Onde meglio comprendere lo stato dell’arte dell’infermieristica emiliano-romagnola, il presente capitolo si struttura nella seguente maniera. Una prima parte ricostruisce la cornice istituzionale e il quadro attuale in cui tale professione si colloca, mentre la seconda parte analizza le esperienze locali e le riflessioni degli infermieri intervistati. Metodologicamente, questo studio è stato espletato basandosi su 13 in-terviste semistrutturate, conformi a livello nazionale, rivolte ad alcuni key actors locali e finalizzate ad approfondire fenomenologicamente l’evoluzione intercorsa in questa regione. Precisamente, sono stati intervistati, all’interno delle Ausl di Parma e di Piacenza, un direttore di Distret-to, un direttore delle Cure Primarie, due dirigenti infermieristici (di cui uno relativamente ad una sperimentazione pregressa svoltasi a Bologna), tre coordinatori infermieristici, due infermieri, un infermiere case-manager, un MMG, un paziente ed un care giver. Nel complesso, l’infermieristica di famiglia non pare sviluppata né tanto meno un obiettivo della Regione Emilia-Romagna; infatti, diversi diri-genti hanno sottolineato come non si intenda affatto implementare una tale figura, puntando, al contrario e come argomentato, su quella del case-manager. Cioè, dal momento che l’infermiere di famiglia viene dai vertici regionali sostanzialmente considerato l’alter ego del MMG (come previsto nel progetto su Bologna iniziato nel 2007-8 ed evolutosi appunto nella figura del case-management), con un suo bacino di cittadini-pazienti e di sua gestione, la tendenza emiliano-romagnola risulta la seguente: -non un infermiere di famiglia, che singolarmente assuma la responsabilità di un bacino di cittadini, ma un gruppo di infermieri che lavori in sinergia e coordinazione, possibilmente ubicato fisicamente nell’affermanda Casa della Salute; -non un infermiere di famiglia equiparabile ad un MMG, bensì un case manager, il quale coordini il percorso diagnostico-terapeutico di pazienti con determinate patologie (spesso co-morbide, che necessi-tano valutazioni congiunte tra diversi professionisti).
L’infermieristica di famiglia in Emilia-Romagna: tra sperimentazione e successivi orientamenti
Ardissone Alberto;
2017-01-01
Abstract
Onde meglio comprendere lo stato dell’arte dell’infermieristica emiliano-romagnola, il presente capitolo si struttura nella seguente maniera. Una prima parte ricostruisce la cornice istituzionale e il quadro attuale in cui tale professione si colloca, mentre la seconda parte analizza le esperienze locali e le riflessioni degli infermieri intervistati. Metodologicamente, questo studio è stato espletato basandosi su 13 in-terviste semistrutturate, conformi a livello nazionale, rivolte ad alcuni key actors locali e finalizzate ad approfondire fenomenologicamente l’evoluzione intercorsa in questa regione. Precisamente, sono stati intervistati, all’interno delle Ausl di Parma e di Piacenza, un direttore di Distret-to, un direttore delle Cure Primarie, due dirigenti infermieristici (di cui uno relativamente ad una sperimentazione pregressa svoltasi a Bologna), tre coordinatori infermieristici, due infermieri, un infermiere case-manager, un MMG, un paziente ed un care giver. Nel complesso, l’infermieristica di famiglia non pare sviluppata né tanto meno un obiettivo della Regione Emilia-Romagna; infatti, diversi diri-genti hanno sottolineato come non si intenda affatto implementare una tale figura, puntando, al contrario e come argomentato, su quella del case-manager. Cioè, dal momento che l’infermiere di famiglia viene dai vertici regionali sostanzialmente considerato l’alter ego del MMG (come previsto nel progetto su Bologna iniziato nel 2007-8 ed evolutosi appunto nella figura del case-management), con un suo bacino di cittadini-pazienti e di sua gestione, la tendenza emiliano-romagnola risulta la seguente: -non un infermiere di famiglia, che singolarmente assuma la responsabilità di un bacino di cittadini, ma un gruppo di infermieri che lavori in sinergia e coordinazione, possibilmente ubicato fisicamente nell’affermanda Casa della Salute; -non un infermiere di famiglia equiparabile ad un MMG, bensì un case manager, il quale coordini il percorso diagnostico-terapeutico di pazienti con determinate patologie (spesso co-morbide, che necessi-tano valutazioni congiunte tra diversi professionisti).File | Dimensione | Formato | |
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