Il saggio si propone di illustrare alcuni svolgimenti del concetto di legge nel pensiero giuridico tra tardo medioevo ed età moderna. Lo spazio della legge - inteso come specifico tipo di normatività che trae contenuto, legittimità e carattere vincolante dall’esercizio di un potere politico – viene considerato nella sua relazione con l’autonomia del diritto, intesa come ambito di produzione giuridica nel quale le regole si formano come esito di pratiche di auto-organizzazione, con il coinvolgimento della scienza giuridica in funzione ermeneutica ma senza che vengano interessati i poteri politici che la società esprime. Per quanto riguarda la fase medievale, la trattazione verte sul rapporto tra statuto comunale e ius commune e considera l’interazione tra legge fondamentale (prodotta dall’autonomia politica) e diritto giurisprudenziale sui fondamenti (ricavato a partire dall’autonomia del diritto). Con riferimento all’età moderna vengono indagate alcune prospettive di senso nuove per la legge, che segnalano un affrancamento dall’impianto medievale: quella delle dottrine fondate su una progettualità radicale; quella delle dottrine fondate su una progettualità inclusiva; quella delle dottrine fondate su una progettualità realistica. La prima prospettiva, che fa riferimento ai giusnaturalismi, è caratterizzata dalla ricerca di premesse e fondamenti completamente nuovi, rispetto a quelli impiegati dal pensiero giuridico medievale. La seconda, che fa riferimento alla tarda-scolastica, è orientato allo svolgimento di un programma modernizzatore non meno ambizioso, ma attraverso un impiego di categorie e fondamenti messi a disposizione dalla tradizione, in modo da inglobare i nuovi fenomeni socio-politici nell’ordine giuridico dato. La terza prospettiva, osservata nella criminalistica, non rappresenta una proposta alternativa di tipo generale sui caratteri dell’ordine giuridico ma costituisce ugualmente un approccio innovativo nel dare riconoscimento e sostegno alle tendenze in atto nel diritto praticato. Le pagine conclusive del saggio, alla luce di tale analisi, sono dedicate allo svolgimento di alcune considerazioni metodologiche intorno alla proposta di una storia dei limiti originari e dei vincoli di sussistenza teorica dei concetti.

Pensare la legge nel tempo dell’autonomia del diritto. Esperienze medievali e moderne

MECCARELLI, Massimo
2016-01-01

Abstract

Il saggio si propone di illustrare alcuni svolgimenti del concetto di legge nel pensiero giuridico tra tardo medioevo ed età moderna. Lo spazio della legge - inteso come specifico tipo di normatività che trae contenuto, legittimità e carattere vincolante dall’esercizio di un potere politico – viene considerato nella sua relazione con l’autonomia del diritto, intesa come ambito di produzione giuridica nel quale le regole si formano come esito di pratiche di auto-organizzazione, con il coinvolgimento della scienza giuridica in funzione ermeneutica ma senza che vengano interessati i poteri politici che la società esprime. Per quanto riguarda la fase medievale, la trattazione verte sul rapporto tra statuto comunale e ius commune e considera l’interazione tra legge fondamentale (prodotta dall’autonomia politica) e diritto giurisprudenziale sui fondamenti (ricavato a partire dall’autonomia del diritto). Con riferimento all’età moderna vengono indagate alcune prospettive di senso nuove per la legge, che segnalano un affrancamento dall’impianto medievale: quella delle dottrine fondate su una progettualità radicale; quella delle dottrine fondate su una progettualità inclusiva; quella delle dottrine fondate su una progettualità realistica. La prima prospettiva, che fa riferimento ai giusnaturalismi, è caratterizzata dalla ricerca di premesse e fondamenti completamente nuovi, rispetto a quelli impiegati dal pensiero giuridico medievale. La seconda, che fa riferimento alla tarda-scolastica, è orientato allo svolgimento di un programma modernizzatore non meno ambizioso, ma attraverso un impiego di categorie e fondamenti messi a disposizione dalla tradizione, in modo da inglobare i nuovi fenomeni socio-politici nell’ordine giuridico dato. La terza prospettiva, osservata nella criminalistica, non rappresenta una proposta alternativa di tipo generale sui caratteri dell’ordine giuridico ma costituisce ugualmente un approccio innovativo nel dare riconoscimento e sostegno alle tendenze in atto nel diritto praticato. Le pagine conclusive del saggio, alla luce di tale analisi, sono dedicate allo svolgimento di alcune considerazioni metodologiche intorno alla proposta di una storia dei limiti originari e dei vincoli di sussistenza teorica dei concetti.
2016
978-88-921-0701-4
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