Todo cambia è il titolo del brano che riassume e descrive il processo che ha portato tre Paesi del Cono Sur (Argentina, Cile, Uruguay), insanguinati a partire dagli anni Settanta da feroci dittature, a passare dall’impunità alla giustizia. Il volume ripercorre vicende drammatiche e proietta con un forte realismo il lettore tra le vittime del terrorismo di Stato. L’impatto è immediato sin dalle prime pagine, in cui Carotenuto descrive le 340 scatole di cartone, poste sugli scaffali nella sede dell’équipe di antropologia forense di Buenos Aires, contenenti ossa di esseri umani non ancora identificati. Todo cambia si muove tra donne stuprate, giovani sequestrati, torturati e uccisi bambini scomparsi. Tale repertorio consente di comprendere a fondo la biopolitica della sparizione, e cioè il fatto che far scomparire è diverso, è di più e più grave del “semplice” uccidere: «far scomparire è monito, è indeterminatezza, è terrorismo istituzionalizzato e permanente, e continua ad avere conseguenze devastanti a distanza di decenni sull’intorno familiare e sociale della vittima». Il saggio della desaparición offre una descrizione quantitativa, a partire dai dati forniti nei ponderosi rapporti Nunca más. L’analisi, condotta attraverso indicatori come il genere, la professione, la militanza, l’esperienza dell’uso delle armi, segnala la debolezza della costruzione della minaccia del «nemico interno». Un sistema di terrore bollato Dottrina per la Sicurezza Nazionale, giustificato nel quadro della guerra fredda, sostenuto militarmente dagli Stati Uniti con il Piano Condor, che ha condotto all'eliminazione di un’intera generazione di sindacalisti, pacifisti, militanti dei diritti umani, insegnanti, professori universitari, studenti, ma anche magistrati e militari democratici. La scomparsa rappresenta tuttavia solo il punto di partenza del volume, il cui contributo più originale si colloca sui due livelli della giustizia di transizione e del vissuto dei «figli della dittatura». Sul primo fronte il merito del libro è duplice. Da un lato infatti Carotenuto ricostruisce le tappe del processo che ha portato i tre paesi latinoamericani, e in particolare l’Argentina, a passare dall’impunità alla giustizia e ne individua le specificità. Dall’altro colloca il caso latinoamericano nel più ampio contesto della giustizia di transizione. I processi europei favoriscono il dibattito pubblico, ma tappa fondamentale per riaprire il capitolo della giustizia «endogena», che arriva in Argentina con Néstor Kirchner: che firma, il 25 luglio 2003, l’adesione argentina alla Convenzione dell’Onu sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e lesa umanità, e nel giro di due anni porta il Congresso ad abolire le leggi di obbedienza dovuta e del punto finale. Da allora sono stati celebrati centinaia di processi che hanno portato in carcere i colpevoli, tra cui lo stesso Videla: si delinea in tal modo una giustizia penale non legata - sottolinea Carotenuto - a tribunali internazionali come nel caso della ex Jugoslavia nel 1993 e del Ruanda nel 1994, ma a un cambio endogeno di egemonia politica e culturale che coinvolge la società: è la sanzione, anche giuridica, dell’insanabile nullità del principio del «soldato obbediente». Sull’altro fronte tematico, il libro scandaglia il vissuto delle «seconde generazioni»: i figli di desaparecidos e di perseguitati politici che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio e del disesilio. Analizzando centinaia di ore di interviste, raccolte dalla fine degli anni Novanta al 2014, Carotenuto mette in luce i precorsi di costruzione di una memoria dell’infanzia ex post, le esperienze di ricerca dei genitori come modello di iniziazione alla vita pubblica, i tentativi di recuperare un’identità cancellando o reinterpretando il rapporto con la famiglia appropriatrice e ricostruendo quello con la famiglia biologica, la relazione, a volte conflittuale, con l’esperienza di vita dei propri genitori, il rapporto con la violenza. (da recensione L. Ceci per Treccani).

