Il lessico botanico del greco è un terreno di studio che rimane, ad oggi, ancora piuttosto inesplorato. Sono pochi, infatti, i lavori specificamente dedicati a tale categoria, quella appunto dei "fitonimi", la quale possiede un duplice statuto linguistico: condivide, infatti, l’appartenenza tanto all’onomastica, quanto al lessico. I due settori della lingua non sono separati, ma interrelati, con travasi reciproci nell’uno e nell’altro senso. La fitonimia antica, inoltre, pone problemi maggiori rispetto a quella delle lingue vive, legati al canale di attestazione, spesso costituito da glosse, e all’accertamento preciso dei referenti, cioè del tipo "botanico" designato. Il presente lavoro di ricerca, dal titolo "ΟΝΟΜΑΤΑ ΔΕΝΔΡΩΝ. Per uno studio sul lessico botanico greco a partire dal glossario di Esichio: prospettive linguistiche, onomastiche ed etnolinguistiche" si propone appunto di indagare i meccanismi di formazione del lessico greco della flora, attraverso l'analisi linguistica di un gruppo di glosse contenenti nomi di alberi. Una prima parte si sofferma sulla classificazione botanica come pratica sia spontanea e del tutto connaturata alla cultura materiale di un gruppo umano, sia scientifica, attraverso la costruzione di un sistema tassonomico. Una ricostruzione storica, laddove possibile, evidenzia, in particolare, quale tipo di conoscenza botanica possa essere attribuita ai Greci e quale riscontro se ne possa individuare nel Lessico di Esichio, il quale ne rappresenta un filtro. Fulcro della ricerca è, in terzo luogo, l'analisi del gruppo di fitonimi, restituiti da una serie di glosse, selezionate all'interno del Lessico di Esichio di Alessandria. Tale analisi è stata condotta dapprima singolarmente, tramite redazione di schede, per poi ricavarne, nell'ultima parte del lavoro, osservazioni di carattere globale, ed investe tutti i possibili livelli della lingua, tenendo conto della doppia natura del materiale considerato: lessicale, da un lato, e più specificamente onomastica, dall'altro. L'applicazione sistematica di una simile prospettiva allo studio del lessico di una lingua classica non è comune, pertanto, seppur con qualche limitazione, dovuta a delle oggettive difficoltà (la frammentarietà delle testimonianze, lo stato di conservazione delle glosse, la particolare natura dei referenti concreti) si ritiene che il presente lavoro di ricerca, da considerarsi in tutto e per tutto un lavoro aperto, possa fornire spunti interessanti a quegli studi che considerino il lessico delle lingue antiche non solo da un punto di vista diacronico e derivazionale, ma anche sincronico, con tutti possibili percorsi che ciò comporta: diatopico, sociolinguistico ed etnolinguistico. Tra le principali acquisizioni, lo studio delle glosse ha consentito di verificare quali tra i genera arborei possedessero più denominazioni, conducendo anche alla formulazione di ipotesi in merito; ad esempio, il genere Quercus è al primo posto per numero di occorrenze, certamente per la diffusione delle relative specie, ma anche perché la voce δρῦς, oltre a designare propriamente la quercia (iperonimo), è anche frequentemente utilizzato in luogo di δένδρον, dunque come iperonimo di categoria. Una parte importante delle conclusioni è rappresentata dalle rivelazioni emerse dal confronto tra classificazione antica e tassonomia scientifica moderna. Il primo ad aver tentato nel mondo greco una sistematizzazione delle specie vegetali sembra essere stato Teofrasto; tuttavia, la sua classificazione nulla ha a che vedere con la botanica moderna, in quanto i criteri in base ai quali le piante vengono associate o distinte sono completamente diversi, spesso ascientifici, ed attengono a specifici aspetti, quali quello cromatico, quello della somiglianza con altre entità (animali, piante, parti del corpo, oggetti), quello delle proprietà terapeutiche. D'altra parte, vi sono dei caratteri per cui il lessico botanico greco si inscrive all'interno di un vasto paradigma tassonomico, linguistico e culturale, su cui convergono diverse lingue. Ne è un esempio la tipologia di nomi di alberi che si intreccia con la religione e i culti tradizionali; tipologia che si riscontra anche nelle lingue moderne, e anche al di fuori dell'ambito lessicale considerato (negli zoonimi, ad esempio). Non è questa che un'altra testimonianza, come del resto lo è l'intero lavoro di ricerca, della necessità di tenere unite insieme la prospettiva linguistica con quella culturale, giacché ad ogni lingua corrisponde una determinata visione del mondo. Scrive Sapir: Il fatto è che il "mondo reale" è in larga misura costruito inconsapevolmente sulle abitudini linguistiche del gruppo. Non esistono due lingue abbastanza simili da potere essere considerate rappresentative di una medesima realtà sociale. I mondi in cui vivono società diverse sono mondi distinti e non semplicemente lo stesso mondo etichettato in modi diversi.

