Il presente lavoro di tesi è stato svolto a partire dalla trascrizione dei materiali inediti del carteggio fra Carlo Bo e Carlo Betocchi, databile fra il 1934 e il 1985. Le lettere di Betocchi, insieme ad alcune dei familiari, sono attualmente conservate presso l’Archivio della Fondazione Carlo e Marise Bo per la Letteratura Europea Moderna e Contemporanea di Urbino; a queste sono state aggiunte, nello studio, alcune missive, minute e copialettere del poeta, custodite presso l’Archivio Contemporaneo «Alessandro Bonsanti» del Gabinetto Scientifico-Letterario «G. P. Vieusseux» di Firenze, dove sono raccolte anche le lettere di Bo. La tesi è strutturata in maniera bipartita, con una prima parte critica e una seconda costituita dalla trascrizione del carteggio, un corpus cronologicamente esteso e quantitativamente rilevante che ha permesso di affrontare diversi punti nodali della letteratura italiana ed europea del Novecento. Mentre il capitolo primo si propone di sondare che cosa sia la lettera nella sua struttura di senso e quali siano forme e modi della scrittura epistolare, il secondo è stato pensato come un resoconto sullo svolgimento del carteggio e sull’evoluzione, negli anni, del rapporto fra i due corrispondenti. In un’epoca in cui la lettera era ancora l’unico, o comunque uno dei pochi, strumenti di comunicazione in absentia, il carteggio fra Bo e Betocchi affronta l’evolversi della situazione letteraria e culturale italiana (ed europea) dagli anni Trenta agli anni Ottanta. Il capitolo terzo e il quarto intendono ricostruire le figure di Bo e Betocchi attraverso questa «corrispondenza utilissima» . L’analisi dell’opera poetica dell’uno, e il ruolo dell’altro nel panorama culturale dell’epoca, vogliono mostrare come essi si siano dedicati completamente al lavoro, senza mai rinunciare alla ricerca di una «verità intangibile» e ‘nondimeno necessaria’ . Il quinto capitolo, infine, è dedicato alla stagione delle riviste letterarie e affronta le principali collaborazioni redazionali dei due corrispondenti: in primis, il «Frontespizio», all’interno del quale è nata l’amicizia fra Bo e Betocchi e che ha rappresentato una stagione «all’alba di ogni cosa possibile» ; nel secondo dopoguerra, il progetto biennale della «Chimera», pubblicata negli anni 1954-1955; dal 1958 al 1978, il ventennio caratterizzato dalla lunga esperienza multimediale dell’«Approdo» radiofonico, cartaceo e televisivo. Le conclusioni, dunque, mettono in luce come la teoria dell’epistolarità venga di volta in volta adattata alle corrispondenze prese in esame. Il carteggio Bo-Betocchi, infatti, rende testimonianza di una concezione di letteratura, e quindi di scrittura, che assume come primo dovere la ricerca della verità. L’analisi dei documenti dimostra come l’epistolarità faccia parte integrante dell’opera dei due corrispondenti e sia per loro uno strumento irrinunciabile di indagine sull’esistenza. La seconda parte della tesi è costituita dalla trascrizione dei documenti, ordinati cronologicamente per anno e suddivisi in capitoli: essa è corredata da un’iniziale nota al testo, dai necessari elenchi, compreso quello degli originali manoscritti e dattiloscritti, e da un’Appendice finale in cui sono riunite le lettere non datate, le lettere dei familiari di Betocchi e i materiali extratestuali allegati al carteggio. Trattandosi di circa 480 unità documentarie, il lavoro di decodifica e trascrizione ha richiesto un’attenta e lunga analisi basata sui principi della filologia d’autore : pur privilegiando l’aspetto contenutistico delle lettere, ho cercato di fornirne una trascrizione critica più possibile aderente all’originale, inserendo a fondo pagina un doppio apparato filologico ed esplicativo-esegetico. La forma intima e insieme socialmente, retoricamente, codificata della scrittura epistolare ha permesso l’utilizzo di una serie di conoscenze e competenze relative alla filologia, alla letteratura, alla teoria letteraria e alla storia culturale. Se poi la trascrizione di un carteggio non ha mai la pretesa di rendere il curatore un ‘esperto di letteratura’, essa di sicuro gli consente di attrezzarsi contro ciò che Bo e Betocchi hanno sempre scongiurato: «i pericoli sempre facili e mortali dell’estetismo e del sentimentalismo, della calligrafia e del compiacimento intellettuale, insomma contro tutte le forme, più o meno raffinate, che può assumere la nostra insincerità» .

