Il panorama della letteratura dedicata al De generatione et corruptione negli ultimi trent’anni appare caratterizzato dal fatto di privilegiare l’analisi di singoli particolari problemi dell’opera invece di prendere in considerazione l’intero scritto e la sua struttura. Abbondano quindi gli articoli dedicati a specifiche tematiche (in particolare, il dibattito critico si è concentrato, dagli anni ‘60 del secolo scorso in poi, sulla dottrina della materia prima), mentre gli unici commentari complessivi sono quello inglese di C. J. F. Williams (1982), quello francese, con testo critico, di M. Rashed (2005) e quello italiano di G. R. Giardina (2008), sulla base del testo greco proposto da Rashed. Come denuncia lo stesso Rashed, proprio il fatto di trascurare il quadro di insieme comporta una serie di conseguenze, come ad esempio quella di privilegiare il primo libro rispetto al secondo (a conferma, il Simposio Aristotelico del 1999 è stato dedicato esclusivamente al primo libro), forse perché vi si trova un argomento ancora oggi interessante, qual è quello del divenire, o forse perché, come osserva la Giardina rivendicando l’importanza della considerazione unitaria e integrale dell’opera, si ritiene che «qui Aristotele fornisca nozioni fondamentali per la sua fisica e la sua cosmologia», mentre non sembra lo stesso per le tematiche del II libro. Si affronteranno i vari contributi tematicamente, distinguendo alcuni ambiti che sembra possano meglio rappresentare gli assi argomentativi lungo i quali la critica si è mossa e riservando una sezione particolare alla ricostruzione della posizione ermeneutica di Rashed, che è alla base della nuova edizione, da lui curata, del De generatione et corruptione. In sintesi: 1. Mi concentrerò innanzitutto sul problema più discusso dall’ermeneutica degli ultimi trent’anni, ricostruendo il dibattito circa l’esistenza o meno in questo opuscolo di una dottrina della materia prima; 2. ricostruirò e discuterò poi la posizione di Rashed; 3. infine, considererò questioni di natura più puntuale, quali il rapporto tra il De generatione et corruptione e le altre opere fisiche aristoteliche. L’esposizione delle varie posizioni critiche sarà intercalata, laddove l’ho ritenuto utile, da alcune note di dibattito o approfondimenti critici nei quali, instaurando un dialogo con i vari studiosi, ho cercato di discutere alcune tesi o di mettere in luce alcuni aspetti del testo.

Saggio bibliografico

Palpacelli L.
2013-01-01

Abstract

Il panorama della letteratura dedicata al De generatione et corruptione negli ultimi trent’anni appare caratterizzato dal fatto di privilegiare l’analisi di singoli particolari problemi dell’opera invece di prendere in considerazione l’intero scritto e la sua struttura. Abbondano quindi gli articoli dedicati a specifiche tematiche (in particolare, il dibattito critico si è concentrato, dagli anni ‘60 del secolo scorso in poi, sulla dottrina della materia prima), mentre gli unici commentari complessivi sono quello inglese di C. J. F. Williams (1982), quello francese, con testo critico, di M. Rashed (2005) e quello italiano di G. R. Giardina (2008), sulla base del testo greco proposto da Rashed. Come denuncia lo stesso Rashed, proprio il fatto di trascurare il quadro di insieme comporta una serie di conseguenze, come ad esempio quella di privilegiare il primo libro rispetto al secondo (a conferma, il Simposio Aristotelico del 1999 è stato dedicato esclusivamente al primo libro), forse perché vi si trova un argomento ancora oggi interessante, qual è quello del divenire, o forse perché, come osserva la Giardina rivendicando l’importanza della considerazione unitaria e integrale dell’opera, si ritiene che «qui Aristotele fornisca nozioni fondamentali per la sua fisica e la sua cosmologia», mentre non sembra lo stesso per le tematiche del II libro. Si affronteranno i vari contributi tematicamente, distinguendo alcuni ambiti che sembra possano meglio rappresentare gli assi argomentativi lungo i quali la critica si è mossa e riservando una sezione particolare alla ricostruzione della posizione ermeneutica di Rashed, che è alla base della nuova edizione, da lui curata, del De generatione et corruptione. In sintesi: 1. Mi concentrerò innanzitutto sul problema più discusso dall’ermeneutica degli ultimi trent’anni, ricostruendo il dibattito circa l’esistenza o meno in questo opuscolo di una dottrina della materia prima; 2. ricostruirò e discuterò poi la posizione di Rashed; 3. infine, considererò questioni di natura più puntuale, quali il rapporto tra il De generatione et corruptione e le altre opere fisiche aristoteliche. L’esposizione delle varie posizioni critiche sarà intercalata, laddove l’ho ritenuto utile, da alcune note di dibattito o approfondimenti critici nei quali, instaurando un dialogo con i vari studiosi, ho cercato di discutere alcune tesi o di mettere in luce alcuni aspetti del testo.
2013
978-88-452-7338-4
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