Il tema delle migrazioni è oggi di grande attualità e presente tanto nelle agende politiche quanto nel dibattito pubblico globale, in cui spesso sono protagonisti i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo come luoghi di partenza, di transito e di destinazione dei flussi (Castles and Miller 2014; De Haas, 2010; Massey, et al. 1998; Scholten, et al. 2015; Zufferey, Steiner, Ruedin 2020; Baas, SA Yeoh 2019; Pisarevskaya et al. 2019). Per quanto riguarda la realtà italiana, le vicende sociali, culturali, identitarie legate alle passate emigrazioni costituiscono una lente indispensabile per comprendere le emigrazioni ed immigrazioni più attuali. Riferimenti storici rilevanti attraverso cui è possibile costruire una lettura diacronica del fenomeno (Colucci 2008a; 2008b; 2012; Colucci, Gallo 2015; Colucci, Sanfilippo 2009; 2010; Corti, Sanfilippo 2012; Gjergji 2015; Sanfilippo 2011). Studiare i fenomeni migratori in un’ottica di lungo respiro, aiuta a sottolinearne la natura profondamente processuale e sottoposta a continue evoluzioni (Ambrosini 2011). Ciò nonostante spesso il rapporto con la tradizione migratoria del nostro Paese e quindi con le comunità dei cittadini italiani oggi residenti all’estero, risulta essere ancora molto complesso (Corti 2003). In questa ricerca è sembrato quindi interessante proporre uno studio che si occupasse dell’emigrazione italiana del passato, analizzandone però i risvolti più recenti, per diversi ordini di ragioni. In primo luogo per sottolineare come le migrazioni sono fenomeni i cui effetti permangono nel tempo e attraversano i confini, collegando persone e generazioni in una logica ormai transnazionale, che travalica il nazionalismo metodologico che oggi rischia di essere un limite della “ricerca” stessa (Schiller, 2010; Sayad, 1999). Inoltre è sembrato rilevante far emergere un punto di vista diverso sul fenomeno in considerazione, quello degli italiani come stranieri, spesso accantonato nonostante le evidenze emerse non solo dalle statistiche riguardanti la più recente emigrazione italiana all’estero (Fondazione Caritas Migrantes 2019a) ma anche dalla lunga tradizione migratoria che è parte del patrimonio della Storia d’Italia. Infine, come emerso dalla letteratura presa in considerazione, negli anni l’interesse scientifico sull’emigrazione italiana si è principalmente concentrato sull’evoluzione storica del fenomeno o piuttosto sui recenti flussi che in contesti diversi sono tornati a emigrare verso l’estero e dunque, il vissuto delle seconde generazioni risulta ad oggi poco indagato per quanto è proprio attraverso la loro presenza che si assiste ad un sostanziale cambiamento nei rapporti classici tra immigrati e società ospite. La ricerca attraverso una metodologia qualitativa (Gobo 1998; Bichi 2002) analizza come i processi di socializzazione possono evolvere nel tempo all’interno della dimensione familiare, soprattutto tra chi non ha scelto di emigrare (Zanfrini 2012; Regalia, Scabini e Rossi 2008; Regalia 2012). Assumere una prospettiva familiare sul fenomeno migratorio significa in modo peculiare ampliare lo sguardo e considerare la rilevanza e la forza dei legami tra i diversi componenti lungo un asse temporale e relazionale plurigenerazionale (Baldassar, Merla, 2014; Bauer, Thompson 2006). Facendo particolare riferimento agli studi di Lewitt (2009), se le famiglie transnazionali inseriscono bambini e giovani in un campo sociale caratterizzato da legami che attraversano i confini tra società di origine e quella di arrivo, risulta interessante osservare quali pratiche vengono condivise nella dimensione familiare. Il paese scelto per lo studio del caso è stato anche per questo motivo il Belgio, dove la presenza italiana è tra le più numerose del paese ed è inoltre molto stratificata e radicata sul territorio (Martiniello, Mazzola, Rea 2017). Il focus della ricerca è incentrato sulle seconde e terze generazioni (Demarie, Molina 2004) degli italiani residenti in Belgio, figli e nipoti dei primo migranti arrivati nel paese tra il 1946 ed il 1976. Le 32 interviste biografiche realizzate, sono state anticipate da 6 interviste semi strutturate con testimoni privilegiati, cui hanno preso parte rappresentanti del mondo dell’associazionismo, delle missioni e della comunità locale. L’approccio scelto per lo studio e l’analisi dei dati è stato di tipo intergenerazionale (Schmoll, Dubucs, Pfirsch, 2017) al fine di indagare nello spazio del quotidiano la complessità delle dinamiche di socializzazione delle diverse generazioni coinvolte.