Una preziosa testimonianza tra vita e letteratura.Il carteggio inedito Bo-Betocchi (1934-1985)

Giulietti, Annalisa
2019-01-01

Abstract

Il presente lavoro di tesi è stato svolto a partire dalla trascrizione dei materiali inediti del carteggio fra Carlo Bo e Carlo Betocchi, databile fra il 1934 e il 1985. Le lettere di Betocchi, insieme ad alcune dei familiari, sono attualmente conservate presso l’Archivio della Fondazione Carlo e Marise Bo per la Letteratura Europea Moderna e Contemporanea di Urbino; a queste sono state aggiunte, nello studio, alcune missive, minute e copialettere del poeta, custodite presso l’Archivio Contemporaneo «Alessandro Bonsanti» del Gabinetto Scientifico-Letterario «G. P. Vieusseux» di Firenze, dove sono raccolte anche le lettere di Bo. La tesi è strutturata in maniera bipartita, con una prima parte critica e una seconda costituita dalla trascrizione del carteggio, un corpus cronologicamente esteso e quantitativamente rilevante che ha permesso di affrontare diversi punti nodali della letteratura italiana ed europea del Novecento. Mentre il capitolo primo si propone di sondare che cosa sia la lettera nella sua struttura di senso e quali siano forme e modi della scrittura epistolare, il secondo è stato pensato come un resoconto sullo svolgimento del carteggio e sull’evoluzione, negli anni, del rapporto fra i due corrispondenti. In un’epoca in cui la lettera era ancora l’unico, o comunque uno dei pochi, strumenti di comunicazione in absentia, il carteggio fra Bo e Betocchi affronta l’evolversi della situazione letteraria e culturale italiana (ed europea) dagli anni Trenta agli anni Ottanta. Il capitolo terzo e il quarto intendono ricostruire le figure di Bo e Betocchi attraverso questa «corrispondenza utilissima» . L’analisi dell’opera poetica dell’uno, e il ruolo dell’altro nel panorama culturale dell’epoca, vogliono mostrare come essi si siano dedicati completamente al lavoro, senza mai rinunciare alla ricerca di una «verità intangibile» e ‘nondimeno necessaria’ . Il quinto capitolo, infine, è dedicato alla stagione delle riviste letterarie e affronta le principali collaborazioni redazionali dei due corrispondenti: in primis, il «Frontespizio», all’interno del quale è nata l’amicizia fra Bo e Betocchi e che ha rappresentato una stagione «all’alba di ogni cosa possibile» ; nel secondo dopoguerra, il progetto biennale della «Chimera», pubblicata negli anni 1954-1955; dal 1958 al 1978, il ventennio caratterizzato dalla lunga esperienza multimediale dell’«Approdo» radiofonico, cartaceo e televisivo. Le conclusioni, dunque, mettono in luce come la teoria dell’epistolarità venga di volta in volta adattata alle corrispondenze prese in esame. Il carteggio Bo-Betocchi, infatti, rende testimonianza di una concezione di letteratura, e quindi di scrittura, che assume come primo dovere la ricerca della verità. L’analisi dei documenti dimostra come l’epistolarità faccia parte integrante dell’opera dei due corrispondenti e sia per loro uno strumento irrinunciabile di indagine sull’esistenza. La seconda parte della tesi è costituita dalla trascrizione dei documenti, ordinati cronologicamente per anno e suddivisi in capitoli: essa è corredata da un’iniziale nota al testo, dai necessari elenchi, compreso quello degli originali manoscritti e dattiloscritti, e da un’Appendice finale in cui sono riunite le lettere non datate, le lettere dei familiari di Betocchi e i materiali extratestuali allegati al carteggio. Trattandosi di circa 480 unità documentarie, il lavoro di decodifica e trascrizione ha richiesto un’attenta e lunga analisi basata sui principi della filologia d’autore : pur privilegiando l’aspetto contenutistico delle lettere, ho cercato di fornirne una trascrizione critica più possibile aderente all’originale, inserendo a fondo pagina un doppio apparato filologico ed esplicativo-esegetico. La forma intima e insieme socialmente, retoricamente, codificata della scrittura epistolare ha permesso l’utilizzo di una serie di conoscenze e competenze relative alla filologia, alla letteratura, alla teoria letteraria e alla storia culturale. Se poi la trascrizione di un carteggio non ha mai la pretesa di rendere il curatore un ‘esperto di letteratura’, essa di sicuro gli consente di attrezzarsi contro ciò che Bo e Betocchi hanno sempre scongiurato: «i pericoli sempre facili e mortali dell’estetismo e del sentimentalismo, della calligrafia e del compiacimento intellettuale, insomma contro tutte le forme, più o meno raffinate, che può assumere la nostra insincerità» .
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