La monografia prende le mosse da un problema cruciale del tempo attuale: la dissoluzione dei grandi partiti di massa e la loro torsione in senso leaderistico, oligarchico e/o populistico ha inflitto gravi ferite alle democrazie e alla rappresentanza. Tuttavia i partiti (o i cd. movimenti politici) costituiscono ancora un irrinunciabile trait d’union tra istituzioni e società, posto che a tutt'oggi non sono emerse alternative praticabili per l'aggregazione degli interessi. Pur nella consapevolezza che il diritto non sia uno strumento da solo risolutivo, l'Autrice ritiene che esso sia chiamato a concorrere alla riqualificazione dei sistemi democratici necessaria a preservare la sovranità popolare. Il lavoro di ricerca mira quindi ad individuare, selezionare e analizzare gli strumenti - anche normativi - che potrebbero contribuire a colmare o ridurre la frattura tra rappresentanti e rappresentati. PRIMA PARTE La proposta analizzata e sviluppata nella prima parte del volume (cap. 1 e 2) punta ad una maggiore territorializzazione della rappresentanza politica, che dovrebbe convivere con la responsabilità delle élites dirigenti e con il divieto di mandato imperativo. Gli studi costituzionalistici si sono concentrati prevalentemente sulla disciplina del finanziamento delle organizzazioni politiche (qui riletta, in funzione degli obiettivi della ricerca, alla luce delle ultime innovazioni - cap. 1, par. 5), sul diritto parlamentare e sulla legislazione elettorale, anche alla luce della più recente giurisprudenza costituzionale (cui è dedicata l'ultima parte del cap. 2). L'Autrice ritiene tuttavia che all'obiettivo di una maggiore territorializzazione della rappresentanza possa concorrere anche un adeguato quadro regolatorio dell'organizzazione interna dei partiti (tema rimasto sinora poco esplorato), opportunamente incentivato secondo l'intervento consentito allo Stato dal quadro costituzionale di riferimento. Tale quadro è stato ricostruito, secondo una interpretazione che valorizza la strumentalità dei limiti costituzionali alla tutela dei diritti individuali (cap. 1, par. 2). SECONDA PARTE Fermarsi ad un'analisi tradizionale della rappresentanza in ambito nazionale non consentirebbe di cogliere aspetti centrali rimasti sinora nell'ombra nel dibattito scientifico sulla crisi democratica. Infatti, l'espansione delle competenze Ue e i vincoli di bilancio che derivano dai Trattati impongono di recuperare rappresentanza anche nel contesto sovranazionale, perché è là che non di rado va ricercata la risposta finale ai bisogni sociali e la soluzione ai macro-problemi del tempo attuale, che spesso trascendono la dimensione nazionale. Anche su questo fronte è quanto mai opportuno che la ricerca scientifica analizzi strumenti efficaci per colmare il divario tra società e decision-makers. Al tema è dedicata la seconda parte del volume (cap. 3 e 4). In questo contesto, è necessario tenere conto delle peculiarità del principio democratico fatto proprio dall'ordinamento UE, come analizzato nella giurisprudenza della Corte di giustizia UE e della Corte costituzionale tedesca (cap. 3). Pur considerando la specificità dell'ordinamento europeo, la riqualificazione democratica sembra non poter prescindere dalla costruzione di una dimensione politico-rappresentativa nel livello sovranazionale, in modo che anche in questo livello possa esprimersi il conflitto della società plurale. Secondo l'Autrice, questo processo potrebbe prendere avvio a partire da strumenti e meccanismi in nuce già presenti nel livello europeo, che dovrebbero e potrebbero essere valorizzati, anche a Trattati invariati. Nelle conclusioni del volume sono evidenziati i fili rossi che sembrano accomunare la "riforma della politica" nei due differenti livelli. Il volume è corredato dall'elenco delle opere italiane e straniere citate (pp. 287-314) e dell'elenco delle pronunce giurisprudenziali italiane ed europee indicate con ECLI (pp. 315-319).

