La tesi si presenta come un’analisi del personaggio di Elena di Troia in alcuni testi della tradizione medievale romanza, in particolare nei romans d’antiquité del XII secolo e nell’Ovide Moralisé del primo trentennio del XIV secolo. Questa figura, emblematica di un rapporto tra mito e letteratura estremamente particolare e variegato, occupa un ruolo di primo piano nell’immaginario e nella cultura europei: qualunque sia il testo preso come riferimento, alcuni elementi della struttura generale del racconto e del mito continuano infatti ad essere riconoscibili, adattandosi però a svolgere funzioni assai diverse da quelle precedenti. La figura medievale di Elena di Troia acquisisce in particolare dei tratti di profonda originalità e novità rispetto agli antecedenti classici, diventando espressione del personaggio medievale – secondo la definizione di d’Arco Silvio Avalle – come «segno culturale di applicazione letteraria consistente in un’associazione temporanea di elementi variabili e sostituibili». Il lavoro, in cui ci si propone di dimostrare come l’identità di questo personaggio si realizzi non solo attraverso dei rapporti sintagmatici con le altre figure all’interno del singolo testo ma anche attraverso delle relazioni paradigmatiche con il patrimonio culturale nel senso più ampio del termine, è strutturato in cinque capitoli. Il primo, di carattere introduttivo, si concentra sull’impianto teorico utilizzato per lo studio, che si avvale degli strumenti e delle metodologie messi a punto dal Centro di Antropologia del Testo dell’Università di Macerata ed in generale delle recenti riflessioni teorico-letterarie sulla categoria del personaggio. Vengono inoltre presentati il corpus di testi, in cui si è scelto di privilegiare quelli in antico francese, e la struttura del lavoro. I due capitoli successivi sono dedicati al Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure, punto di partenza dell’indagine. In particolare nel secondo si traccia un quadro della rappresentazione di Elena di Troia all’interno dell’opera e si rintracciano i tratti salienti del personaggio e i motivi che più frequentemente ad esso si legano: l’identificazione di Elena come causa belli, il suo essere un modello indiscusso di bellezza, il passaggio da donna rapita a regina, anche mediante un comportamento definito esemplare, ed infine l’elemento dell’ambiguità. Il terzo capitolo riguarda invece le replicazioni del “personaggio Elena”, con un’attenzione particolare alle figure di Briseide, la cui identità si sviluppa anche attraverso ulteriori tratti rispetto a quello della mutevolezza del cuore che decreterà la sua fortuna successiva, e di Polissena, che sviluppa invece la componente più tragica del personaggio. Nel quarto capitolo ci si occupa poi del secondo testo del corpus, ossia l’anonimo Roman d’Eneas. L’analisi riguarda in particolare la figura di Lavinia, la quale viene assimilata ad Elena – mediante il motivo del raptus coniugale – attraverso le stesse parole di Turno. Il suo matrimonio con Enea porta però ad un esito diverso ed addirittura alla nascita di una nuova stirpe: il rapimento ad opera di un uomo proveniente da terra straniera si configura così, in maniera quasi paradossale, come un facilitatore nella gestione del conflitto. Interpretando il raptus coniugale come parte di un processo rituale e sfruttando le teorie antropologiche sulla liminalità e sulla performance formulate da Victor Turner, viene proposta una lettura di Elena – e delle figure che ne rappresentano una replicazione all’interno dei due romanzi in francese antico del XII secolo – come personaggio liminale. L’ultimo capitolo è infine dedicato all’Ovide Moralisé, dove emerge un’intenzione assimilativa tra il racconto mitologico di Elena e l’auctoritas biblica: la moglie di Menelao viene infatti collegata ad Eva ed il pomo d’oro è interpretato in chiave allegorico-cristiana come il frutto biblico. Mediante l’analisi diacronica e comparativa dei testi il lavoro mette in luce delle strategie generali comuni che trascendono la specifica scelta linguistica, stilistica e lessicale del singolo autore e che possono piuttosto essere messe in relazione con un livello più generale e teorico che rendono il personaggio di Elena di Troia un modello proprio dell’immaginario europeo: la figura di questa celebre, bellissima ed infelice eroina non è tuttavia – anche nell’auspicio di avvicinare i testi medievali alla sensibilità del lettore moderno – inquadrata come un oggetto, con delle caratteristiche ben precise che rimangono costanti nel corso dei secoli, bensì come esempio di un processo strettamente legato alle dinamiche culturali.

