Le analisi che contribuiscono a indagare quella complessa fenomenologia oggi nominata come violenza maschile nei confronti delle donne in quanto tali possono privilegiare un’attenzione all’evento singolo, al ine di ricostruirne contesti e motivazioni, oppure una ricerca delle condizioni di possibilità di ordine simbolico che stanno alla base delle violazioni. Uno degli effetti epistemici e politici dell’introduzione del “genere”, come ben sanno i femminismi, è stato quello di mostrare il carattere contingente di gerarchie e processi di inferiorizzazione inscritti in una differente corporeità. In chiave sociologica, la scelta di racchiudere i due sessi e i rapporti che tra di essi si instaurano nell’espressione “genere” ha alla base un preciso posizionamento intellettuale: «attribuire il massimo peso a quanto vi è di socialmente costruito nella disuguaglianza sessuale, a quanto vi è di non biologicamente dato nella relazione di disparità tra uomini e donne». La decostruzione dell’innatismo della nascita sessuata è una direttrice che ha consentito di scuotere la diade sapere-potere che produce ordini e alimenta norme che inevitabilmente finiscono per avere un effetto di normalizzazione. I molti interrogativi che gli studi di genere hanno sollevato in questi anni rappresentano strumenti concettuali messi a disposizione di ricerche che vogliano porre in prospettiva il sistematico riproporsi di violazioni maschili nei confronti delle donne in quanto tali con i saperi e i poteri che di quegli atti di dominazione costituiscono le condizioni di possibilità. Osservata dall’angolo visuale delle riflessioni di matrice femminista, un’analisi del terreno simbolico in cui si è incistata la violenza maschile contro le donne chiama in causa l’attuale crepuscolo dell’ordine patriarcale, almeno in quei Paesi che hanno conosciuto una più vistosa progressione in senso egualitarista delle donne. La fuoriuscita di queste ultime dalla dimensione afasica e particolare rappresentata, non solo in termini simbolici, dall’ambito domestico e il conseguente ingresso nella sfera del pubblico stanno producendo un cambiamento ben più che spaziale. Gli effetti di lungo periodo che pratiche femministe hanno avuto sulla comunità esigono che lo sguardo si ampli oramai al di là dei saperi di sé che le donne hanno messo in campo, questionando i rapporti tra i sessi e la costruzione del maschile.
Nei limiti del particolare. Ripensare il maschile oltre il patriarcato
MATTUCCI, NATASCIA
2016-01-01
Abstract
Le analisi che contribuiscono a indagare quella complessa fenomenologia oggi nominata come violenza maschile nei confronti delle donne in quanto tali possono privilegiare un’attenzione all’evento singolo, al ine di ricostruirne contesti e motivazioni, oppure una ricerca delle condizioni di possibilità di ordine simbolico che stanno alla base delle violazioni. Uno degli effetti epistemici e politici dell’introduzione del “genere”, come ben sanno i femminismi, è stato quello di mostrare il carattere contingente di gerarchie e processi di inferiorizzazione inscritti in una differente corporeità. In chiave sociologica, la scelta di racchiudere i due sessi e i rapporti che tra di essi si instaurano nell’espressione “genere” ha alla base un preciso posizionamento intellettuale: «attribuire il massimo peso a quanto vi è di socialmente costruito nella disuguaglianza sessuale, a quanto vi è di non biologicamente dato nella relazione di disparità tra uomini e donne». La decostruzione dell’innatismo della nascita sessuata è una direttrice che ha consentito di scuotere la diade sapere-potere che produce ordini e alimenta norme che inevitabilmente finiscono per avere un effetto di normalizzazione. I molti interrogativi che gli studi di genere hanno sollevato in questi anni rappresentano strumenti concettuali messi a disposizione di ricerche che vogliano porre in prospettiva il sistematico riproporsi di violazioni maschili nei confronti delle donne in quanto tali con i saperi e i poteri che di quegli atti di dominazione costituiscono le condizioni di possibilità. Osservata dall’angolo visuale delle riflessioni di matrice femminista, un’analisi del terreno simbolico in cui si è incistata la violenza maschile contro le donne chiama in causa l’attuale crepuscolo dell’ordine patriarcale, almeno in quei Paesi che hanno conosciuto una più vistosa progressione in senso egualitarista delle donne. La fuoriuscita di queste ultime dalla dimensione afasica e particolare rappresentata, non solo in termini simbolici, dall’ambito domestico e il conseguente ingresso nella sfera del pubblico stanno producendo un cambiamento ben più che spaziale. Gli effetti di lungo periodo che pratiche femministe hanno avuto sulla comunità esigono che lo sguardo si ampli oramai al di là dei saperi di sé che le donne hanno messo in campo, questionando i rapporti tra i sessi e la costruzione del maschile.File | Dimensione | Formato | |
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