Il mondo sociale cambia e la direzione del suo cambiamento è l’espressione di scelte collettive che influenzano e informano lo sviluppo individuale e sociale successivo. L’esperienza collettiva degli ultimi due decenni ha evidenziato come la tecnica stia cambiando il modo di stare nella società stessa da parte degli individui con una grande veocità. Questa società incessante appare caratterizzata dall’abbraccio fusionale tra il mondo liquido, così come annunciato di Zygmunt Bauman (2011), e la rivoluzione digitale così com’è stata prefigurata e proposta dai guru della Silicon Valley, in testa Steve Jobs, in una esaltazione per lo meno apparente di narcisismo, velocità, ambiguità, ricerca di emozioni e il bisogno di molteplici relazioni light. Nel terzo millennio l’individuo sembra proiettato verso ciò che potrà accadere in termini di possibilità in quanto tali e quindi, verso una continua ricerca di emozioni non già presenti, senza le quale avrebbe la sensazione di non esistere e di non vivere. Dall’altro lato si ha l’impressione che nel suo complesso dietro questo emotivismo che guida l’esplorazione delle possibilità si stia assistendo a una crescita dell’analfabetismo emotivo della dimensione umana. La relazione complessa tra una esternazione relazionale semplificata, evoluzione di pochi decennni di sviluppo tecnologico da una parte, e una realtà emotiva già strutturata dall’evoluzione psicofisiologica dall’altra, non può non avere un effetto concreto sulle scelte quotidiane e sulla qualità della vita. Nel solco di questo contrasto è possibile riconoscere un polo altro quasi dialettico rispetto all’eseprienza digitale che è l’intelligenza emotiva. Questa è definita generalmente come la capacita di riconoscere le emozioni proprie e altrui e di farne uso in favore di un comportamento adattivo. In questo confronto di tecnicmente acquisito e naturalmente evoluto è immersa la società dell’informazione e l’evoluzione digitale della società. Di contro a questa spinta verso il un futuro rapido, emotivamente orientato, basato sulla connessione di di individui e informazione, sul piano globale si fa sempre più pressante la sfida della sostenibilità ambientale. Questa sfida rappresenta la presa di coscienza degli effetti di una tipologia di sviluppo che ha dimostrato di essere pericolosa per l’uomo stesso nel lungo periodo e che, ad oggi, chiede alle realtà produttive, imprenditoriali e ai singoli idividui di farsi carico di un nuovo modello di sviluppo, più rispettoso dell’ambiente e con esso, infine, dell’uomo che lo abita. Questo è lo scenario sociale e le problematiche emergenti che si cerca di approfondire con il presente lavoro. Ci si è interessati ai diversi temi riportando il dibattito scientifico in corso e cercando di contribuire con alcuni piccoli contributi di ricerca. L’intero lavoro è volto a restituire un’immagine basata sull’evidenza dei fenomeni qui accennati ovvero della relazione tra la Natività Digitale, l’Intelligenza Emotiva e l’Ospitalità sostenibile nel settore turistico. I tre studi che compongono la parte di rilevazione empirica di questo lavoro sono stati progettati e condotti seguendo un rationale definito. Da un punto di vista generale si è voluto cercare di comprendere se l’appartenere alla generazione digitale possa avere un ruolo di qualche tipo nella preferenza verso l’ospitalità sostenibile nel settore turistico. Il primo studio esplora il campo da un punto di vista generale cercando dei nessi tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile. La letteratura disponibile sugli aspetti applicativi dell’intelligenza emotiva da un lato e dell’ospitalità sostenibile dall’altro non presenta studi o ricerche che tentino di connettere i due argomenti, soprattutto da un punto di vista quantitativo. Questa prima ricerca si conclude con dei risultati indicativi che trovano un approfondimento nel secondo studio, in quanto uno dei limiti della prima ricerca è relativo alla validità psicometrica delle scale utilizzate. Il secondo studio è la validazione esplorativa di una scala sull’ospitalità sostenibile approfondendo i concetti già accennati nel primo studio in relazione allo stesso costrutto. In questo caso la letteratura disponibile presenta solo elementi frammentari. Tuttavia attraverso questo secondo studio si è voluto introdurre un secondo elemento, ovvero la possibilità che la propensione verso l’ospitalità sostenibile possa essere legata anche a una condizione anagrafica che, in questa sede, si è voluta identificare con la supposta differenza qualitativa intergenerazionale proposta con la definizione di nativi digitali. Più nel dettaglio, qui non si sostiene che l’esperienza digitale abbia una connessione diretta con la sostenibilità ma che indirettamente, cioè per cause concomitanti probabilmente anche all’utilizzo dei dispositivi digitali, si possa verificare una diversa propensione alla sostenibilità turistica tra nativi digitali e