Veblen fu un sociologo statunitense particolarmente prolifico nel pe-riodo della Grande Guerra. Vi è subito da sottolineare che, anche con rife-rimento specifico alle sue riflessioni articolate in questo periodo storico, va applicandosi la massima affermata da uno dei suoi maggiori conoscitori, e cioè che «per capire il pensiero di Thorstein Veblen (…) occorre in primo luogo capire l’uomo» [Ferrarotti 1974: 135]. La caratteristica particolar-mente enigmatica del pensiero di Thorstein Veblen, spesso impregnato di iperboli o di concetti che si affermano e si dipanano piano piano tra le ri-ghe dei suoi scritti, unitamente ad una fama che lo circonda e lo precede, in base a cui è stato definito come provocatore e polemista, rende questo autore di sicuro interesse nelle vicende relative alla Grande Guerra. Occorre anzitutto precisare la sua radicale opposizione alla guerra: pur riconoscendo che molte persone cosiddette sagge della sua epoca afferma-vano l’inalienabile appartenenza della guerra all’ordine delle cose, della natura, ironizzando come i contenziosi bellici, con tanto di carneficine, fossero indispensabili per il progresso umano, o forse più per la crescita della sua virilità, egli cionondimeno ne sottolineava le ben note atrocità e futilità [cfr. Veblen 1917a: 1-2]. Preme altresì evidenziare fin dal principio che, come si intende mostrare nel prosieguo del capitolo, il suo pensiero in questo preciso ambito fu dominato prevalentemente da due direttrici fon-damentali, che di fatto ne costituiscono la sua ossatura, il filo rosso che lega i suoi numerosi interventi: un’aperta ostilità nei confronti della Ger-mania, ed in generale degli stati dinastici e di marcata propensione impe-rialistica, e l’“osservazione” prettamente economica legata alle vicende della Guerra, con un tutt’altro che celato disprezzo per l’economia capita-listica e gli interessi consolidati sottostanti, tra cui, in primis, la cosiddetta proprietà assenteista. A ciò, e corollario di quest’ultimo “filone”, si ag-giunge il notevole interesse per il nascente bolscevismo
Thorstein Veblen di fronte alla Grande Guerra
Alberto Ardissone
2015-01-01
Abstract
Veblen fu un sociologo statunitense particolarmente prolifico nel pe-riodo della Grande Guerra. Vi è subito da sottolineare che, anche con rife-rimento specifico alle sue riflessioni articolate in questo periodo storico, va applicandosi la massima affermata da uno dei suoi maggiori conoscitori, e cioè che «per capire il pensiero di Thorstein Veblen (…) occorre in primo luogo capire l’uomo» [Ferrarotti 1974: 135]. La caratteristica particolar-mente enigmatica del pensiero di Thorstein Veblen, spesso impregnato di iperboli o di concetti che si affermano e si dipanano piano piano tra le ri-ghe dei suoi scritti, unitamente ad una fama che lo circonda e lo precede, in base a cui è stato definito come provocatore e polemista, rende questo autore di sicuro interesse nelle vicende relative alla Grande Guerra. Occorre anzitutto precisare la sua radicale opposizione alla guerra: pur riconoscendo che molte persone cosiddette sagge della sua epoca afferma-vano l’inalienabile appartenenza della guerra all’ordine delle cose, della natura, ironizzando come i contenziosi bellici, con tanto di carneficine, fossero indispensabili per il progresso umano, o forse più per la crescita della sua virilità, egli cionondimeno ne sottolineava le ben note atrocità e futilità [cfr. Veblen 1917a: 1-2]. Preme altresì evidenziare fin dal principio che, come si intende mostrare nel prosieguo del capitolo, il suo pensiero in questo preciso ambito fu dominato prevalentemente da due direttrici fon-damentali, che di fatto ne costituiscono la sua ossatura, il filo rosso che lega i suoi numerosi interventi: un’aperta ostilità nei confronti della Ger-mania, ed in generale degli stati dinastici e di marcata propensione impe-rialistica, e l’“osservazione” prettamente economica legata alle vicende della Guerra, con un tutt’altro che celato disprezzo per l’economia capita-listica e gli interessi consolidati sottostanti, tra cui, in primis, la cosiddetta proprietà assenteista. A ciò, e corollario di quest’ultimo “filone”, si ag-giunge il notevole interesse per il nascente bolscevismoFile | Dimensione | Formato | |
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