L’obiettivo complessivo e originario della ricerca è quello di una elaborazione critica ed una proposta di categorie etico-antropologiche che facciano da guida per pensare un abitare sostenibile, e in particolare la città del futuro, come capace di favorire la fioritura dell’umano. Il discorso si cala entro uno specifico dibattito, oggi imperante, che è quello sulle smart cities. Per indagarne criticamente il contenuto e proporre prospettive trasformative, il lavoro individua nell’ambito delle teorie della giustizia,il paradigma della giustizia spaziale. Questo si configura, infatti, come una valida chiave interpretativa, capace di apportare un contributo significativo e un tratto di novità rispetto agli scenari finora elaborati. Nel suo complesso, il lavoro si compone di tre parti distinte. La prima, è dedicata all’esplicitazione del paradigma della giustizia spaziale, attraverso il riferimento ai contributi di Henri Lefebvre, Edward Soja, David Harvey e Doreen Massey. Tale paradigma si distingue per integrare lo spazio nelle considerazioni di giustizia: qui la dimensione spaziale viene intesa come supporto ontologico e come prodotto sociale, mettendo in discussione la convinzione, a lungo dominante, dello spazio come realtà fissa, a-problematica e neutrale. La seconda parte utilizza la prospettiva della giustizia spaziale per comprendere criticamente il modello della smart city. Dopo una prima analisi tesa a ricostruire il concetto di città intelligente, l’indagine mette a fuoco l’inadeguatezza di pensare questo modello urbano a partire da griglie standardizzate di indicatori che, si mostra, derivano da un approccio competitivo che interpreta la questione urbana secondo i criteri della performance e della possibilità di misurazione. Dopo il confronto con le questioni epistemologiche e di metodo, il lavoro procede mettendo a tema lo specifico contenuto inteso parlando di smart city, in particolare sottoponendo a riflessione critica l'unilaterialità della sottolineatura tecnologica, coniugata come supporto della riorganizzazione socioeconomica e territoriale. Emerge da un lato la necessità di indagare la relazione triadica tra tecnologia, spazialità ed esseri umani, dall’altro lato l’urgenza di portare alla luce i rischi di letture riduzionistiche dei territori, in particolare quelli rurali, che una certa logica riesce ad interpretare solo come mere appendici degli ambiti urbani. Il rilievo delle criticità e l’indicazione di possibili nuove direzioni per il paradigma della smart city sono stati messi in gioco come rilevanti non solo per le politiche pubbliche, ma anche per l’impresa tecnologica. L’ultima parte del lavoro ospita, infine, la riflessione su due diversi casi studio relativi a prodotti elaborati dall’azienda presso la quale si è svolta buona parte della ricerca. In tal modo il percorso compiuto intende rilevare come un abitare davvero intelligente e attento all’intero dell’umano non può trascurare questioni di giustizia o di ingiustizia che possono derivare da una variabile che gli è costitutiva, come quella della spazialità.

Ripensare l’abitare smart. Il contributo del paradigma della giustizia spaziale

LUCAIOLI, Alessandra
2017-01-01

Abstract

L’obiettivo complessivo e originario della ricerca è quello di una elaborazione critica ed una proposta di categorie etico-antropologiche che facciano da guida per pensare un abitare sostenibile, e in particolare la città del futuro, come capace di favorire la fioritura dell’umano. Il discorso si cala entro uno specifico dibattito, oggi imperante, che è quello sulle smart cities. Per indagarne criticamente il contenuto e proporre prospettive trasformative, il lavoro individua nell’ambito delle teorie della giustizia,il paradigma della giustizia spaziale. Questo si configura, infatti, come una valida chiave interpretativa, capace di apportare un contributo significativo e un tratto di novità rispetto agli scenari finora elaborati. Nel suo complesso, il lavoro si compone di tre parti distinte. La prima, è dedicata all’esplicitazione del paradigma della giustizia spaziale, attraverso il riferimento ai contributi di Henri Lefebvre, Edward Soja, David Harvey e Doreen Massey. Tale paradigma si distingue per integrare lo spazio nelle considerazioni di giustizia: qui la dimensione spaziale viene intesa come supporto ontologico e come prodotto sociale, mettendo in discussione la convinzione, a lungo dominante, dello spazio come realtà fissa, a-problematica e neutrale. La seconda parte utilizza la prospettiva della giustizia spaziale per comprendere criticamente il modello della smart city. Dopo una prima analisi tesa a ricostruire il concetto di città intelligente, l’indagine mette a fuoco l’inadeguatezza di pensare questo modello urbano a partire da griglie standardizzate di indicatori che, si mostra, derivano da un approccio competitivo che interpreta la questione urbana secondo i criteri della performance e della possibilità di misurazione. Dopo il confronto con le questioni epistemologiche e di metodo, il lavoro procede mettendo a tema lo specifico contenuto inteso parlando di smart city, in particolare sottoponendo a riflessione critica l'unilaterialità della sottolineatura tecnologica, coniugata come supporto della riorganizzazione socioeconomica e territoriale. Emerge da un lato la necessità di indagare la relazione triadica tra tecnologia, spazialità ed esseri umani, dall’altro lato l’urgenza di portare alla luce i rischi di letture riduzionistiche dei territori, in particolare quelli rurali, che una certa logica riesce ad interpretare solo come mere appendici degli ambiti urbani. Il rilievo delle criticità e l’indicazione di possibili nuove direzioni per il paradigma della smart city sono stati messi in gioco come rilevanti non solo per le politiche pubbliche, ma anche per l’impresa tecnologica. L’ultima parte del lavoro ospita, infine, la riflessione su due diversi casi studio relativi a prodotti elaborati dall’azienda presso la quale si è svolta buona parte della ricerca. In tal modo il percorso compiuto intende rilevare come un abitare davvero intelligente e attento all’intero dell’umano non può trascurare questioni di giustizia o di ingiustizia che possono derivare da una variabile che gli è costitutiva, come quella della spazialità.
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