Todo cambia. Figli di desaparecidos e fine dell'impunità in Argentina, Cile e Uruguay

CAROTENUTO, GENNARO
2015-01-01

Abstract

Todo cambia è il titolo del brano che riassume e descrive il processo che ha portato tre Paesi del Cono Sur (Argentina, Cile, Uruguay), insanguinati a partire dagli anni Settanta da feroci dittature, a passare dall’impunità alla giustizia. Il volume ripercorre vicende drammatiche e proietta con un forte realismo il lettore tra le vittime del terrorismo di Stato. L’impatto è immediato sin dalle prime pagine, in cui Carotenuto descrive le 340 scatole di cartone, poste sugli scaffali nella sede dell’équipe di antropologia forense di Buenos Aires, contenenti ossa di esseri umani non ancora identificati. Todo cambia si muove tra donne stuprate, giovani sequestrati, torturati e uccisi bambini scomparsi. Tale repertorio consente di comprendere a fondo la biopolitica della sparizione, e cioè il fatto che far scomparire è diverso, è di più e più grave del “semplice” uccidere: «far scomparire è monito, è indeterminatezza, è terrorismo istituzionalizzato e permanente, e continua ad avere conseguenze devastanti a distanza di decenni sull’intorno familiare e sociale della vittima». Il saggio della desaparición offre una descrizione quantitativa, a partire dai dati forniti nei ponderosi rapporti Nunca más. L’analisi, condotta attraverso indicatori come il genere, la professione, la militanza, l’esperienza dell’uso delle armi, segnala la debolezza della costruzione della minaccia del «nemico interno». Un sistema di terrore bollato Dottrina per la Sicurezza Nazionale, giustificato nel quadro della guerra fredda, sostenuto militarmente dagli Stati Uniti con il Piano Condor, che ha condotto all'eliminazione di un’intera generazione di sindacalisti, pacifisti, militanti dei diritti umani, insegnanti, professori universitari, studenti, ma anche magistrati e militari democratici. La scomparsa rappresenta tuttavia solo il punto di partenza del volume, il cui contributo più originale si colloca sui due livelli della giustizia di transizione e del vissuto dei «figli della dittatura». Sul primo fronte il merito del libro è duplice. Da un lato infatti Carotenuto ricostruisce le tappe del processo che ha portato i tre paesi latinoamericani, e in particolare l’Argentina, a passare dall’impunità alla giustizia e ne individua le specificità. Dall’altro colloca il caso latinoamericano nel più ampio contesto della giustizia di transizione. I processi europei favoriscono il dibattito pubblico, ma tappa fondamentale per riaprire il capitolo della giustizia «endogena», che arriva in Argentina con Néstor Kirchner: che firma, il 25 luglio 2003, l’adesione argentina alla Convenzione dell’Onu sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e lesa umanità, e nel giro di due anni porta il Congresso ad abolire le leggi di obbedienza dovuta e del punto finale. Da allora sono stati celebrati centinaia di processi che hanno portato in carcere i colpevoli, tra cui lo stesso Videla: si delinea in tal modo una giustizia penale non legata - sottolinea Carotenuto - a tribunali internazionali come nel caso della ex Jugoslavia nel 1993 e del Ruanda nel 1994, ma a un cambio endogeno di egemonia politica e culturale che coinvolge la società: è la sanzione, anche giuridica, dell’insanabile nullità del principio del «soldato obbediente». Sull’altro fronte tematico, il libro scandaglia il vissuto delle «seconde generazioni»: i figli di desaparecidos e di perseguitati politici che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio e del disesilio. Analizzando centinaia di ore di interviste, raccolte dalla fine degli anni Novanta al 2014, Carotenuto mette in luce i precorsi di costruzione di una memoria dell’infanzia ex post, le esperienze di ricerca dei genitori come modello di iniziazione alla vita pubblica, i tentativi di recuperare un’identità cancellando o reinterpretando il rapporto con la famiglia appropriatrice e ricostruendo quello con la famiglia biologica, la relazione, a volte conflittuale, con l’esperienza di vita dei propri genitori, il rapporto con la violenza. (da recensione L. Ceci per Treccani).
2015
9788800746106
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/216507
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