L'intervento si concentra sul dibattito riguardante la liceità delle istituzioni note come Monti di Pietà o Monti pii, privilegiando, come emerge dal titolo stesso, la prospettiva dei critici dei Monti. Nella prima parte, si presentano i giudizi storiografici sulle opere che hanno formulato critiche, più o meno radicali, nei confronti dell'istituzione: dalle posizioni liquidatorie di Benjamin Nelson e dalla severa requisitoria di John T. Noonan, alle perplessità perfino morali di Vittorino Meneghin, fino ad una lettura non ideologicamente pregiudicata, come quella di Maria Giuseppina Muzzarelli, che in modo opportuno connette quelle controversie anche con le diversità di approcci alle dinamiche economiche che hanno caratterizzato le tradizioni dei diversi Ordini, in particolare mendicanti. Si è superata anche la visione che restringeva il confronto ai teologi, evidenziando il ruolo svolto dai giuristi, canonisti e civilisti, che, sollecitati o meno, hanno preso posizione in consilia e altre opere. Nella seconda parte si mostra che, grazie a questa apertura storiografica, oggi siamo in grado di avere una maggiore consapevolezza della complessità degli argomenti in campo. Se le critiche scritte tendono a concentrarsi sulla questione della ammissibilità del costo del prestito concesso dai Monti, lasciando intendere che un Monte che prestasse gratuitamente sarebbe istituzione lecita, dai testi della controversia emergono indirettamente anche atteggiamenti negativi più radicali. D'altra parte, non tutti gli oppositori dei Monti, come ha ben mostrato Maria Giuseppina Muzzarelli, muovono dai medesimi presupposti e formulano controproposte di segno diverso tra di loro. Di conseguenza, rispetto all'opposizione, già delineata da contemporanei, tra Francescani da una parte e Agostiniani e Domenicani dall'altra, emergono nella realtà significative sfrangiature.

I Monti empi. Osservazioni su di un dibattito

Lambertini, Roberto
2020-01-01

Abstract

L'intervento si concentra sul dibattito riguardante la liceità delle istituzioni note come Monti di Pietà o Monti pii, privilegiando, come emerge dal titolo stesso, la prospettiva dei critici dei Monti. Nella prima parte, si presentano i giudizi storiografici sulle opere che hanno formulato critiche, più o meno radicali, nei confronti dell'istituzione: dalle posizioni liquidatorie di Benjamin Nelson e dalla severa requisitoria di John T. Noonan, alle perplessità perfino morali di Vittorino Meneghin, fino ad una lettura non ideologicamente pregiudicata, come quella di Maria Giuseppina Muzzarelli, che in modo opportuno connette quelle controversie anche con le diversità di approcci alle dinamiche economiche che hanno caratterizzato le tradizioni dei diversi Ordini, in particolare mendicanti. Si è superata anche la visione che restringeva il confronto ai teologi, evidenziando il ruolo svolto dai giuristi, canonisti e civilisti, che, sollecitati o meno, hanno preso posizione in consilia e altre opere. Nella seconda parte si mostra che, grazie a questa apertura storiografica, oggi siamo in grado di avere una maggiore consapevolezza della complessità degli argomenti in campo. Se le critiche scritte tendono a concentrarsi sulla questione della ammissibilità del costo del prestito concesso dai Monti, lasciando intendere che un Monte che prestasse gratuitamente sarebbe istituzione lecita, dai testi della controversia emergono indirettamente anche atteggiamenti negativi più radicali. D'altra parte, non tutti gli oppositori dei Monti, come ha ben mostrato Maria Giuseppina Muzzarelli, muovono dai medesimi presupposti e formulano controproposte di segno diverso tra di loro. Di conseguenza, rispetto all'opposizione, già delineata da contemporanei, tra Francescani da una parte e Agostiniani e Domenicani dall'altra, emergono nella realtà significative sfrangiature.
2020
9788815286932
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