ΟΝΟΜΑΤΑ ΔΕΝΔΡΩΝ. Per uno studio sul lessico botanico greco a partire dal glossario di Esichio: prospettive linguistiche, onomastiche ed etnolinguistiche

LIBERATI, ILARIA
2017-01-01

Abstract

Il lessico botanico del greco è un terreno di studio che rimane, ad oggi, ancora piuttosto inesplorato. Sono pochi, infatti, i lavori specificamente dedicati a tale categoria, quella appunto dei "fitonimi", la quale possiede un duplice statuto linguistico: condivide, infatti, l’appartenenza tanto all’onomastica, quanto al lessico. I due settori della lingua non sono separati, ma interrelati, con travasi reciproci nell’uno e nell’altro senso. La fitonimia antica, inoltre, pone problemi maggiori rispetto a quella delle lingue vive, legati al canale di attestazione, spesso costituito da glosse, e all’accertamento preciso dei referenti, cioè del tipo "botanico" designato. Il presente lavoro di ricerca, dal titolo "ΟΝΟΜΑΤΑ ΔΕΝΔΡΩΝ. Per uno studio sul lessico botanico greco a partire dal glossario di Esichio: prospettive linguistiche, onomastiche ed etnolinguistiche" si propone appunto di indagare i meccanismi di formazione del lessico greco della flora, attraverso l'analisi linguistica di un gruppo di glosse contenenti nomi di alberi. Una prima parte si sofferma sulla classificazione botanica come pratica sia spontanea e del tutto connaturata alla cultura materiale di un gruppo umano, sia scientifica, attraverso la costruzione di un sistema tassonomico. Una ricostruzione storica, laddove possibile, evidenzia, in particolare, quale tipo di conoscenza botanica possa essere attribuita ai Greci e quale riscontro se ne possa individuare nel Lessico di Esichio, il quale ne rappresenta un filtro. Fulcro della ricerca è, in terzo luogo, l'analisi del gruppo di fitonimi, restituiti da una serie di glosse, selezionate all'interno del Lessico di Esichio di Alessandria. Tale analisi è stata condotta dapprima singolarmente, tramite redazione di schede, per poi ricavarne, nell'ultima parte del lavoro, osservazioni di carattere globale, ed investe tutti i possibili livelli della lingua, tenendo conto della doppia natura del materiale considerato: lessicale, da un lato, e più specificamente onomastica, dall'altro. L'applicazione sistematica di una simile prospettiva allo studio del lessico di una lingua classica non è comune, pertanto, seppur con qualche limitazione, dovuta a delle oggettive difficoltà (la frammentarietà delle testimonianze, lo stato di conservazione delle glosse, la particolare natura dei referenti concreti) si ritiene che il presente lavoro di ricerca, da considerarsi in tutto e per tutto un lavoro aperto, possa fornire spunti interessanti a quegli studi che considerino il lessico delle lingue antiche non solo da un punto di vista diacronico e derivazionale, ma anche sincronico, con tutti possibili percorsi che ciò comporta: diatopico, sociolinguistico ed etnolinguistico. Tra le principali acquisizioni, lo studio delle glosse ha consentito di verificare quali tra i genera arborei possedessero più denominazioni, conducendo anche alla formulazione di ipotesi in merito; ad esempio, il genere Quercus è al primo posto per numero di occorrenze, certamente per la diffusione delle relative specie, ma anche perché la voce δρῦς, oltre a designare propriamente la quercia (iperonimo), è anche frequentemente utilizzato in luogo di δένδρον, dunque come iperonimo di categoria. Una parte importante delle conclusioni è rappresentata dalle rivelazioni emerse dal confronto tra classificazione antica e tassonomia scientifica moderna. Il primo ad aver tentato nel mondo greco una sistematizzazione delle specie vegetali sembra essere stato Teofrasto; tuttavia, la sua classificazione nulla ha a che vedere con la botanica moderna, in quanto i criteri in base ai quali le piante vengono associate o distinte sono completamente diversi, spesso ascientifici, ed attengono a specifici aspetti, quali quello cromatico, quello della somiglianza con altre entità (animali, piante, parti del corpo, oggetti), quello delle proprietà terapeutiche. D'altra parte, vi sono dei caratteri per cui il lessico botanico greco si inscrive all'interno di un vasto paradigma tassonomico, linguistico e culturale, su cui convergono diverse lingue. Ne è un esempio la tipologia di nomi di alberi che si intreccia con la religione e i culti tradizionali; tipologia che si riscontra anche nelle lingue moderne, e anche al di fuori dell'ambito lessicale considerato (negli zoonimi, ad esempio). Non è questa che un'altra testimonianza, come del resto lo è l'intero lavoro di ricerca, della necessità di tenere unite insieme la prospettiva linguistica con quella culturale, giacché ad ogni lingua corrisponde una determinata visione del mondo. Scrive Sapir: Il fatto è che il "mondo reale" è in larga misura costruito inconsapevolmente sulle abitudini linguistiche del gruppo. Non esistono due lingue abbastanza simili da potere essere considerate rappresentative di una medesima realtà sociale. I mondi in cui vivono società diverse sono mondi distinti e non semplicemente lo stesso mondo etichettato in modi diversi.
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