Partiti e rappresentanza nella dimensione interna e sovranazionale. I fattori normativi

Angela Cossiri
2018-01-01

Abstract

La monografia prende le mosse da un problema cruciale del tempo attuale: la dissoluzione dei grandi partiti di massa e la loro torsione in senso leaderistico, oligarchico e/o populistico ha inflitto gravi ferite alle democrazie e alla rappresentanza. Tuttavia i partiti (o i cd. movimenti politici) costituiscono ancora un irrinunciabile trait d’union tra istituzioni e società, posto che a tutt'oggi non sono emerse alternative praticabili per l'aggregazione degli interessi. Pur nella consapevolezza che il diritto non sia uno strumento da solo risolutivo, l'Autrice ritiene che esso sia chiamato a concorrere alla riqualificazione dei sistemi democratici necessaria a preservare la sovranità popolare. Il lavoro di ricerca mira quindi ad individuare, selezionare e analizzare gli strumenti - anche normativi - che potrebbero contribuire a colmare o ridurre la frattura tra rappresentanti e rappresentati. PRIMA PARTE La proposta analizzata e sviluppata nella prima parte del volume (cap. 1 e 2) punta ad una maggiore territorializzazione della rappresentanza politica, che dovrebbe convivere con la responsabilità delle élites dirigenti e con il divieto di mandato imperativo. Gli studi costituzionalistici si sono concentrati prevalentemente sulla disciplina del finanziamento delle organizzazioni politiche (qui riletta, in funzione degli obiettivi della ricerca, alla luce delle ultime innovazioni - cap. 1, par. 5), sul diritto parlamentare e sulla legislazione elettorale, anche alla luce della più recente giurisprudenza costituzionale (cui è dedicata l'ultima parte del cap. 2). L'Autrice ritiene tuttavia che all'obiettivo di una maggiore territorializzazione della rappresentanza possa concorrere anche un adeguato quadro regolatorio dell'organizzazione interna dei partiti (tema rimasto sinora poco esplorato), opportunamente incentivato secondo l'intervento consentito allo Stato dal quadro costituzionale di riferimento. Tale quadro è stato ricostruito, secondo una interpretazione che valorizza la strumentalità dei limiti costituzionali alla tutela dei diritti individuali (cap. 1, par. 2). SECONDA PARTE Fermarsi ad un'analisi tradizionale della rappresentanza in ambito nazionale non consentirebbe di cogliere aspetti centrali rimasti sinora nell'ombra nel dibattito scientifico sulla crisi democratica. Infatti, l'espansione delle competenze Ue e i vincoli di bilancio che derivano dai Trattati impongono di recuperare rappresentanza anche nel contesto sovranazionale, perché è là che non di rado va ricercata la risposta finale ai bisogni sociali e la soluzione ai macro-problemi del tempo attuale, che spesso trascendono la dimensione nazionale. Anche su questo fronte è quanto mai opportuno che la ricerca scientifica analizzi strumenti efficaci per colmare il divario tra società e decision-makers. Al tema è dedicata la seconda parte del volume (cap. 3 e 4). In questo contesto, è necessario tenere conto delle peculiarità del principio democratico fatto proprio dall'ordinamento UE, come analizzato nella giurisprudenza della Corte di giustizia UE e della Corte costituzionale tedesca (cap. 3). Pur considerando la specificità dell'ordinamento europeo, la riqualificazione democratica sembra non poter prescindere dalla costruzione di una dimensione politico-rappresentativa nel livello sovranazionale, in modo che anche in questo livello possa esprimersi il conflitto della società plurale. Secondo l'Autrice, questo processo potrebbe prendere avvio a partire da strumenti e meccanismi in nuce già presenti nel livello europeo, che dovrebbero e potrebbero essere valorizzati, anche a Trattati invariati. Nelle conclusioni del volume sono evidenziati i fili rossi che sembrano accomunare la "riforma della politica" nei due differenti livelli. Il volume è corredato dall'elenco delle opere italiane e straniere citate (pp. 287-314) e dell'elenco delle pronunce giurisprudenziali italiane ed europee indicate con ECLI (pp. 315-319).
2018
978-88-917-6937-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/244194
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