Con la crisi finanziaria del 2007 e l’epidemia di Covid-19 oggi, il dibattito sull’efficacia della politica di bilancio è tornato alla ribalta, e permangono opinioni diverse sugli effetti macroeconomici, sui canali attraverso i quali tali effetti operano e sulla diversa efficacia della politica in base alle condizioni economiche iniziali di un paese. Per garantire il successo dello sforzo di riforma è necessario aggiornare costantemente gli strumenti politici per far fronte alle nuove sfide. Le politiche fiscali è necessario che perseguano, oggi, una serie di obiettivi strategici, concentrandosi non solo sulla crescita economica, ma anche sulla redistribuzione del reddito, sull’allocazione delle risorse e sugli obiettivi ambientali. La tesi riguarda questi tre obiettivi principali: equità, ambiente e resilienza, analizzando gli strumenti che sono spesso emersi nel recente dibattito politico per fornire una visione diversa degli effetti degli strumenti stessi. Il primo capitolo riguarda l’introduzione di una flat tax in Italia. Il dibattito politico in diversi paesi sviluppati e in via di sviluppo si è concentrato sull’efficacia dell’introduzione di una flat tax e l’argomento principale riguarda l’effetto di redistribuzione diretta, indiretta e indotta del reddito che potrebbe derivare dalla riforma del sistema fiscale, generando così un impatto finale sul reddito inferiore alle previsioni. In questa prospettiva, il presente studio fornisce una quantificazione del modo in cui l’introduzione dell’imposta ‘piatta’ sul reddito in Italia potrebbe incidere sul sistema economico italiano. Dall’analisi dei contributi teorici e applicati forniti dalla letteratura non è facile trarre una conclusione chiara sull’effetto complessivo di un sistema di imposizione ‘piatta’. Soprattutto, non è così semplice stabilire se i benefici compensino eventuali effetti indesiderati. In questa prospettiva, il presente studio intende analizzare l’impatto economico della riforma delle aliquote fiscali in Italia, ipotizzando l’introduzione di un’aliquota unica sul reddito delle famiglie, in sostituzione dell’attuale tassazione progressiva sul reddito delle persone fisiche. L’obiettivo principale dell’analisi è valutare l’impatto di una riforma fiscale tenendo conto di tutti gli effetti che potrebbero essere generati nell’ambito del flusso circolare del reddito che passa a un regime fiscale forfettario. L’obiettivo è quello di contribuire al dibattito sulla redditività fiscale piatta utilizzando dati a livello di famiglie, il cui utilizzo in letteratura in materia sembra essere limitato. L’analisi è effettuata attraverso la matrice di contabilità sociale italiana (SAM) per il 2016 costruita a tal fine, in cui il settore istituzionale delle famiglie è suddiviso per decili di reddito. Il modello MAC18 Computable General Equilibrium (CGE) sviluppato dal Dipartimento di economia e di diritto dell’Università di Macerata è stato quindi calibrato in base alla nuova SAM. Il modello CGE consente di fornire un quadro realistico e coerente del flusso circolare dei redditi in Italia e di valutare gli effetti diretti, indiretti e indotti della riforma sulle variabili macroeconomiche e sulla distribuzione del reddito. In questo modo, è possibile sia dare una risposta ai risultati opposti che emergono dalla letteratura, sia evidenziare le principali caratteristiche ed effetti di una flat tax in Italia. Le esperienze dei paesi, infatti, sono molto diverse non solo per le diverse scelte in termini di flat tax adottate, ma anche in termini di condizioni di partenza, che sono essenziali per determinare gli effetti sulla crescita, sulle entrate statali e sulla disuguaglianza. Sono analizzati tre scenari politici, ipotizzando aliquote fiscali diverse e ipotesi diverse sul finanziamento delle politiche da parte del governo. Nessuna simulazione mostra un trade-off tra crescita e disuguaglianza, invece si verifica un effetto negativo sul PIL reale, associato a un effetto disuguale sul reddito disponibile delle famiglie. Nel secondo capitolo, per tener conto della crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici, è prevista l’introduzione di una tassa sul carbonio a livello federale sulle attività produttive negli Stati Uniti. Lo studio dimostra che le riforme fiscali possono essere combinate con misure ambientali per conseguire il complesso obiettivo rappresentato dalla crescita economica e dalla tutela dell’ambiente. In quest’ottica, il presente studio valuta l’impatto economico e ambientale della riorganizzazione delle imposte federali sui redditi delle società e delle persone fisiche negli Stati Uniti, unitamente all’introduzione di una carbon tax sulle attività economiche. L’analisi è effettuata mediante un modello CGE dinamico, al fine di analizzare gli effetti nel tempo, calibrato su una SAM integrata con conti ambientali. La SAM statunitense per il 2017 è stata costruita a tal fine, integrandola anche con i dati ambientali, utilizzando i dati dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente sulle emissioni di gas a effetto serra assegnate ai settori economici. La SAM è stata, inoltre, integrata con i dati di occupazione a tempo pieno equivalente per ciascuna branca, in modo da esaminare anche gli effetti sull’occupazione della politica fiscale proposta nel lavoro. Il lavoro dimostra che la tassa sul carbonio può avere