetudine internazionale relativa al diritto alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati non internazionali.

L’OBBLIGO DI RIPARAZIONE DELLO STATO PER VIOLAZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO NEGLI ACCORDI DI PACE FRA STATI E GRUPPI ARMATI

De Marziis Cecilia
2021-01-01

Abstract

Secondo un principio consuetudinario consacrato dalla Corte permanente di giustizia internazionale nella sentenza del 1928 nell’affare della Fabbrica di Chorzów, dalla violazione di una regola internazionale deriva l’obbligo dello Stato responsabile di riparare il danno derivante dall’illecito. Lo scopo della riparazione, che può assumere la forma della restitutio in integrum, del risarcimento, della soddisfazione, della riabilitazione e delle garanzie di non ripetizione, è quello di cancellare gli effetti della violazione e realizzare la situazione che sarebbe esistita se l’atto illecito non fosse stato compiuto. Con l’emergere dell’individuo quale soggetto del diritto internazionale contemporaneo nel periodo storico successivo al Secondo conflitto mondiale, si è progressivamente imposta all’attenzione degli attori internazionali e della dottrina la questione se la violazione di una regola di diritto internazionale umanitario possa comportare l’obbligo di riparazione dello Stato responsabile non soltanto verso altri Stati, ma anche vis-à-vis gli individui che abbiano subito un danno per effetto dell’illecito. Nell’esaminare la questione, gli studi svolti sinora si sono generalmente concentrati sugli illeciti commessi nel contesto di conflitti armati internazionali, lasciando invece in ombra la ricca prassi che, specialmente dopo il Secondo conflitto mondiale, si è sviluppata nell’ambito dei conflitti armati non internazionali. Nondimeno, lo studio di questa prassi sembra essenziale per comprendere lo stato attuale del diritto internazionale in materia, principalmente in considerazione delle notevoli proporzioni che il fenomeno ha assunto nella seconda metà del Novecento, con una netta prevalenza, nel panorama bellico contemporaneo, dei conflitti armati non internazionali rispetto a quelli internazionali. Inoltre, la questione del diritto individuale alla riparazione assume dei connotati specifici in ragione dell’identità fra Stato autore dell’illecito e Stato di cittadinanza delle vittime nei conflitti armati non internazionali. La prassi relativa alla riparazione nei conflitti armati non internazionali trova una delle sue principali espressioni negli accordi di pace conclusi fra Stati e gruppi armati allo scopo di porre fine al conflitto. La conclusione di questo genere di accordi ha conosciuto una crescita esponenziale di pari passo con il moltiplicarsi dei conflitti armati non internazionali, tanto che centinaia di accordi sono stati firmati negli ultimi settant’anni a livello globale. Muovendo da queste premesse, la tesi intende offrire nuovi spunti al dibattito intorno alla questione dell’obbligo di riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali attraverso l’analisi empirica degli accordi di pace. A quanto risulta, uno studio della riparazione negli accordi di pace non è sinora mai stato svolto. La principale questione sulla quale il lavoro intende far luce è se e in che modo gli accordi di pace affrontino la questione della riparazione. Una ulteriore questione che viene in esame è se e in che misura essi possano rilevare come espressione della prassi e della opinio iuris degli Stati ai fini della formazione e della identificazione di una consuetudine relativa al diritto individuale alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali. Il Capitolo Primo introduce la questione dell’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo per violazioni del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati non internazionali, con l’obiettivo non di accertare lo stato del diritto internazionale vigente, ma piuttosto di tracciare i confini del dibattito al quale l’analisi degli accordi di pace intende contribuire. Più specificamente, la prima parte del capitolo verifica se l’obbligo di riparazione formi l’oggetto di disciplina convenzionale; la seconda parte esamina l’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo nel quadro delle regole generali sulla responsabilità degli Stati, come riflesse nei Draft articles on responsibility of States for internationally wrongful acts, adottati dalla Commissione di diritto internazionale nel 2001. In tale contesto vengono esaminati, da un lato, i principali strumenti giuridici internazionali relativi all’obbligo di riparazione dello Stato verso l’individuo per violazioni del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati non internazionali e, dall’altro, i principali orientamenti della dottrina. Così inquadrati i termini della questione, la parte centrale della tesi, che si sviluppa nei Capitoli Secondo e Terzo, è dedicata all’analisi empirica delle disposizioni relative alla riparazione contenute nei 797 accordi di pace conclusi fra Stati e gruppi armati nell’arco temporale compreso fra il 1945 e oggi. Più specificamente, la prima parte del Capitolo Secondo descrive gli elementi caratteristici degli accordi di pace e presenta i termini del problema relativo alla loro natura ed efficacia giuridica. La seconda parte del capitolo definisce l’oggetto dello studio ed illustra le fonti e la metodologia di analisi impiegata. Il Capitolo Terzo esamina i profili caratteristici delle disposizioni relative alla riparazione contenute negli accordi di pace alla luce di tre assi di indagine, relativi, rispettivamente, i) al contenuto sostanziale delle misure ivi previste in relazione alle forme di riparazione esistenti in diritto internazionale generale (restituzione, risarcimento, riabilitazione, soddisfazione, garanzie di non ripetizione); ii) al grado di connessione esistente fra ciascuna misura e la sfera dell’illecito internazionale; iii) al grado di specificità con cui gli accordi individuano le regole di diritto internazionale umanitario per la cui violazione sono previste misure di riparazione. Alla luce dei risultati dello studio, il Capitolo Quarto sviluppa alcune considerazioni con riguardo alle questioni prospettate in apertura della tesi. In particolare, la prima parte del Capitolo esamina la questione se il contenuto degli accordi di pace riveli una propensione degli Stati a riconoscere il diritto individuale alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nell’ambito di conflitti armati non internazionali. La seconda parte del Capitolo ha ad oggetto l’ulteriore questione se e in che misura gli accordi possano venire in rilievo come espressione della prassi e della opinio iuris degli Stati ai fini della formazione di una consuetudine internazionale relativa al diritto alla riparazione per violazioni del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati non internazionali.
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