Il presente lavoro affronta la tematica della letteratura della migrazione da un punto di vista teorico, metodologico e critico. Si prefigge l’obiettivo di analizzare la rappresentazione dell’Albania e dell’Italia, tramite l’indagine delle immagini letterarie create dagli scrittori albanesi in lingua italiana. Tale analisi prende in considerazione le opere, scritte in italiano, di autori come Ornela Vorpsi, pluripremiata, una dei 35 migliori scrittori europei inseriti nell’antologia Best European Fiction (2010); Artur Spanjolli, che vanta una vasta produzione letteraria; Ron Kubati, pluripremiato e membro della giuria letteraria del Premio Balcanica; Anilda Ibrahimi, narratrice della condizione della donna albanese. Nella prima parte della tesi vengono indagati aspetti come lo stesso concetto di letteratura della migrazione, la sua origine e importanza, la situazione attuale di questa produzione letteraria in confronto con altri paesi (es. Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti), la questione della sua accettazione e posizione nel contesto letterario italiano. Si ha una riflessione sulle varie teorie sviluppate e la questione della definizione, che hanno dato vita alla dinamica centro/periferia e cultura dominante/voce subalterna. Una questione che si ricollega al concetto di canone letterario, alle dinamiche di accettazione/esclusione e all’importanza di un rinnovamento del canone stesso. Nell’analisi critica sono illustrate le caratteristiche salienti della produzione migrante in lingua italiana: prima di tutto il carattere innovativo, la cospicua presenza della scrittura al femminile, il capovolgimento di prospettiva per quanto riguarda la rappresentazione della società italiana e di determinati eventi storici, il percorso di affermazione tramite diverse fasi, come quella iniziale caratterizzata dalla coautorialità. Si esamina inoltre il mondo dell’editoria, che ha manifestato all’inizio un timido interesse, cui è seguita una fase di abbandono soprattutto da parte di alcune grandi case editrici, orientate verso opere di sicuro successo. In quanto alla ricezione critica, invece, si nota un graduale interesse degli studiosi in Italia, anche se meno rispetto ai colleghi all’estero. Infine, dall’attuale situazione della letteratura della migrazione si passa alla riflessione sul suo ruolo futuro, anche nel contesto socioculturale, sottolineandone la potenzialità nell'educare e formare i nuovi cittadini. La seconda parte della tesi è dedicata ai rapporti secolari che hanno caratterizzato i due paesi, Albania e Italia. Si parte da un’indagine sulle radici dell’albanesità, il nazionalmarxismo, che ha caratterizzato l’Albania nel XX secolo, fino alle odierne relazioni tra le due sponde dell'Adriatico. In questa analisi, risulta che tali rapporti non siano mai stati interrotti completamente, neanche durante l’isolamento e la dittatura in Albania. In questa parte, si indaga anche la migrazione albanese degli anni ’90 in Italia, la percezione della migrazione sia da parte degli italiani, sia da parte degli albanesi. Dal confronto emerge un atteggiamento ambiguo, fatto di sentimenti buoni e rappresentato dall’iniziale accoglienza, ma presto accompagnato dalla paura del diverso, condizionata dall’immagine stereotipata offerta dai media. Dal punto di vista degli immigrati, invece, si nota una certa delusione dovuta alle grandi aspettative che avevano nei confronti dell’Italia. L’indagine sulla migrazione albanese si sviluppa anche dal punto di vista dell’interrelazione: la società italiana da alcuni anni vede l’albanese come lo straniero più integrato. Si è verificato un cambio di tendenze, ovvero una migrazione di ritorno o verso altri paesi, come del resto stanno facendo diversi italiani negli ultimi tempi. Questa parte si conclude con un capitolo dedicato agli autori albanesi in lingua italiana e alla loro completa bibliografia. Al suo interno trova spazio anche una riflessione sull’utilizzo della lingua italiana da un punto di vista critico-teorico, accompagnata dall’analisi linguistica dei testi, illustrando alcuni fenomeni quali neologismi, interferenze linguistiche a livello fonetico, sintattico e morfologico, la presenza di forestierismi e costruzioni sintattiche insolite che nascono dal contatto fra le lingue. La terza parte della tesi è incentrata sull’analisi dei testi in cui viene indagata la rappresentazione letteraria dei due paesi, Italia e Albania. Il quinto capitolo è dedicato all’analisi dei testi che