Il presente lavoro si fonda sui concetti di 'lieu de mémoire' – inteso come spazio materiale o simbolico in grado di generare memorie collettive – e di 'place memory' – intesa come la memoria suscitata dalla presenza fisica in determinati luoghi – elaborati rispettivamente dallo storico francese Pierre Nora e dall’antropologo britannico Paul Connerton, seppur declinati in senso storico-educativo. Diversamente da altri fenomeni collettivi (come la guerra), la scuola non dispone di monumenti e/o memoriali pubblici dedicati alla propria memoria. Veri e propri “luoghi della memoria scolastica” possono tuttavia essere considerati la vecchia scuola elementare di un piccolo villaggio di montagna - eventualmente già musealizzata - e/o le scuole storiche di una cittadina, in quanto – avendo educato molte generazioni di membri delle suddette comunità locali – hanno collettivizzato la memoria delle pratiche didattiche e dei costumi educativi utilizzati al loro interno. In tal senso, possiamo affermare che i 'luoghi della memoria scolastica' hanno una dimensione prevalentemente locale (con forti implicazioni etnografiche) e più episodicamente nazionale. Un esempio di 'luogo della memoria scolastica' a livello nazionale, ad esempio, è costituito dalla canonica della chiesa di Barbiana, in cui don Milani fondò la sua famosa scuola negli anni Sessanta; questa esperienza educativa è diventato così popolare nel tempo, che oggi questo luogo isolato dell'Appennino Toscano è meta di pellegrinaggio per numerose persone. Barbiana tuttavia costituisce un caso speciale, in quanto non esistono al momento in Italia altri 'luoghi della memoria scolastica' in grado di esercitare la stessa incidenza sull'immaginario collettivo, il quale non corrisponde a quello che potremmo definire l'immaginario pedagogico, popolato di numerosi altri luoghi-simbolo (come le tenute umbre de La Montesca e Rovigliano, San Gersolè o il Vho di Piadena), i cui nomi però – al di fuori di ristretti gruppi intellettuali e/o determinati ambiti geografici – non sono in grado di evocare memorie collettive. La memoria scolastica - infine - è suscitata paradossalmente anche dalla visione di aule abbandonate e scuole in rovina, che costituiscono le 'abandoned modernities' analizzate per la prima volta nel 2011 dallo storico inglese Martin Lawn.
I «luoghi della memoria scolastica» in Italia tra memoria e oblio: un primo approccio
J. Meda
2020-01-01
Abstract
Il presente lavoro si fonda sui concetti di 'lieu de mémoire' – inteso come spazio materiale o simbolico in grado di generare memorie collettive – e di 'place memory' – intesa come la memoria suscitata dalla presenza fisica in determinati luoghi – elaborati rispettivamente dallo storico francese Pierre Nora e dall’antropologo britannico Paul Connerton, seppur declinati in senso storico-educativo. Diversamente da altri fenomeni collettivi (come la guerra), la scuola non dispone di monumenti e/o memoriali pubblici dedicati alla propria memoria. Veri e propri “luoghi della memoria scolastica” possono tuttavia essere considerati la vecchia scuola elementare di un piccolo villaggio di montagna - eventualmente già musealizzata - e/o le scuole storiche di una cittadina, in quanto – avendo educato molte generazioni di membri delle suddette comunità locali – hanno collettivizzato la memoria delle pratiche didattiche e dei costumi educativi utilizzati al loro interno. In tal senso, possiamo affermare che i 'luoghi della memoria scolastica' hanno una dimensione prevalentemente locale (con forti implicazioni etnografiche) e più episodicamente nazionale. Un esempio di 'luogo della memoria scolastica' a livello nazionale, ad esempio, è costituito dalla canonica della chiesa di Barbiana, in cui don Milani fondò la sua famosa scuola negli anni Sessanta; questa esperienza educativa è diventato così popolare nel tempo, che oggi questo luogo isolato dell'Appennino Toscano è meta di pellegrinaggio per numerose persone. Barbiana tuttavia costituisce un caso speciale, in quanto non esistono al momento in Italia altri 'luoghi della memoria scolastica' in grado di esercitare la stessa incidenza sull'immaginario collettivo, il quale non corrisponde a quello che potremmo definire l'immaginario pedagogico, popolato di numerosi altri luoghi-simbolo (come le tenute umbre de La Montesca e Rovigliano, San Gersolè o il Vho di Piadena), i cui nomi però – al di fuori di ristretti gruppi intellettuali e/o determinati ambiti geografici – non sono in grado di evocare memorie collettive. La memoria scolastica - infine - è suscitata paradossalmente anche dalla visione di aule abbandonate e scuole in rovina, che costituiscono le 'abandoned modernities' analizzate per la prima volta nel 2011 dallo storico inglese Martin Lawn.File | Dimensione | Formato | |
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