un duplice obiettivo. Da un lato, l’imposta sul carbonio può ridurre la perdita di gettito a livello federale conseguente alla riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. D’altro lato, si dimostra che l’imposta sui gas a effetto serra non è dannosa per la crescita, anzi può costituire un dividendo fiscale utile per perseguire altri obiettivi non solo per l’ambiente, ma anche per la salute, il lavoro e l’equità fiscale. I risultati indicano che la riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è più orientata alla crescita economica rispetto alla riduzione dell’imposta sul reddito delle società. Inoltre, se la riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è finanziata con l’introduzione di un’imposta sul carbonio sulle attività economiche, non vi è alcun danno alla crescita economica e si crea un beneficio per l’ambiente. Infine, il terzo capitolo mira a valutare l’impatto delle politiche attuate dal governo per sostenere le imprese in periodi di crisi, in modo da ridurre i vincoli di liquidità e aumentare la resilienza. Si articola lungo due linee d’intervento: in una prima fase, attraverso un modello di equilibrio economico generale, gli impatti economici di uno shock possono essere valutati, senza escludere gli effetti su altri settori dell’economia. A differenza dei lavori precedenti, l’efficacia delle politiche attuate dal governo e suscettibili di migliorare la liquidità delle imprese è valutata attraverso un modello CGE dinamico dal punto di vista finanziario, in grado di cogliere anche le variazioni delle attività e delle passività finanziarie dei settori istituzionali. Vengono prese in considerazione due politiche: in primo luogo, la riduzione dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, volta a ridurre il cuneo fiscale, che ha un impatto sulla componente di conto economico della liquidità. In secondo luogo, l’aumento delle garanzie statali concesse attraverso il Fondo di garanzia per le PMI, che mirano a facilitare l’ottenimento di crediti e, pertanto, ad incidere sulla componente di liquidità legata al credito bancario. La seconda fase del lavoro prevede l’integrazione del modello CGE con la banca dati ORBIS, in modo da avere la possibilità di valutare in che modo i risultati settoriali derivanti dal modello CGE incidono sui margini di liquidità a livello di settore. Quanto più ampi sono i margini, tanto più le industrie sono resilienti agli shock esogeni. I risultati indicano che l’attuazione di politiche a livello settoriale consentirebbe di ottenere maggiori benefici per l’intero sistema economico.

Environment, equality, and resilience: fiscal policy assessed through General Equilibrium Models

D'ANDREA SILVIA
2021-01-01

Abstract

Con la crisi finanziaria del 2007 e l’epidemia di Covid-19 oggi, il dibattito sull’efficacia della politica di bilancio è tornato alla ribalta, e permangono opinioni diverse sugli effetti macroeconomici, sui canali attraverso i quali tali effetti operano e sulla diversa efficacia della politica in base alle condizioni economiche iniziali di un paese. Per garantire il successo dello sforzo di riforma è necessario aggiornare costantemente gli strumenti politici per far fronte alle nuove sfide. Le politiche fiscali è necessario che perseguano, oggi, una serie di obiettivi strategici, concentrandosi non solo sulla crescita economica, ma anche sulla redistribuzione del reddito, sull’allocazione delle risorse e sugli obiettivi ambientali. La tesi riguarda questi tre obiettivi principali: equità, ambiente e resilienza, analizzando gli strumenti che sono spesso emersi nel recente dibattito politico per fornire una visione diversa degli effetti degli strumenti stessi. Il primo capitolo riguarda l’introduzione di una flat tax in Italia. Il dibattito politico in diversi paesi sviluppati e in via di sviluppo si è concentrato sull’efficacia dell’introduzione di una flat tax e l’argomento principale riguarda l’effetto di redistribuzione diretta, indiretta e indotta del reddito che potrebbe derivare dalla riforma del sistema fiscale, generando così un impatto finale sul reddito inferiore alle previsioni. In questa prospettiva, il presente studio fornisce una quantificazione del modo in cui l’introduzione dell’imposta ‘piatta’ sul reddito in Italia potrebbe incidere sul sistema economico italiano. Dall’analisi dei contributi teorici e applicati forniti dalla letteratura non è facile trarre una conclusione chiara sull’effetto complessivo di un sistema di imposizione ‘piatta’. Soprattutto, non è così semplice stabilire se i benefici compensino eventuali effetti indesiderati. In questa prospettiva, il presente studio intende analizzare l’impatto economico della riforma delle aliquote fiscali in Italia, ipotizzando l’introduzione di un’aliquota unica sul reddito delle famiglie, in sostituzione dell’attuale tassazione progressiva sul reddito delle persone fisiche. L’obiettivo principale dell’analisi è valutare l’impatto di una riforma fiscale tenendo conto di tutti gli effetti che potrebbero essere generati nell’ambito del flusso circolare del reddito che passa a un regime fiscale forfettario. L’obiettivo è quello di contribuire al dibattito sulla redditività fiscale piatta utilizzando dati a livello di famiglie, il cui utilizzo in letteratura in materia sembra essere limitato. L’analisi è effettuata attraverso la matrice di