Nel presente contributo si cerca di dimostrare come a partire dagli anni ’70 nella storiografia italiana si sia erroneamente teso a sovrapporre la "storia del fumetto" a quella della "stampa periodica per l’infanzia e la gioventù". La stampa a fumetti italiana, infatti, storicamente, ha costituito un settore della più ampia produzione pubblicistica rivolta all’infanzia e all’adolescenza e – a partire dagli anni ’60 – si è progressivamente evoluta verso il formato editoriale dell’albo illustrato, rivolgendosi ad un pubblico più adulto, che costituisce oggi percentualmente il principale destinatario della produzione fumettistica nazionale. La storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù, tuttavia, non può essere fatta coincidere con quella della stampa a fumetti, sia perché ha inizio mezzo secolo prima sia perché segue un preciso sviluppo in termini formali e materiali, nel quale la comparsa del fumetto costituisce una tappa imprescindibile, pur essendo preceduta da non meno imprescindibili forme testuali e illustrative. Nonostante ciò, la comunità scientifica italiana ha confuso e in alcuni casi continua a confondere “la parte con il tutto”, sdegnando la storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù per un ancora radicato pregiudizio nei confronti del fumetto, a lungo considerato un sottoprodotto culturale della società di massa. Queste dinamiche hanno contribuito nel corso degli anni a determinare una grave lacuna storiografica, alla quale solo gli storici del fumetto (in buona parte storici non professionisti) hanno cercato di porre rimedio, mostrando la fecondità d’un ambito di studi ancora incolto, pur rivelando alcune criticità a livello interpretativo e metodologico e concentrandosi sugli autori, i personaggi e le serie fumettistiche più che sui periodici su cui erano pubblicate e sulle loro caratteristiche. Alla luce anche della riflessione promossa in Italia nell’ultimo decennio sulla storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù, riteniamo sia giunto il momento di dimostrare l’inconsistenza dell’equivoco di fondo che ha generato questo fenomeno storiografico e avviare così una nuova stagione di studi, che la straordinaria ricchezza e varietà della produzione pubblicistica per l’infanzia edita in Italia tra la fine Ottocento e la seconda metà del Novecento è in grado di alimentare a lungo.
Un singolare caso di “sinonimia storiografica”. L’arbitraria sovrapposizione tra “stampa a fumetti” e “stampa periodica per l’infanzia e la gioventù” a fondamento d’un radicato pregiudizio storiografico e la necessità del suo superamento
MEDA, JURI
2016-01-01
Abstract
Nel presente contributo si cerca di dimostrare come a partire dagli anni ’70 nella storiografia italiana si sia erroneamente teso a sovrapporre la "storia del fumetto" a quella della "stampa periodica per l’infanzia e la gioventù". La stampa a fumetti italiana, infatti, storicamente, ha costituito un settore della più ampia produzione pubblicistica rivolta all’infanzia e all’adolescenza e – a partire dagli anni ’60 – si è progressivamente evoluta verso il formato editoriale dell’albo illustrato, rivolgendosi ad un pubblico più adulto, che costituisce oggi percentualmente il principale destinatario della produzione fumettistica nazionale. La storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù, tuttavia, non può essere fatta coincidere con quella della stampa a fumetti, sia perché ha inizio mezzo secolo prima sia perché segue un preciso sviluppo in termini formali e materiali, nel quale la comparsa del fumetto costituisce una tappa imprescindibile, pur essendo preceduta da non meno imprescindibili forme testuali e illustrative. Nonostante ciò, la comunità scientifica italiana ha confuso e in alcuni casi continua a confondere “la parte con il tutto”, sdegnando la storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù per un ancora radicato pregiudizio nei confronti del fumetto, a lungo considerato un sottoprodotto culturale della società di massa. Queste dinamiche hanno contribuito nel corso degli anni a determinare una grave lacuna storiografica, alla quale solo gli storici del fumetto (in buona parte storici non professionisti) hanno cercato di porre rimedio, mostrando la fecondità d’un ambito di studi ancora incolto, pur rivelando alcune criticità a livello interpretativo e metodologico e concentrandosi sugli autori, i personaggi e le serie fumettistiche più che sui periodici su cui erano pubblicate e sulle loro caratteristiche. Alla luce anche della riflessione promossa in Italia nell’ultimo decennio sulla storia della stampa periodica per l’infanzia e la gioventù, riteniamo sia giunto il momento di dimostrare l’inconsistenza dell’equivoco di fondo che ha generato questo fenomeno storiografico e avviare così una nuova stagione di studi, che la straordinaria ricchezza e varietà della produzione pubblicistica per l’infanzia edita in Italia tra la fine Ottocento e la seconda metà del Novecento è in grado di alimentare a lungo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.