immigrati digitali (Prensky 2001). Lo studio qui riportato infatti porta a concludere che esistono strutture fattoriali differenti della scala sull’ospitalita turistica sostenibile in base alla natura del campione, ovvero se si tratta di giovani o adulti. In questo caso si è fatto coincidere il gruppo di giovani con i soggetti di età inferiore ai 33 anni. Tale distinzione funge da base e, a sua volta, trova una legittimazione in un lavoro ancora in fase di stesura condotto in collaborazione con l’università olandese di Stenden dove, in continuità con la loro ricerca, il target giovanile viene assunto come un campione definito i cui membri non superano l’età di 33 anni (considerando come anno corrente il 2018). Si tatta di un campione che dimostra un notevole interesse verso la natura come motivazione in sé, autonoma e sostenuta da valori capaci di superare l’egocentrismo. La scelta del punto di cut-off in relazione all’età è coerente con definizione di Prensky, per il quale i nativi digitali sono i nati dopo il 1984 e costituiscono una coorte definita, in quanto contraddistinta da elementi peculiari in termini cognitivi e di abilità pratiche. Il secondo studio dunque permette di ipotizzare che i nati dopo il 1984 possano avere un atteggiamento specifico verso la sostenibilità turistica e in particolare verso l’ospitalità sostenibile. Il terzo studio cerca di portare verso una conclusione il percorso iniziato con il primo studio e portato avanti nel secondo. Si tratta infatti di esplicitare la relazione tra intelligenza emotiva e natività digitale. Viene quindi esplorata la relazione tra gli elementi dell’intelligenza emotiva e della natività digitale, tenendo da parte la già appurata relazione tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile. In questo caso però la definizione di nativo digitale non viene affidata al dato anagrafico ma al punteggio su una scala che misura la natività digitale. Il risultato di questo studio sembra coerente con alcuni lavori o intuizioni in merito alla relazione possibile tra uso dei dispositivi digitai e intelligenza emotiva. In ogni caso i risultati di qusto terzo studio spingono verso nuove riflessioni rispetto alla relazione tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile nel settore turistico alla luce della specificità che la natività digitale può introdurre.
Intelligenza emotiva e ospitalità turistica sostenibile. Alcuni studi esplorativi e il possibile ruolo della natività digitale.
Carrieri, Angelo
2019-01-01
Abstract
Il mondo sociale cambia e la direzione del suo cambiamento è l’espressione di scelte collettive che influenzano e informano lo sviluppo individuale e sociale successivo. L’esperienza collettiva degli ultimi due decenni ha evidenziato come la tecnica stia cambiando il modo di stare nella società stessa da parte degli individui con una grande veocità. Questa società incessante appare caratterizzata dall’abbraccio fusionale tra il mondo liquido, così come annunciato di Zygmunt Bauman (2011), e la rivoluzione digitale così com’è stata prefigurata e proposta dai guru della Silicon Valley, in testa Steve Jobs, in una esaltazione per lo meno apparente di narcisismo, velocità, ambiguità, ricerca di emozioni e il bisogno di molteplici relazioni light. Nel terzo millennio l’individuo sembra proiettato verso ciò che potrà accadere in termini di possibilità in quanto tali e quindi, verso una continua ricerca di emozioni non già presenti, senza le quale avrebbe la sensazione di non esistere e di non vivere. Dall’altro lato si ha l’impressione che nel suo complesso dietro questo emotivismo che guida l’esplorazione delle possibilità si stia assistendo a una crescita dell’analfabetismo emotivo della dimensione umana. La relazione complessa tra una esternazione relazionale semplificata, evoluzione di pochi decennni di sviluppo tecnologico da una parte, e una realtà emotiva già strutturata dall’evoluzione psicofisiologica dall’altra, non può non avere un effetto concreto sulle scelte quotidiane e sulla qualità della vita. Nel solco di questo contrasto è possibile riconoscere un polo altro quasi dialettico rispetto all’eseprienza digitale che è l’intelligenza emotiva. Questa è definita generalmente come la capacita di riconoscere le emozioni proprie e altrui e di farne uso in favore di un comportamento adattivo. In questo confronto di tecnicmente acquisito e naturalmente evoluto è immersa la società dell’informazione e l’evoluzione digitale della società. Di contro a questa spinta verso il un futuro rapido, emotivamente orientato, basato sulla connessione di di individui e informazione, sul piano globale si fa sempre più pressante la sfida della sostenibilità ambientale. Questa sfida rappresenta la presa di coscienza degli effetti di una tipologia di sviluppo che ha dimostrato di essere pericolosa per l’uomo stesso nel lungo periodo e che, ad oggi, chiede alle realtà produttive, imprenditoriali e ai singoli