Con il celebre parere sulle riparazioni del 1949, la Corte internazionale di giustizia tratteggiò l’istituto della protezione funzionale per dare una risposta al preoccupante fenomeno dei danni ai funzionari di organizzazioni internazionali, facendo delle Nazioni Unite l’attore principale di un meccanismo del tutto nuovo. Il parere, tuttavia, lasciava aperte alcune questioni giuridiche che la dottrina seguente avrebbe trattato solo in modo marginale e che questo studio cerca di approfondire nel primo capitolo: la qualificazione del beneficiario della protezione, il rapporto tra la protezione funzionale e la protezione diplomatica, la natura giuridica dell’istituto e le sue peculiarità operative. Il secondo capitolo esamina, da un lato, le condizioni necessarie affinché un’organizzazione internazionale possa intervenire in protezione di un proprio funzionario e, dall’altro, gli obblighi gravanti sui tre soggetti chiamati a rispettare, a diverso titolo, gli standard di trattamento nei confronti dei funzionari: lo Stato ospitante sul cui territorio si svolge la missione, l’organizzazione di appartenenza del funzionario e il suo Stato di cittadinanza. Il terzo capitolo ha posto l’attenzione sulla controversa figura del Segretario generale delle Nazioni Unite quale soggetto formalmente investito di rendere operativa la protezione funzionale salvo, all’atto pratico, limitarsi ad interventi poco incisivi. La ricerca analizza, quindi, le potenzialità del Segretario alla luce degli strumenti progressivamente elaborati dalle Nazioni Unite e, al contempo, mette in luce gli ostacoli che ancora oggi sviliscono il funzionamento dell’istituto. Sotto questo aspetto, l’esame del caso Akay offre interessanti spunti di riflessione. Nel silenzio della dottrina e nella irreperibilità della prassi, la relazione tra il duty of care e la protezione funzionale consente a quest’ultima di trovare una collocazione giuridica plausibile nel panorama della tutela dei funzionari ad opera delle organizzazioni internazionali.

LA PROTEZIONE FUNZIONALE NEL DIRITTO DELLE NAZIONI UNITE

D'ALì, Elena
2020-01-01

Abstract

Con il celebre parere sulle riparazioni del 1949, la Corte internazionale di giustizia tratteggiò l’istituto della protezione funzionale per dare una risposta al preoccupante fenomeno dei danni ai funzionari di organizzazioni internazionali, facendo delle Nazioni Unite l’attore principale di un meccanismo del tutto nuovo. Il parere, tuttavia, lasciava aperte alcune questioni giuridiche che la dottrina seguente avrebbe trattato solo in modo marginale e che questo studio cerca di approfondire nel primo capitolo: la qualificazione del beneficiario della protezione, il rapporto tra la protezione funzionale e la protezione diplomatica, la natura giuridica dell’istituto e le sue peculiarità operative. Il secondo capitolo esamina, da un lato, le condizioni necessarie affinché un’organizzazione internazionale possa intervenire in protezione di un proprio funzionario e, dall’altro, gli obblighi gravanti sui tre soggetti chiamati a rispettare, a diverso titolo, gli standard di trattamento nei confronti dei funzionari: lo Stato ospitante sul cui territorio si svolge la missione, l’organizzazione di appartenenza del funzionario e il suo Stato di cittadinanza. Il terzo capitolo ha posto l’attenzione sulla controversa figura del Segretario generale delle Nazioni Unite quale soggetto formalmente investito di rendere operativa la protezione funzionale salvo, all’atto pratico, limitarsi ad interventi poco incisivi. La ricerca analizza, quindi, le potenzialità del Segretario alla luce degli strumenti progressivamente elaborati dalle Nazioni Unite e, al contempo, mette in luce gli ostacoli che ancora oggi sviliscono il funzionamento dell’istituto. Sotto questo aspetto, l’esame del caso Akay offre interessanti spunti di riflessione. Nel silenzio della dottrina e nella irreperibilità della prassi, la relazione tra il duty of care e la protezione funzionale consente a quest’ultima di trovare una collocazione giuridica plausibile nel panorama della tutela dei funzionari ad opera delle organizzazioni internazionali.
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