contabilità sociale italiana (SAM) per il 2016 costruita a tal fine, in cui il settore istituzionale delle famiglie è suddiviso per decili di reddito. Il modello MAC18 Computable General Equilibrium (CGE) sviluppato dal Dipartimento di economia e di diritto dell’Università di Macerata è stato quindi calibrato in base alla nuova SAM. Il modello CGE consente di fornire un quadro realistico e coerente del flusso circolare dei redditi in Italia e di valutare gli effetti diretti, indiretti e indotti della riforma sulle variabili macroeconomiche e sulla distribuzione del reddito. In questo modo, è possibile sia dare una risposta ai risultati opposti che emergono dalla letteratura, sia evidenziare le principali caratteristiche ed effetti di una flat tax in Italia. Le esperienze dei paesi, infatti, sono molto diverse non solo per le diverse scelte in termini di flat tax adottate, ma anche in termini di condizioni di partenza, che sono essenziali per determinare gli effetti sulla crescita, sulle entrate statali e sulla disuguaglianza. Sono analizzati tre scenari politici, ipotizzando aliquote fiscali diverse e ipotesi diverse sul finanziamento delle politiche da parte del governo. Nessuna simulazione mostra un trade-off tra crescita e disuguaglianza, invece si verifica un effetto negativo sul PIL reale, associato a un effetto disuguale sul reddito disponibile delle famiglie. Nel secondo capitolo, per tener conto della crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici, è prevista l’introduzione di una tassa sul carbonio a livello federale sulle attività produttive negli Stati Uniti. Lo studio dimostra che le riforme fiscali possono essere combinate con misure ambientali per conseguire il complesso obiettivo rappresentato dalla crescita economica e dalla tutela dell’ambiente. In quest’ottica, il presente studio valuta l’impatto economico e ambientale della riorganizzazione delle imposte federali sui redditi delle società e delle persone fisiche negli Stati Uniti, unitamente all’introduzione di una carbon tax sulle attività economiche. L’analisi è effettuata mediante un modello CGE dinamico, al fine di analizzare gli effetti nel tempo, calibrato su una SAM integrata con conti ambientali. La SAM statunitense per il 2017 è stata costruita a tal fine, integrandola anche con i dati ambientali, utilizzando i dati dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente sulle emissioni di gas a effetto serra assegnate ai settori economici. La SAM è stata, inoltre, integrata con i dati di occupazione a tempo pieno equivalente per ciascuna branca, in modo da esaminare anche gli effetti sull’occupazione della politica fiscale proposta nel lavoro. Il lavoro dimostra che la tassa sul carbonio può avere un duplice obiettivo. Da un lato, l’imposta sul carbonio può ridurre la perdita di gettito a livello federale conseguente alla riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. D’altro lato, si dimostra che l’imposta sui gas a effetto serra non è dannosa per la crescita, anzi può costituire un dividendo fiscale utile per perseguire altri obiettivi non solo per l’ambiente, ma anche per la salute, il lavoro e l’equità fiscale. I risultati indicano che la riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è più orientata alla crescita economica rispetto alla riduzione dell’imposta sul reddito delle società. Inoltre, se la riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è finanziata con l’introduzione di un’imposta sul carbonio sulle attività economiche, non vi è alcun danno alla crescita economica e si crea un beneficio per l’ambiente. Infine, il terzo capitolo mira a valutare l’impatto delle politiche attuate dal governo per sostenere le imprese in periodi di crisi, in modo da ridurre i vincoli di liquidità e aumentare la resilienza. Si articola lungo due linee d’intervento: in una prima fase, attraverso un modello di equilibrio economico generale, gli impatti economici di uno shock possono essere valutati, senza escludere gli effetti su altri settori dell’economia. A differenza dei lavori precedenti, l’efficacia delle politiche attuate dal governo e suscettibili di migliorare la liquidità delle imprese è valutata attraverso un modello CGE dinamico dal punto di vista finanziario, in grado di cogliere anche le variazioni delle attività e delle passività finanziarie dei settori istituzionali. Vengono prese in considerazione due politiche: in primo luogo, la riduzione dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro, volta a ridurre il cuneo fiscale, che ha un impatto sulla componente di conto economico della liquidità. In secondo luogo, l’aumento delle garanzie statali concesse attraverso il Fondo di garanzia per le PMI, che mirano a facilitare l’ottenimento di crediti e, pertanto, ad incidere sulla componente di liquidità legata al credito bancario. La seconda fase del lavoro prevede l’integrazione del modello CGE con la banca dati ORBIS, in modo da avere la possibilità di valutare in che modo i risultati settoriali derivanti dal modello CGE incidono sui margini di liquidità a livello di settore. Quanto più ampi sono i margini, tanto più le industrie sono resilienti agli shock esogeni. I risultati indicano che l’attuazione di politiche a livello settoriale consentirebbe di ottenere maggiori benefici per l’intero sistema economico.
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