Famiglie, generazioni e percorsi (e)migratori. Una ricerca sulle seconde e terze generazioni di italiani emigrati in Belgio

SCOCCO Marta
2020-01-01

Abstract

Il tema delle migrazioni è oggi di grande attualità e presente tanto nelle agende politiche quanto nel dibattito pubblico globale, in cui spesso sono protagonisti i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo come luoghi di partenza, di transito e di destinazione dei flussi (Castles and Miller 2014; De Haas, 2010; Massey, et al. 1998; Scholten, et al. 2015; Zufferey, Steiner, Ruedin 2020; Baas, SA Yeoh 2019; Pisarevskaya et al. 2019). Per quanto riguarda la realtà italiana, le vicende sociali, culturali, identitarie legate alle passate emigrazioni costituiscono una lente indispensabile per comprendere le emigrazioni ed immigrazioni più attuali. Riferimenti storici rilevanti attraverso cui è possibile costruire una lettura diacronica del fenomeno (Colucci 2008a; 2008b; 2012; Colucci, Gallo 2015; Colucci, Sanfilippo 2009; 2010; Corti, Sanfilippo 2012; Gjergji 2015; Sanfilippo 2011). Studiare i fenomeni migratori in un’ottica di lungo respiro, aiuta a sottolinearne la natura profondamente processuale e sottoposta a continue evoluzioni (Ambrosini 2011). Ciò nonostante spesso il rapporto con la tradizione migratoria del nostro Paese e quindi con le comunità dei cittadini italiani oggi residenti all’estero, risulta essere ancora molto complesso (Corti 2003). In questa ricerca è sembrato quindi interessante proporre uno studio che si occupasse dell’emigrazione italiana del passato, analizzandone però i risvolti più recenti, per diversi ordini di ragioni. In primo luogo per sottolineare come le migrazioni sono fenomeni i cui effetti permangono nel tempo e attraversano i confini, collegando persone e generazioni in una logica ormai transnazionale, che travalica il nazionalismo metodologico che oggi rischia di essere un limite della “ricerca” stessa (Schiller, 2010; Sayad, 1999). Inoltre è sembrato rilevante far emergere un punto di vista diverso sul fenomeno in considerazione, quello degli italiani come stranieri, spesso accantonato nonostante le evidenze emerse non solo dalle statistiche riguardanti la più recente emigrazione italiana all’estero (Fondazione Caritas Migrantes 2019a) ma anche dalla lunga tradizione migratoria che è parte del patrimonio della Storia d’Italia. Infine, come emerso dalla letteratura presa in considerazione, negli anni l’interesse scientifico sull’emigrazione italiana si è principalmente concentrato sull’evoluzione storica del fenomeno o piuttosto sui recenti flussi che in contesti diversi sono tornati a emigrare verso l’estero e dunque, il vissuto delle seconde generazioni risulta ad oggi poco indagato per quanto è proprio attraverso la loro presenza che si assiste ad un sostanziale cambiamento nei rapporti classici tra immigrati e società ospite. La ricerca attraverso una metodologia qualitativa (Gobo 1998; Bichi 2002) analizza come i processi di socializzazione possono evolvere nel tempo all’interno della dimensione familiare, soprattutto tra chi non ha scelto di emigrare (Zanfrini 2012; Regalia, Scabini e Rossi 2008; Regalia 2012). Assumere una prospettiva familiare sul fenomeno migratorio significa in modo peculiare ampliare lo sguardo e considerare la rilevanza e la forza dei legami tra i diversi componenti lungo un asse temporale e relazionale plurigenerazionale (Baldassar, Merla, 2014; Bauer, Thompson 2006). Facendo particolare riferimento agli studi di Lewitt (2009), se le famiglie transnazionali inseriscono bambini e giovani in un campo sociale caratterizzato da legami che attraversano i confini tra società di origine e quella di arrivo, risulta interessante osservare quali pratiche vengono condivise nella dimensione familiare. Il paese scelto per lo studio del caso è stato anche per questo motivo il Belgio, dove la presenza italiana è tra le più numerose del paese ed è inoltre molto stratificata e radicata sul territorio (Martiniello, Mazzola, Rea 2017). Il focus della ricerca è incentrato sulle seconde e terze generazioni (Demarie, Molina 2004) degli italiani residenti in Belgio, figli e nipoti dei primo migranti arrivati nel paese tra il 1946 ed il 1976. Le 32 interviste biografiche realizzate, sono state anticipate da 6 interviste semi strutturate con testimoni privilegiati, cui hanno preso parte rappresentanti del mondo dell’associazionismo, delle missioni e della comunità locale. L’approccio scelto per lo studio e l’analisi dei dati è stato di tipo intergenerazionale (Schmoll, Dubucs, Pfirsch, 2017) al fine di indagare nello spazio del quotidiano la complessità delle dinamiche di socializzazione delle diverse generazioni coinvolte.
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