idividui di farsi carico di un nuovo modello di sviluppo, più rispettoso dell’ambiente e con esso, infine, dell’uomo che lo abita. Questo è lo scenario sociale e le problematiche emergenti che si cerca di approfondire con il presente lavoro. Ci si è interessati ai diversi temi riportando il dibattito scientifico in corso e cercando di contribuire con alcuni piccoli contributi di ricerca. L’intero lavoro è volto a restituire un’immagine basata sull’evidenza dei fenomeni qui accennati ovvero della relazione tra la Natività Digitale, l’Intelligenza Emotiva e l’Ospitalità sostenibile nel settore turistico. I tre studi che compongono la parte di rilevazione empirica di questo lavoro sono stati progettati e condotti seguendo un rationale definito. Da un punto di vista generale si è voluto cercare di comprendere se l’appartenere alla generazione digitale possa avere un ruolo di qualche tipo nella preferenza verso l’ospitalità sostenibile nel settore turistico. Il primo studio esplora il campo da un punto di vista generale cercando dei nessi tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile. La letteratura disponibile sugli aspetti applicativi dell’intelligenza emotiva da un lato e dell’ospitalità sostenibile dall’altro non presenta studi o ricerche che tentino di connettere i due argomenti, soprattutto da un punto di vista quantitativo. Questa prima ricerca si conclude con dei risultati indicativi che trovano un approfondimento nel secondo studio, in quanto uno dei limiti della prima ricerca è relativo alla validità psicometrica delle scale utilizzate. Il secondo studio è la validazione esplorativa di una scala sull’ospitalità sostenibile approfondendo i concetti già accennati nel primo studio in relazione allo stesso costrutto. In questo caso la letteratura disponibile presenta solo elementi frammentari. Tuttavia attraverso questo secondo studio si è voluto introdurre un secondo elemento, ovvero la possibilità che la propensione verso l’ospitalità sostenibile possa essere legata anche a una condizione anagrafica che, in questa sede, si è voluta identificare con la supposta differenza qualitativa intergenerazionale proposta con la definizione di nativi digitali. Più nel dettaglio, qui non si sostiene che l’esperienza digitale abbia una connessione diretta con la sostenibilità ma che indirettamente, cioè per cause concomitanti probabilmente anche all’utilizzo dei dispositivi digitali, si possa verificare una diversa propensione alla sostenibilità turistica tra nativi digitali e immigrati digitali (Prensky 2001). Lo studio qui riportato infatti porta a concludere che esistono strutture fattoriali differenti della scala sull’ospitalita turistica sostenibile in base alla natura del campione, ovvero se si tratta di giovani o adulti. In questo caso si è fatto coincidere il gruppo di giovani con i soggetti di età inferiore ai 33 anni. Tale distinzione funge da base e, a sua volta, trova una legittimazione in un lavoro ancora in fase di stesura condotto in collaborazione con l’università olandese di Stenden dove, in continuità con la loro ricerca, il target giovanile viene assunto come un campione definito i cui membri non superano l’età di 33 anni (considerando come anno corrente il 2018). Si tatta di un campione che dimostra un notevole interesse verso la natura come motivazione in sé, autonoma e sostenuta da valori capaci di superare l’egocentrismo. La scelta del punto di cut-off in relazione all’età è coerente con definizione di Prensky, per il quale i nativi digitali sono i nati dopo il 1984 e costituiscono una coorte definita, in quanto contraddistinta da elementi peculiari in termini cognitivi e di abilità pratiche. Il secondo studio dunque permette di ipotizzare che i nati dopo il 1984 possano avere un atteggiamento specifico verso la sostenibilità turistica e in particolare verso l’ospitalità sostenibile. Il terzo studio cerca di portare verso una conclusione il percorso iniziato con il primo studio e portato avanti nel secondo. Si tratta infatti di esplicitare la relazione tra intelligenza emotiva e natività digitale. Viene quindi esplorata la relazione tra gli elementi dell’intelligenza emotiva e della natività digitale, tenendo da parte la già appurata relazione tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile. In questo caso però la definizione di nativo digitale non viene affidata al dato anagrafico ma al punteggio su una scala che misura la natività digitale. Il risultato di questo studio sembra coerente con alcuni lavori o intuizioni in merito alla relazione possibile tra uso dei dispositivi digitai e intelligenza emotiva. In ogni caso i risultati di qusto terzo studio spingono verso nuove riflessioni rispetto alla relazione tra intelligenza emotiva e ospitalità sostenibile nel settore turistico alla luce della specificità che la natività digitale può introdurre.File | Dimensione | Formato | |
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