Osservando il caso americano e quello italiano abbiamo fatto emergere alcune differenze incentrate anzitutto su un diverso sviluppo storico dell’infermieristica nei due Stati, che ne ha definito inevitabilmente il background fondamentale, consistito anche nei diversi momenti in cui si sono effettuate le prime sperimentazioni specifiche. Sebbene per una piena implementazione del modello in Italia si debbano sciogliere alcuni nodi, anche in questo testo riportati, è altresì emerso nei fatti come la figura dell’infermiere di famiglia americano soffra, sebbene ovviamente con ben altri livelli di implementazione, di confini concettuali labili, non certi, facendone confluire tale professionalità in diversi rami delle cure primarie, tra cui quella più propriamente di famiglia (con una serie di competenze riconosciute), ma anche in quella di comunità o in quella di salute pubblica. Pare di poter sottolineare, infine, come comunque il caso statunitense consenta di evidenziare che, fatte salve eventuali peculiarità geo-fisiche, per lo sviluppo di un ramo dell’infermieristica sia necessario lo sviluppo della categoria nel suo complesso, e cioè l’avvio di quel processo e percorso di professionalizzazione, cosa che in Italia sta avvenendo in maniera più piena proprio dallo scorso decennio (cfr. Sena, 2015, p. 403), grazie a quella “stagione delle riforme” (a partire dagli anni ’90, cfr. Cipolla, Sena, 2014) tramite la quale 450.000 infermieri son passati da subalterni a professionisti (cfr. Rocco, Stievano, 2015, p. 7).
L’infermieristica di famiglia negli USA e in Italia. Un commento e un paragone
Ardissone Alberto
2017-01-01
Abstract
Osservando il caso americano e quello italiano abbiamo fatto emergere alcune differenze incentrate anzitutto su un diverso sviluppo storico dell’infermieristica nei due Stati, che ne ha definito inevitabilmente il background fondamentale, consistito anche nei diversi momenti in cui si sono effettuate le prime sperimentazioni specifiche. Sebbene per una piena implementazione del modello in Italia si debbano sciogliere alcuni nodi, anche in questo testo riportati, è altresì emerso nei fatti come la figura dell’infermiere di famiglia americano soffra, sebbene ovviamente con ben altri livelli di implementazione, di confini concettuali labili, non certi, facendone confluire tale professionalità in diversi rami delle cure primarie, tra cui quella più propriamente di famiglia (con una serie di competenze riconosciute), ma anche in quella di comunità o in quella di salute pubblica. Pare di poter sottolineare, infine, come comunque il caso statunitense consenta di evidenziare che, fatte salve eventuali peculiarità geo-fisiche, per lo sviluppo di un ramo dell’infermieristica sia necessario lo sviluppo della categoria nel suo complesso, e cioè l’avvio di quel processo e percorso di professionalizzazione, cosa che in Italia sta avvenendo in maniera più piena proprio dallo scorso decennio (cfr. Sena, 2015, p. 403), grazie a quella “stagione delle riforme” (a partire dagli anni ’90, cfr. Cipolla, Sena, 2014) tramite la quale 450.000 infermieri son passati da subalterni a professionisti (cfr. Rocco, Stievano, 2015, p. 7).File | Dimensione | Formato | |
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