Il viaggiatore poligrafo argentino Lucio Victorio Mansilla dedica, fra il 1890 e il primo decennio del 1900, alcune delle sue causeries all’Italia, portando al suo culmine il topos dell’afasia, e reinterpretandolo nel senso di una poetica già modernista. L’impossibilità della descrizione delle città patrimonio italiane – Venezia, Roma, Napoli –, generata dal peso di una schiacciante tradizione testuale e di un’esperienza estetica straniante, diviene pretesto per l’enunciazione di una crisi della referenzialità della narrazione e dell’integrità stessa del soggetto narrante. Mansilla imprime con ciò una svolta nel genere narrativo del viaggio in Italia, così come era stato declinato fino a quel momento nella letteratura ispanoamericana, e, al contempo, segna la fine di una percezione convenzionale e statica del patrimonio artistico-culturale italiano, finalmente assimilato alla dimensione vitale dell’esperienza. Nella sua scrittura di viaggio l’ekfrasi viene aggirata come una mera velleità formale, e il viaggio stesso diviene l’irriducibile manifestazione di una soggettività sfuggente e mendace.

L’Italia in dissolvenza nelle causeries di Lucio Victorio Mansilla

SALVIONI, AMANDA
2016-01-01

Abstract

Il viaggiatore poligrafo argentino Lucio Victorio Mansilla dedica, fra il 1890 e il primo decennio del 1900, alcune delle sue causeries all’Italia, portando al suo culmine il topos dell’afasia, e reinterpretandolo nel senso di una poetica già modernista. L’impossibilità della descrizione delle città patrimonio italiane – Venezia, Roma, Napoli –, generata dal peso di una schiacciante tradizione testuale e di un’esperienza estetica straniante, diviene pretesto per l’enunciazione di una crisi della referenzialità della narrazione e dell’integrità stessa del soggetto narrante. Mansilla imprime con ciò una svolta nel genere narrativo del viaggio in Italia, così come era stato declinato fino a quel momento nella letteratura ispanoamericana, e, al contempo, segna la fine di una percezione convenzionale e statica del patrimonio artistico-culturale italiano, finalmente assimilato alla dimensione vitale dell’esperienza. Nella sua scrittura di viaggio l’ekfrasi viene aggirata come una mera velleità formale, e il viaggio stesso diviene l’irriducibile manifestazione di una soggettività sfuggente e mendace.
2016
978-88-6056-498-6
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