Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.

This Thesis work investigates the definition of "cultural good" according to an extensive interpretation of the term "culture", given by the superimposition of the concept of "culture" to that of "civilization". According to the anthropological interpretation, culture and civilization appear as synonyms. Thus, the notion of cultural goods comes to form an open set susceptible of continuous enlargement, so that, deference to cultural relativism, the concept of culture, preferably also incorporates those practices and traditional customs that other meanings of the term tend to oppose to "barbarism." The aim was to put an emphasis on the equal worthiness of all those cultures long classified as "others". In other instances We took the emerging link between the concept of culture and that of knowledge so that the analysis could be conveyed to its fundamental tacit variant. The intersection with the new paradigm of the knowledge-economy set the stage for a new point of reflection and research inspiration. In truth, the relationship between enjoyment of the cultural heritage and the consequent development of a place-specific tacit knowledge furtherly supported its impacts in terms of creativity and innovation. Both of which are needed to capture a competitive advantage in a globalized economy. Subsequently, the "use value" associated to the fruition of the cultural heritage has been analyzed. After its first decomposition into the two components, educational and hedonistic, an analysis of their close functional interdependence has been carried out. The ultimate goal was to understand their contribution in terms of creativity and innovation intended as a tangible form of cultural expression. We have tried to demonstrate how the use of cultural heritage, made possible by the latest techniques of experiential marketing, able to detect the changes of the benefits expected by consumers, allows to achieve a relatively higher stage of acculturation raising a wealth of tacit knowledge. Then understood as an intangible factor of production necessary for the creation of place-specific products of the strong distinctive attributes translated in terms of non-replicability, inimitability and difficult reproducibility in other contexts. Finally, the concept of "Cultural and Creative Industries" proved to be the best way to synthesize these attributes, so that the burden of investigating the EU's financial policies for this purpose has been taken up.

Beni culturali e valore d’uso: conoscenza tacita, creatività e innovazione / Boussous, Nabil. - CD-ROM. - (2018).

Beni culturali e valore d’uso: conoscenza tacita, creatività e innovazione

BOUSSOUS, Nabil
2018-01-01

Abstract

This Thesis work investigates the definition of "cultural good" according to an extensive interpretation of the term "culture", given by the superimposition of the concept of "culture" to that of "civilization". According to the anthropological interpretation, culture and civilization appear as synonyms. Thus, the notion of cultural goods comes to form an open set susceptible of continuous enlargement, so that, deference to cultural relativism, the concept of culture, preferably also incorporates those practices and traditional customs that other meanings of the term tend to oppose to "barbarism." The aim was to put an emphasis on the equal worthiness of all those cultures long classified as "others". In other instances We took the emerging link between the concept of culture and that of knowledge so that the analysis could be conveyed to its fundamental tacit variant. The intersection with the new paradigm of the knowledge-economy set the stage for a new point of reflection and research inspiration. In truth, the relationship between enjoyment of the cultural heritage and the consequent development of a place-specific tacit knowledge furtherly supported its impacts in terms of creativity and innovation. Both of which are needed to capture a competitive advantage in a globalized economy. Subsequently, the "use value" associated to the fruition of the cultural heritage has been analyzed. After its first decomposition into the two components, educational and hedonistic, an analysis of their close functional interdependence has been carried out. The ultimate goal was to understand their contribution in terms of creativity and innovation intended as a tangible form of cultural expression. We have tried to demonstrate how the use of cultural heritage, made possible by the latest techniques of experiential marketing, able to detect the changes of the benefits expected by consumers, allows to achieve a relatively higher stage of acculturation raising a wealth of tacit knowledge. Then understood as an intangible factor of production necessary for the creation of place-specific products of the strong distinctive attributes translated in terms of non-replicability, inimitability and difficult reproducibility in other contexts. Finally, the concept of "Cultural and Creative Industries" proved to be the best way to synthesize these attributes, so that the burden of investigating the EU's financial policies for this purpose has been taken up.
2018
30
SG
Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.
Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/251082
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