Il contributo cerca di fornire una definizione di patrimonio storico-educativo, il quale costituisce una categoria patrimoniale le cui caratteristiche non sono state indicate con sufficiente chiarezza e i cui confini appaiono rischiosamente ancora poco delimitati, e di indicare le potenzialità euristiche della ampia congerie di oggetti che lo compongono e le modalità attraverso cui possono efficacemente integrare le altri fonti a disposizione dello storico dell'educazione, fornendo elementi aggiuntivi. Se fino ad oggi questi oggetti sono stati prevalentemente considerati rifiuti inutili o - nel migliore dei casi - conservati come pezzi da museo, è giunto oggi il momento di sfruttarli come vere e proprie fonti materiali per una nuova storia dell’educazione, intesa come storia delle pratiche d’insegnamento e delle didattiche disciplinari, in particolar modo tramite l’applicazione di metodi di analisi quantitativa. Per questa ragione, per quanto interessanti sondaggi siano già stati condotti su singoli giacimenti scolastici, ciò che realmente consentirebbe la definitiva consacrazione di questo genere di fonti sarebbe la raccolta e la sistematizzazione dei dati conservati all’interno di un campione di giacimenti statisticamente significativo. Esse riuscirebbero dunque ad esprimere tutto il proprio potenziale nella misura in cui fossero sottratte al semplice sfruttamento localistico e fossero fatte oggetto di progetti di catalogazione sistematica, in grado di consentire l’elaborazione di statistiche fondate su dati incontrovertibili e definire linee di tendenza generali in merito a questioni specifiche.
Il patrimonio storico-educativo: oggetti da museo o fonti materiali per una nuova storia dell’educazione?
Juri Meda
2019-01-01
Abstract
Il contributo cerca di fornire una definizione di patrimonio storico-educativo, il quale costituisce una categoria patrimoniale le cui caratteristiche non sono state indicate con sufficiente chiarezza e i cui confini appaiono rischiosamente ancora poco delimitati, e di indicare le potenzialità euristiche della ampia congerie di oggetti che lo compongono e le modalità attraverso cui possono efficacemente integrare le altri fonti a disposizione dello storico dell'educazione, fornendo elementi aggiuntivi. Se fino ad oggi questi oggetti sono stati prevalentemente considerati rifiuti inutili o - nel migliore dei casi - conservati come pezzi da museo, è giunto oggi il momento di sfruttarli come vere e proprie fonti materiali per una nuova storia dell’educazione, intesa come storia delle pratiche d’insegnamento e delle didattiche disciplinari, in particolar modo tramite l’applicazione di metodi di analisi quantitativa. Per questa ragione, per quanto interessanti sondaggi siano già stati condotti su singoli giacimenti scolastici, ciò che realmente consentirebbe la definitiva consacrazione di questo genere di fonti sarebbe la raccolta e la sistematizzazione dei dati conservati all’interno di un campione di giacimenti statisticamente significativo. Esse riuscirebbero dunque ad esprimere tutto il proprio potenziale nella misura in cui fossero sottratte al semplice sfruttamento localistico e fossero fatte oggetto di progetti di catalogazione sistematica, in grado di consentire l’elaborazione di statistiche fondate su dati incontrovertibili e definire linee di tendenza generali in merito a questioni specifiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.