La storia politica dell'Italia repubblicana, così com'è stata letta nei fondamentali studi di Pietro Scoppola, ha messo in luce come un’educazione appropriata ai doveri di cittadinanza sia stata in Italia limitata dallo scontro radicale tra le maggiori forze politiche. L’approvazione quasi unanime della Costituzione e la capacità di ritrovare l’unità di fronte ai pericoli per la tenuta del sistema democratico che si sono presentati più volte nel corso della seconda metà del '900 hanno certamente dimostrato l’esistenza di una comune lealtà di fondo al di là delle profonde divisioni. E tuttavia in quest’opera di educazione collettiva ognuno dei contendenti ha tentato di perseguire i propri interessi di parte nella convinzione che fossero coincidenti e pienamente sovrapponibili a quelli dell'intera nazione. Ciò ha contribuito a far sì che gli italiani fossero sollecitati a non considerare la cittadinanza come acquisizione e patrimonio comune, ma in funzione delle appartenenze politiche. Tutto ciò ha ostacolato la diffusione di un’etica collettiva regolata non solo dal do ut des, ma pure dall’identificazione con le ragioni degli altri componenti della comunità. «Una cittadinanza contraddetta quotidianamente come esercizio dei diritti – ha d'altronde sottolineato Pietro Scoppola – svanisce anche come senso del dovere e della responsabilità».

Partiti e cittadinanza: un rapporto controverso

VENTRONE, Angelo
2015-01-01

Abstract

La storia politica dell'Italia repubblicana, così com'è stata letta nei fondamentali studi di Pietro Scoppola, ha messo in luce come un’educazione appropriata ai doveri di cittadinanza sia stata in Italia limitata dallo scontro radicale tra le maggiori forze politiche. L’approvazione quasi unanime della Costituzione e la capacità di ritrovare l’unità di fronte ai pericoli per la tenuta del sistema democratico che si sono presentati più volte nel corso della seconda metà del '900 hanno certamente dimostrato l’esistenza di una comune lealtà di fondo al di là delle profonde divisioni. E tuttavia in quest’opera di educazione collettiva ognuno dei contendenti ha tentato di perseguire i propri interessi di parte nella convinzione che fossero coincidenti e pienamente sovrapponibili a quelli dell'intera nazione. Ciò ha contribuito a far sì che gli italiani fossero sollecitati a non considerare la cittadinanza come acquisizione e patrimonio comune, ma in funzione delle appartenenze politiche. Tutto ciò ha ostacolato la diffusione di un’etica collettiva regolata non solo dal do ut des, ma pure dall’identificazione con le ragioni degli altri componenti della comunità. «Una cittadinanza contraddetta quotidianamente come esercizio dei diritti – ha d'altronde sottolineato Pietro Scoppola – svanisce anche come senso del dovere e della responsabilità».
2015
9788815251923
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