descrivono l’Albania. Se ne deduce l’immagine di un paese contraddittorio, caratterizzato da una società patriarcale a cui si oppone l’universo femminile in tutta la sua forza motrice, un paese arcaico e rispettoso della tradizione che lascia gradualmente spazio alla modernizzazione e all’emancipazione. Con toni critici e spesso ironici, con segni di nostalgia e punte di amarezza, essi delineano un paese quasi mitologico tramite il ricorso alle ballate albanesi o balcaniche. La loro narrativa dedica uno spazio importante al periodo del regime comunista, che ha condizionato la loro infanzia e parte della gioventù. Si può notare come il controllo totale della vita dei cittadini da parte del potere assoluto dello Stato li porti a vivere sotto l’occhio vigile di Madre-partito. Un elemento importante è la distanza prospettica tramite cui gli autori sviluppano una visione diversa dell’Albania, che permette loro di comprendere il percorso personale e quello del paese natio, incluso il periodo post-comunista. L’ultimo capitolo è dedicato alla rappresentazione dell’Italia, caratterizzata principalmente da due fasi che consistono in una mitizzazione del Bel paese dovuta alla televisione italiana che, seppur di nascosto, era molto seguita in Albania, tanto da diventare la principale fonte d'influenza culturale, motivo per cui alcuni critici affiancano la letteratura degli scrittori albanesi in lingua italiana a quella postcoloniale. La seconda fase, invece, è caratterizzata da una demistificazione della penisola dovuta alla precarietà del migrante nella nuova società e al difficile rapporto con il contesto socioculturale. L’attualità italiana è sottoposta ad un’attenta analisi con successive critiche rivolte alla burocrazia, alla perdita di valori, allo sfruttamento dei più deboli, al degrado delle città, evidenziando il malcontento sociale e gli aspetti più spinosi dell’attualità. In appendice è consultabile un glossario diviso in due parti, che raccolgono le parole albanesi ricorrenti nei testi analizzati e alcune espressioni idiomatiche, proverbi e modi di dire albanesi tradotti dalla sottoscritta.

Al di là e al di qua dell’Adriatico: la rappresentazione dell’Albania e dell’Italia tra XX e XXI secolo. Scrittori e scrittrici albanesi in lingua italiana a confronto

SHABAJ, FLORA
2017-01-01

Abstract

Il presente lavoro affronta la tematica della letteratura della migrazione da un punto di vista teorico, metodologico e critico. Si prefigge l’obiettivo di analizzare la rappresentazione dell’Albania e dell’Italia, tramite l’indagine delle immagini letterarie create dagli scrittori albanesi in lingua italiana. Tale analisi prende in considerazione le opere, scritte in italiano, di autori come Ornela Vorpsi, pluripremiata, una dei 35 migliori scrittori europei inseriti nell’antologia Best European Fiction (2010); Artur Spanjolli, che vanta una vasta produzione letteraria; Ron Kubati, pluripremiato e membro della giuria letteraria del Premio Balcanica; Anilda Ibrahimi, narratrice della condizione della donna albanese. Nella prima parte della tesi vengono indagati aspetti come lo stesso concetto di letteratura della migrazione, la sua origine e importanza, la situazione attuale di questa produzione letteraria in confronto con altri paesi (es. Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti), la questione della sua accettazione e posizione nel contesto letterario italiano. Si ha una riflessione sulle varie teorie sviluppate e la questione della definizione, che hanno dato vita alla dinamica centro/periferia e cultura dominante/voce subalterna. Una questione che si ricollega al concetto di canone letterario, alle dinamiche di accettazione/esclusione e all’importanza di un rinnovamento del canone stesso. Nell’analisi critica sono illustrate le caratteristiche salienti della produzione migrante in lingua italiana: prima di tutto il carattere innovativo, la cospicua presenza della scrittura al femminile, il capovolgimento di prospettiva per quanto riguarda la rappresentazione della società italiana e di determinati eventi storici, il percorso di affermazione tramite diverse fasi, come quella iniziale caratterizzata dalla coautorialità. Si esamina inoltre il mondo dell’editoria, che ha manifestato all’inizio un timido interesse, cui è seguita una fase di abbandono soprattutto da parte di alcune grandi case editrici, orientate verso opere di sicuro successo. In quanto alla ricezione critica, invece, si nota un graduale interesse degli studiosi