Il saggio esplora la percezione e narrazione dello spazio urbano nell’opera di Gabriella Kuruvilla, dove la città è motore del racconto e componente attiva delle esperienze dei personaggi. Obiettivo dell’analisi è mostrare come la narrazione della città sia funzionale, nella scrittura kuruvilliana, alla ridefinizione in termini di spazialità della questione identitaria e di genere, consentendo all’autrice di rileggere attraverso l'esperienza dello spazio urbano anche il discorso sulla migrazione e sulla diversità etnica e culturale. Nella scrittura kuruvilliana, il soggetto narrante, sia esso nativo omigrante, non si definisce in base ad un’origine etno-linguistica, bensì in funzione dei percorsi che compie, delle strade che attraversa, delle persone che incrocia nello spazio reticolare della metropoli. La sua soggettività è un continuum con lo spazio che lo circonda: spazio fisico e sociale insieme, visivo e sonoro, in cui pubblico e privato, presente e passato, familiarità ed estraneità si intersecano di continuo a connotare la città come sistema di scambi, relazioni e interferenze. Le teorie di Michel Foucault e Henry Lefebvre, insieme alle prospettive della geocritica, concorrono a definire il quadro concettuale di riferimento per l’interrogazione dei testi.
Riconcettualizzare lo spazio urbano: migrazioni, incroci, identità in Milano, fin qui tutto bene di Gabriella Kuruvilla
MESCHINI, MICHELA
2016-01-01
Abstract
Il saggio esplora la percezione e narrazione dello spazio urbano nell’opera di Gabriella Kuruvilla, dove la città è motore del racconto e componente attiva delle esperienze dei personaggi. Obiettivo dell’analisi è mostrare come la narrazione della città sia funzionale, nella scrittura kuruvilliana, alla ridefinizione in termini di spazialità della questione identitaria e di genere, consentendo all’autrice di rileggere attraverso l'esperienza dello spazio urbano anche il discorso sulla migrazione e sulla diversità etnica e culturale. Nella scrittura kuruvilliana, il soggetto narrante, sia esso nativo omigrante, non si definisce in base ad un’origine etno-linguistica, bensì in funzione dei percorsi che compie, delle strade che attraversa, delle persone che incrocia nello spazio reticolare della metropoli. La sua soggettività è un continuum con lo spazio che lo circonda: spazio fisico e sociale insieme, visivo e sonoro, in cui pubblico e privato, presente e passato, familiarità ed estraneità si intersecano di continuo a connotare la città come sistema di scambi, relazioni e interferenze. Le teorie di Michel Foucault e Henry Lefebvre, insieme alle prospettive della geocritica, concorrono a definire il quadro concettuale di riferimento per l’interrogazione dei testi.File | Dimensione | Formato | |
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