Nella crisi più acuta dello Stato italiano (1943-1945), la lotta contro il fascismo influenza il modo di raffigurare il rapporto tra il regime e le masse. Al fine di costruire un’identità collettiva democratica, un legame basato su norme, modelli e conoscenza condivisi, che possano formare lo spazio del “noi”, gli italiani sono posti di fronte alle risposte che i partiti offrono su alcune domande fondamentali: cosa è stato e cosa rappresenta il regime fascista per la nazione italiana e cosa bisogna fare contro di esso. Perciò, il confronto con il fascismo italiano è caratterizzato da un conflitto radicale. Tale fenomeno interessa tutto il paese – ancorché la lotta armata sia distribuita in maniera differente da Nord a Sud – ed è accompagnato dalla costruzione e dalla narrazione di una storia comune. Infatti, Filippo Focardi afferma che «al pari di tutti i grandi conflitti armati (…), anche la seconda guerra mondiale [incide] profondamente sulle memorie individuali e collettive, rivoluzionando paradigmi mentali, raffigurazioni e autoraffigurazioni nazionali». Con la presente indagine si vuole esaminare come viene trasmesso il fascismo dal 25 luglio 1943 al 1945. Ai fini della ricerca, la stampa risulta una fonte privilegiata «in quanto luogo di produzione ideologica e come strumento fondamentale di diffusione delle dinamiche di delegittimazione» e di suggestione sull’opinione pubblica. Dunque, partendo dal presupposto che la stampa è uno tra gli strumenti principali per diffondere le idee politiche durante la guerra civile, vengono approfonditi i temi attraverso cui viene mediato il fascismo negli organi della Democrazia cristiana, del Partito comunista italiano, del Partito socialista e del Partito d’Azione. Non si tratta di un’indagine sulle interpretazioni del fascismo prodotte da vari soggetti politici, ma di una disamina dei giornali come fulcro e fonti della ricerca per approfondire il modo in cui si parla del fascismo nella situazione bellica e politicamente conflittuale dell’Italia. Quindi, non rientra tra le priorità dell’indagine il livello teorico e pubblicistico dei giornali, lo sviluppo della strategia politica e militare e nemmeno la cerchia dei lettori. Oggetto dell’analisi sono i discorsi utilizzati per interpretare l’evento del 25 luglio e per contrastare l’istituto monarchico, che contribuiscono a creare l’immagine del fascismo come nemico della democrazia allo scopo di influenzare l’opinione pubblica nella situazione politica e sociale. Pertanto, al lavoro di ricerca si è dato una struttura che poggia su una ricostruzione storico-politica, ove questioni di carattere ideologico, culturale e mediatico interagiscono sullo sfondo degli sviluppi storici come fattori di cambiamento nella società italiana. La scelta di analizzare gli organi di stampa e la comprensione del loro storytelling politico rappresentano il tentativo di aggiungere un nuovo tassello nello stato degli studi per illuminare i costrutti narrativi della dialettica conflittuale tra fascismo e democrazia.

Il nemico della democrazia Il fascismo raccontato dalla stampa antifascista

Carkaj Violeta
2019-01-01

Abstract

Nella crisi più acuta dello Stato italiano (1943-1945), la lotta contro il fascismo influenza il modo di raffigurare il rapporto tra il regime e le masse. Al fine di costruire un’identità collettiva democratica, un legame basato su norme, modelli e conoscenza condivisi, che possano formare lo spazio del “noi”, gli italiani sono posti di fronte alle risposte che i partiti offrono su alcune domande fondamentali: cosa è stato e cosa rappresenta il regime fascista per la nazione italiana e cosa bisogna fare contro di esso. Perciò, il confronto con il fascismo italiano è caratterizzato da un conflitto radicale. Tale fenomeno interessa tutto il paese – ancorché la lotta armata sia distribuita in maniera differente da Nord a Sud – ed è accompagnato dalla costruzione e dalla narrazione di una storia comune. Infatti, Filippo Focardi afferma che «al pari di tutti i grandi conflitti armati (…), anche la seconda guerra mondiale [incide] profondamente sulle memorie individuali e collettive, rivoluzionando paradigmi mentali, raffigurazioni e autoraffigurazioni nazionali». Con la presente indagine si vuole esaminare come viene trasmesso il fascismo dal 25 luglio 1943 al 1945. Ai fini della ricerca, la stampa risulta una fonte privilegiata «in quanto luogo di produzione ideologica e come strumento fondamentale di diffusione delle dinamiche di delegittimazione» e di suggestione sull’opinione pubblica. Dunque, partendo dal presupposto che la stampa è uno tra gli strumenti principali per diffondere le idee politiche durante la guerra civile, vengono approfonditi i temi attraverso cui viene mediato il fascismo negli organi della Democrazia cristiana, del Partito comunista italiano, del Partito socialista e del Partito d’Azione. Non si tratta di un’indagine sulle interpretazioni del fascismo prodotte da vari soggetti politici, ma di una disamina dei giornali come fulcro e fonti della ricerca per approfondire il modo in cui si parla del fascismo nella situazione bellica e politicamente conflittuale dell’Italia. Quindi, non rientra tra le priorità dell’indagine il livello teorico e pubblicistico dei giornali, lo sviluppo della strategia politica e militare e nemmeno la cerchia dei lettori. Oggetto dell’analisi sono i discorsi utilizzati per interpretare l’evento del 25 luglio e per contrastare l’istituto monarchico, che contribuiscono a creare l’immagine del fascismo come nemico della democrazia allo scopo di influenzare l’opinione pubblica nella situazione politica e sociale. Pertanto, al lavoro di ricerca si è dato una struttura che poggia su una ricostruzione storico-politica, ove questioni di carattere ideologico, culturale e mediatico interagiscono sullo sfondo degli sviluppi storici come fattori di cambiamento nella società italiana. La scelta di analizzare gli organi di stampa e la comprensione del loro storytelling politico rappresentano il tentativo di aggiungere un nuovo tassello nello stato degli studi per illuminare i costrutti narrativi della dialettica conflittuale tra fascismo e democrazia.
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