La nascita dei comitati in Romagna si colloca nella seconda ondata dello sviluppo della Croce Rossa e cioè nella seconda metà degli anni Ottanta dell’Ottocento . In questo capitolo si racconteranno le vicende, talora anche travagliate, dei sotto-comitati sorti a Cesena e a Rimini. Vale la pena notare, che queste due realtà erano a fine Ottocento ben diverse rispetto a quelle oggi conosciute per la loro dimensione abitativa, nonché per la loro ricchezza e vitalità culturale, sociale ed economica (Preti 1991; Maroni e Stoppiani 1997). Questa area di Romagna che si estende da Cesena alla riviera adriatica, passando per Rimini, centocinquant’anni fa, tutta sotto la provincia di Forlì, era in parte ancora un’area modestamente popolata e in parte persino una zona depressa, sia economicamente che culturalmente. A questo proposito, vale la pena citare, a mero titolo esemplificativo, un’interessante articolo di un giornale locale, Il Cittadino del 18 ottobre 1896, in cui si legge che «Cattolica […] è ancora un villaggio rozzo e, nella parte vecchia, un po’ sporco, ma […] le abitazioni, specie quelle della marina, fatte a posta per i bagnanti, senza pretese, ma comode e adatte a tutte le borse» (p. 2), dipingendo in sostanza un panorama ben diverso da quello a cui siamo ora abituati. Dall’enciclopedia Treccani del 1931, ricaviamo, poi, che la città di Cesena, posta sotto la provincia di Forlì, contava 15.943 abitanti (contro i quasi 95 mila odierni), con un’economia fondata sull’agricoltura, sull’allevamento e su aziende di piccole dimensioni; Preti (1991) sosteneva che in un contesto di «lunga depressione che contraddistingue l’economia romagnola negli ultimi decenni dell’800» (p. 655), «[…] non vi è a Cesena decollo industriale, lo stesso processo di industrializzazione […] è pressoché inesistente agli inizi del ‘900» (p. 656). E anche nel riminese la situazione non è molto diversa, in quanto Rimini tra Otto e Novecento era «una piccola città di provincia, con molti poveri e analfabeti […]. L’inchiesta agraria Jacini, condotta su commissione del Governo alla fine degli anni ’70, descrive un quadro di immobilismo e arretratezza» (Maroni, Stoppiani 1997, pp. 147-148). Per queste ragioni contestuali, nonché per lo sviluppo, comunque più tardivo di altre realtà maggiormente importanti, e per l’impatto che, complessivamente più modesto e meno vitale, la Croce Rossa ha avuto in queste zone, ovviamente con riferimento a questo primo periodo storico di vita dell’associazione stessa, si è ritenuto opportuno procedere ad una trattazione in un medesimo capitolo. Anche perché, ad ulteriore supporto di questa scelta metodologica, vi è da sottolineare l’esistenza di una traiettoria tutto sommato simile nell’evoluzione che tali sotto-comitati hanno avuto, nella loro nascita e anche, aldilà delle tempistiche specifiche, dei loro scioglimenti e successive ricostituzioni.

Storia dei comitati di Cesena e Rimini

Ardissone A.
2013-01-01

Abstract

La nascita dei comitati in Romagna si colloca nella seconda ondata dello sviluppo della Croce Rossa e cioè nella seconda metà degli anni Ottanta dell’Ottocento . In questo capitolo si racconteranno le vicende, talora anche travagliate, dei sotto-comitati sorti a Cesena e a Rimini. Vale la pena notare, che queste due realtà erano a fine Ottocento ben diverse rispetto a quelle oggi conosciute per la loro dimensione abitativa, nonché per la loro ricchezza e vitalità culturale, sociale ed economica (Preti 1991; Maroni e Stoppiani 1997). Questa area di Romagna che si estende da Cesena alla riviera adriatica, passando per Rimini, centocinquant’anni fa, tutta sotto la provincia di Forlì, era in parte ancora un’area modestamente popolata e in parte persino una zona depressa, sia economicamente che culturalmente. A questo proposito, vale la pena citare, a mero titolo esemplificativo, un’interessante articolo di un giornale locale, Il Cittadino del 18 ottobre 1896, in cui si legge che «Cattolica […] è ancora un villaggio rozzo e, nella parte vecchia, un po’ sporco, ma […] le abitazioni, specie quelle della marina, fatte a posta per i bagnanti, senza pretese, ma comode e adatte a tutte le borse» (p. 2), dipingendo in sostanza un panorama ben diverso da quello a cui siamo ora abituati. Dall’enciclopedia Treccani del 1931, ricaviamo, poi, che la città di Cesena, posta sotto la provincia di Forlì, contava 15.943 abitanti (contro i quasi 95 mila odierni), con un’economia fondata sull’agricoltura, sull’allevamento e su aziende di piccole dimensioni; Preti (1991) sosteneva che in un contesto di «lunga depressione che contraddistingue l’economia romagnola negli ultimi decenni dell’800» (p. 655), «[…] non vi è a Cesena decollo industriale, lo stesso processo di industrializzazione […] è pressoché inesistente agli inizi del ‘900» (p. 656). E anche nel riminese la situazione non è molto diversa, in quanto Rimini tra Otto e Novecento era «una piccola città di provincia, con molti poveri e analfabeti […]. L’inchiesta agraria Jacini, condotta su commissione del Governo alla fine degli anni ’70, descrive un quadro di immobilismo e arretratezza» (Maroni, Stoppiani 1997, pp. 147-148). Per queste ragioni contestuali, nonché per lo sviluppo, comunque più tardivo di altre realtà maggiormente importanti, e per l’impatto che, complessivamente più modesto e meno vitale, la Croce Rossa ha avuto in queste zone, ovviamente con riferimento a questo primo periodo storico di vita dell’associazione stessa, si è ritenuto opportuno procedere ad una trattazione in un medesimo capitolo. Anche perché, ad ulteriore supporto di questa scelta metodologica, vi è da sottolineare l’esistenza di una traiettoria tutto sommato simile nell’evoluzione che tali sotto-comitati hanno avuto, nella loro nascita e anche, aldilà delle tempistiche specifiche, dei loro scioglimenti e successive ricostituzioni.
2013
9788820433543
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/262831
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