in Italia, anche se meno rispetto ai colleghi all’estero. Infine, dall’attuale situazione della letteratura della migrazione si passa alla riflessione sul suo ruolo futuro, anche nel contesto socioculturale, sottolineandone la potenzialità nell'educare e formare i nuovi cittadini. La seconda parte della tesi è dedicata ai rapporti secolari che hanno caratterizzato i due paesi, Albania e Italia. Si parte da un’indagine sulle radici dell’albanesità, il nazionalmarxismo, che ha caratterizzato l’Albania nel XX secolo, fino alle odierne relazioni tra le due sponde dell'Adriatico. In questa analisi, risulta che tali rapporti non siano mai stati interrotti completamente, neanche durante l’isolamento e la dittatura in Albania. In questa parte, si indaga anche la migrazione albanese degli anni ’90 in Italia, la percezione della migrazione sia da parte degli italiani, sia da parte degli albanesi. Dal confronto emerge un atteggiamento ambiguo, fatto di sentimenti buoni e rappresentato dall’iniziale accoglienza, ma presto accompagnato dalla paura del diverso, condizionata dall’immagine stereotipata offerta dai media. Dal punto di vista degli immigrati, invece, si nota una certa delusione dovuta alle grandi aspettative che avevano nei confronti dell’Italia. L’indagine sulla migrazione albanese si sviluppa anche dal punto di vista dell’interrelazione: la società italiana da alcuni anni vede l’albanese come lo straniero più integrato. Si è verificato un cambio di tendenze, ovvero una migrazione di ritorno o verso altri paesi, come del resto stanno facendo diversi italiani negli ultimi tempi. Questa parte si conclude con un capitolo dedicato agli autori albanesi in lingua italiana e alla loro completa bibliografia. Al suo interno trova spazio anche una riflessione sull’utilizzo della lingua italiana da un punto di vista critico-teorico, accompagnata dall’analisi linguistica dei testi, illustrando alcuni fenomeni quali neologismi, interferenze linguistiche a livello fonetico, sintattico e morfologico, la presenza di forestierismi e costruzioni sintattiche insolite che nascono dal contatto fra le lingue. La terza parte della tesi è incentrata sull’analisi dei testi in cui viene indagata la rappresentazione letteraria dei due paesi, Italia e Albania. Il quinto capitolo è dedicato all’analisi dei testi che descrivono l’Albania. Se ne deduce l’immagine di un paese contraddittorio, caratterizzato da una società patriarcale a cui si oppone l’universo femminile in tutta la sua forza motrice, un paese arcaico e rispettoso della tradizione che lascia gradualmente spazio alla modernizzazione e all’emancipazione. Con toni critici e spesso ironici, con segni di nostalgia e punte di amarezza, essi delineano un paese quasi mitologico tramite il ricorso alle ballate albanesi o balcaniche. La loro narrativa dedica uno spazio importante al periodo del regime comunista, che ha condizionato la loro infanzia e parte della gioventù. Si può notare come il controllo totale della vita dei cittadini da parte del potere assoluto dello Stato li porti a vivere sotto l’occhio vigile di Madre-partito. Un elemento importante è la distanza prospettica tramite cui gli autori sviluppano una visione diversa dell’Albania, che permette loro di comprendere il percorso personale e quello del paese natio, incluso il periodo post-comunista. L’ultimo capitolo è dedicato alla rappresentazione dell’Italia, caratterizzata principalmente da due fasi che consistono in una mitizzazione del Bel paese dovuta alla televisione italiana che, seppur di nascosto, era molto seguita in Albania, tanto da diventare la principale fonte d'influenza culturale, motivo per cui alcuni critici affiancano la letteratura degli scrittori albanesi in lingua italiana a quella postcoloniale. La seconda fase, invece, è caratterizzata da una demistificazione della penisola dovuta alla precarietà del migrante nella nuova società e al difficile rapporto con il contesto socioculturale. L’attualità italiana è sottoposta ad un’attenta analisi con successive critiche rivolte alla burocrazia, alla perdita di valori, allo sfruttamento dei più deboli, al degrado delle città, evidenziando il malcontento sociale e gli aspetti più spinosi dell’attualità. In appendice è consultabile un glossario diviso in due parti, che raccolgono le parole albanesi ricorrenti nei testi analizzati e alcune espressioni idiomatiche, proverbi e modi di dire albanesi tradotti dalla sottoscritta.
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