Elena di Troia, «de totes dames mireor»: ricerche sull’identità del personaggio nei romans d’antiquité francesi e in alcuni passi dell’Ovide moralisé.

zitelli gloria
2019-01-01

Abstract

La tesi si presenta come un’analisi del personaggio di Elena di Troia in alcuni testi della tradizione medievale romanza, in particolare nei romans d’antiquité del XII secolo e nell’Ovide Moralisé del primo trentennio del XIV secolo. Questa figura, emblematica di un rapporto tra mito e letteratura estremamente particolare e variegato, occupa un ruolo di primo piano nell’immaginario e nella cultura europei: qualunque sia il testo preso come riferimento, alcuni elementi della struttura generale del racconto e del mito continuano infatti ad essere riconoscibili, adattandosi però a svolgere funzioni assai diverse da quelle precedenti. La figura medievale di Elena di Troia acquisisce in particolare dei tratti di profonda originalità e novità rispetto agli antecedenti classici, diventando espressione del personaggio medievale – secondo la definizione di d’Arco Silvio Avalle – come «segno culturale di applicazione letteraria consistente in un’associazione temporanea di elementi variabili e sostituibili». Il lavoro, in cui ci si propone di dimostrare come l’identità di questo personaggio si realizzi non solo attraverso dei rapporti sintagmatici con le altre figure all’interno del singolo testo ma anche attraverso delle relazioni paradigmatiche con il patrimonio culturale nel senso più ampio del termine, è strutturato in cinque capitoli. Il primo, di carattere introduttivo, si concentra sull’impianto teorico utilizzato per lo studio, che si avvale degli strumenti e delle metodologie messi a punto dal Centro di Antropologia del Testo dell’Università di Macerata ed in generale delle recenti riflessioni teorico-letterarie sulla categoria del personaggio. Vengono inoltre presentati il corpus di testi, in cui si è scelto di privilegiare quelli in antico francese, e la struttura del lavoro. I due capitoli successivi sono dedicati al Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure, punto di partenza dell’indagine. In particolare nel secondo si traccia un quadro della rappresentazione di Elena di Troia all’interno dell’opera e si rintracciano i tratti salienti del personaggio e i motivi che più frequentemente ad esso si legano: l’identificazione di Elena come causa belli, il suo essere un modello indiscusso di bellezza, il passaggio da donna rapita a regina, anche mediante un comportamento definito esemplare, ed infine l’elemento dell’ambiguità. Il terzo capitolo riguarda invece le replicazioni del “personaggio Elena”, con un’attenzione particolare alle figure di Briseide, la cui identità si sviluppa anche attraverso ulteriori tratti rispetto a quello della mutevolezza del cuore che decreterà la sua fortuna successiva, e di Polissena, che sviluppa invece la componente più tragica del personaggio. Nel quarto capitolo ci si occupa poi del secondo testo del corpus, ossia l’anonimo Roman d’Eneas. L’analisi riguarda in particolare la figura di Lavinia, la quale viene assimilata ad Elena – mediante il motivo del raptus coniugale – attraverso le stesse parole di Turno. Il suo matrimonio con Enea porta però ad un esito diverso ed addirittura alla nascita di una nuova stirpe: il rapimento ad opera di un uomo proveniente da terra straniera si configura così, in maniera quasi paradossale, come un facilitatore nella gestione del conflitto. Interpretando il raptus coniugale come parte di un processo rituale e sfruttando le teorie antropologiche sulla liminalità e sulla performance formulate da Victor Turner, viene proposta una lettura di Elena – e delle figure che ne rappresentano una replicazione all’interno dei due romanzi in francese antico del XII secolo – come personaggio liminale. L’ultimo capitolo è infine dedicato all’Ovide Moralisé, dove emerge un’intenzione assimilativa tra il racconto mitologico di Elena e l’auctoritas biblica: la moglie di Menelao viene infatti collegata ad Eva ed il pomo d’oro è interpretato in chiave allegorico-cristiana come il frutto biblico. Mediante l’analisi diacronica e comparativa dei testi il lavoro mette in luce delle strategie generali comuni che trascendono la specifica scelta linguistica, stilistica e lessicale del singolo autore e che possono piuttosto essere messe in relazione con un livello più generale e teorico che rendono il personaggio di Elena di Troia un modello proprio dell’immaginario europeo: la figura di questa celebre, bellissima ed infelice eroina non è tuttavia – anche nell’auspicio di avvicinare i testi medievali alla sensibilità del lettore moderno – inquadrata come un oggetto, con delle caratteristiche ben precise che rimangono costanti nel corso dei secoli, bensì come esempio di un processo strettamente legato alle dinamiche culturali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/279947
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