Questo lavoro ha per tema l’ontologia e la semantica dei discorsi di finzione. Dopo aver presentato, nell’introduzione, i problemi filosofici sollevati dall’uso di nomi propri finzionali nel linguaggio ordinario, prendo in esame le diverse soluzioni che hanno animato il dibattito contemporaneo. Nella prima parte, mi occupo del blocco inflazionista: i nomi propri di finzione denotano oggetti, ma questi oggetti sono esotici – non concreti o non attuali o non esistenti. In particolare, il primo capitolo è dedicato a un esame critico dei diversi resoconti metafisici di queste entità (artefattualismo, meinonghianismo, possibilismo), il secondo agli argomenti ontologici a favore (o contro) la loro inclusione nell’inventario del mondo. Nella seconda parte, passo in rassegna le principali teorie deflazioniste: i nomi propri di finzione non denotano alcunché. Per cominciare, nel terzo capitolo, introduco i due grandi schieramenti teorici nel dibattito sul riferimento singolare (descrittivismo e referenzialismo) e discuto il problema dei nomi privi di denotazione; quindi, nel quarto capitolo, presento tre soluzioni a questo problema (finzionalismo, realismo riduzionista, anti-realismo non finzionalista). Ora, dalla ricognizione condotta fin qui emerge che il limite generale delle alternative teoriche attualmente disponibili è, per così dire, disgiuntivo: o moltiplicano le categorie di entità, assegnando una denotazione (oppure un’intensione) ai nomi finzionali, o non spiegano davvero in cosa consiste il significato di questi nomi. Nella terza parte, propongo dunque una teoria originale che soddisfi il requisito semantico senza complicare l’inventario ontologico. In primo luogo, nel quinto capitolo, suggerisco di estendere ai discorsi ordinari sui personaggi di finzione la strategia meta-linguistica di Sellars per i discorsi ordinari sugli universali. Così facendo, gli enunciati che riguardano (almeno a prima vista) Sherlock Holmes possono essere analizzati come enunciati riguardanti piuttosto delle Sherlock|Holmes-rappresentazioni. Per rendere più precisa quest’idea sul piano semantico, introduco la nozione di estensione secondaria (sviluppata a partire da alcuni spunti di Goodman): i nomi di finzione, pur essendo privi di denotazione (o estensione primaria), hanno comunque un significato, che consiste in una certa pluralità di rappresentazioni finzionali – intesa come espressione sensibile di una certa tradizione raffigurativa. Il sesto capitolo è dedicato quindi agli aspetti formali della teoria: la sua struttura (logica libera negativa) e il suo linguaggio (operatori finzionali, uno per ogni tradizione raffigurativa, e quantificatori plurali). Infine, nel terzo capitolo, tento di applicare questo armamentario teorico alle tre grandi famiglie di dati problematici: gli enunciati paratestuali, interpretati come ellittici e analizzati mediante gli operatori finzionali; gli enunciati metatestuali, interpretati come metaforici e analizzati mediante la quantificazione plurale; gli esistenziali negativi, per i quali vengono proposte tre analisi alternative, diverse da un punto di vista tecnico ma convergenti sulla stessa conclusione sostanziale – è possibile parlare di (o pensare a) Sherlock Holmes anche se non c’è in realtà nessuno Sherlock Holmes, perché quel che si fa davvero è parlare di (o pensare a) una certa pluralità di Sherlock|Holmes-rappresentazioni.

SHERLOCK HOLMES NON ESISTE. UNA TEORIA ANTI-ESOTISTA DEI PERSONAGGI DI FINZIONE

FAVAZZO, Jansan
2020-01-01

Abstract

Questo lavoro ha per tema l’ontologia e la semantica dei discorsi di finzione. Dopo aver presentato, nell’introduzione, i problemi filosofici sollevati dall’uso di nomi propri finzionali nel linguaggio ordinario, prendo in esame le diverse soluzioni che hanno animato il dibattito contemporaneo. Nella prima parte, mi occupo del blocco inflazionista: i nomi propri di finzione denotano oggetti, ma questi oggetti sono esotici – non concreti o non attuali o non esistenti. In particolare, il primo capitolo è dedicato a un esame critico dei diversi resoconti metafisici di queste entità (artefattualismo, meinonghianismo, possibilismo), il secondo agli argomenti ontologici a favore (o contro) la loro inclusione nell’inventario del mondo. Nella seconda parte, passo in rassegna le principali teorie deflazioniste: i nomi propri di finzione non denotano alcunché. Per cominciare, nel terzo capitolo, introduco i due grandi schieramenti teorici nel dibattito sul riferimento singolare (descrittivismo e referenzialismo) e discuto il problema dei nomi privi di denotazione; quindi, nel quarto capitolo, presento tre soluzioni a questo problema (finzionalismo, realismo riduzionista, anti-realismo non finzionalista). Ora, dalla ricognizione condotta fin qui emerge che il limite generale delle alternative teoriche attualmente disponibili è, per così dire, disgiuntivo: o moltiplicano le categorie di entità, assegnando una denotazione (oppure un’intensione) ai nomi finzionali, o non spiegano davvero in cosa consiste il significato di questi nomi. Nella terza parte, propongo dunque una teoria originale che soddisfi il requisito semantico senza complicare l’inventario ontologico. In primo luogo, nel quinto capitolo, suggerisco di estendere ai discorsi ordinari sui personaggi di finzione la strategia meta-linguistica di Sellars per i discorsi ordinari sugli universali. Così facendo, gli enunciati che riguardano (almeno a prima vista) Sherlock Holmes possono essere analizzati come enunciati riguardanti piuttosto delle Sherlock|Holmes-rappresentazioni. Per rendere più precisa quest’idea sul piano semantico, introduco la nozione di estensione secondaria (sviluppata a partire da alcuni spunti di Goodman): i nomi di finzione, pur essendo privi di denotazione (o estensione primaria), hanno comunque un significato, che consiste in una certa pluralità di rappresentazioni finzionali – intesa come espressione sensibile di una certa tradizione raffigurativa. Il sesto capitolo è dedicato quindi agli aspetti formali della teoria: la sua struttura (logica libera negativa) e il suo linguaggio (operatori finzionali, uno per ogni tradizione raffigurativa, e quantificatori plurali). Infine, nel terzo capitolo, tento di applicare questo armamentario teorico alle tre grandi famiglie di dati problematici: gli enunciati paratestuali, interpretati come ellittici e analizzati mediante gli operatori finzionali; gli enunciati metatestuali, interpretati come metaforici e analizzati mediante la quantificazione plurale; gli esistenziali negativi, per i quali vengono proposte tre analisi alternative, diverse da un punto di vista tecnico ma convergenti sulla stessa conclusione sostanziale – è possibile parlare di (o pensare a) Sherlock Holmes anche se non c’è in realtà nessuno Sherlock Holmes, perché quel che si fa davvero è parlare di (o pensare a) una certa pluralità di Sherlock|Holmes-rappresentazioni.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tesi_Favazzo_Sherlock Holmes non esiste.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Creative commons
Dimensione 2.09 MB
Formato Adobe PDF
2.09 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/266054
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact