Gli studi sullo sviluppo rappresentano un ramo multidisciplinare delle scienze sociali caratterizzati da contorni molto ampi e sfumati e da approcci differenziati, convergenti verso l’individuazione di dinamiche di peculiare interesse per comprendere ed orientare i processi di crescita dei paesi in via di sviluppo. In ambito economico, la polarizzazione dell’attenzione verso le prospettive di crescita dei paesi a seguito della decolonizzazione, ha determinato nel secondo dopoguerra la nascita quale ramo specifico dell’Economia Politica, dell’Economia dello sviluppo, dominante negli studi dello sviluppo sino agli anni Settanta, allorquando un numero crescente di studiosi ha cominciato ad evidenziare l’impossibilità di elaborare modelli e strutturare strategie fondati esclusivamente sulla crescita economica e sulle relative determinanti, dando impulso a profonde riflessioni circa approcci integrativi o alternativi. Dinnanzi a tale presa di coscienza, la nascita dei moderni studi sullo sviluppo è proceduta progressivamente come iniziale integrazione di teorie ed ideologie della scienza economica e della scienza politica, trasformandosi progressivamente in un campo di studio sempre più multidisciplinare ed interdisciplinare. Tale evoluzione ha portato anche al mutamento dell’oggetto di studio che, dall’analisi delle determinanti geograficamente concentrate nei territori meno sviluppati, si è estesa alle problematiche relative allo sviluppo sociale ed economico all’interno delle stesse aree in cui lo sviluppo, in accezione moderna, aveva avuto origine. Nonostante tale indubbio progresso evolutivo, però a tutt’oggi gli studi sullo sviluppo rappresentano un ampio ventaglio di discipline convergenti in un’unica attenzione tematica, ma pur sempre differenziati in una molteplicità di ricerche di settore che spaziano dall’Economia dello Sviluppo alla Geografia dello Sviluppo, dall’Antropologia dello sviluppo alla Sociologia, dalla Filosofia Etica alla Politica Economica, dalla Amministrazione dello sviluppo ai Rapporti internazionali. Tali studi di area forniscono un apporto fondamentale alla costruzione di discorsi sullo sviluppo che però, sovente, appaiono differenziati, se non addirittura contrastanti circa le metodologie utilizzate e le conclusioni elaborate, determinando la necessità di una visione dello sviluppo completa ed esaustiva all’interno delle singole discipline, ma parziale in prospettiva globale. Con particolare riferimento alla Geografia, uno dei limiti riconoscibili all’interno di molte ricerche, a parere di chi scrive, può essere ricondotto proprio alla polarizzazione dei discorsi, delle analisi e delle rappresentazioni geografiche entro i margini ontologici che le analisi condotte hanno posto a se stesse. La Geografia quale disciplina spaziale, oggi non può infatti prescindere dagli assunti teorici, epistemologici e filosofici provenienti dalle altre scienze umane finalizzati ad un approccio olistico di cui fondamentale appare, però, chiarire il significato. Nell’ambito delle scienze umane, il termine olismo fa riferimento a quelle dottrine che concernono le strutture di cui fanno parte i singoli soggetti, distinte dunque dalle azioni e dalle preferenze degli individui in quanto tali, quale tema ed obiettivo di tutte le scienze sociali. Tali ideologie, fondanti tra l’altro le teorie marxiste e funzionaliste, sono state oggetto di un’aspra critica dall’individualismo metodologico dominante soprattutto nell’ambito delle ricerche filosofiche. Se, di contro, si affronta il problema da un punto di vista epistemologico e lo si estende alle metodologie d’indagine, con olismo si fa riferimento all’assunto in base al quale qualsivoglia teoria scientifica non presenta una propria sfera limitata di implicazioni empiriche attraverso le quali possa essere soggetta a verifica, in quanto ogni postulato è riconducibile esplicitamente o implicitamente alla teoria da cui deriva o perfino ad altre teorie, con l’ovvia conseguenza che la verifica scientifica e sperimentale abbraccia la teoria nella sua totalità e complessività. Un olismo che, in sintonia con l’accezione del termine come coniato negli anni Venti da Jan Christian Smuts, si può esprimere come il risultato di quella evoluzione “emergente” la cui complessità globale non può essere ricondotta ai suoi aggregati. Non dunque un tutto come somma delle parti, ma un approccio globale che, analizzando le dinamiche di riferimento provenienti dai diversi campi del sapere, dall’Economia Politica all’Economia dello Sviluppo, dalla Geografia Economica alla Geografia dello Sviluppo, dalla Geografia Politica alla Geopolitica, dalla Demografia alla Geografia della Popolazione, dalla Biologia alla Biogeografia ed alla Bioeconomia, dall’Ecologia all’Etologia, dalla Storia alla Fisica, dall’Antropologia alla Sociologia, dalla Psicologia alle Scienze Cognitive nel loro complesso, possa fornire strumenti e chiavi di lettura dinamici, mai statici, dell’articolato, composito, sfaccettato e multiforme mosaico dello sviluppo. Il concetto di sviluppo, infatti, indipendentemente dall’aggettivo che tende ad orientarne semanticamente il significato, rappresenta la password di decodifica ed esegesi delle articolazioni e differenziazioni territoriali che delineano una mappatura geografica del benessere profondamente diversificata e, per certi versi, difforme dalla reale percezione della qualità della vita da parte dei cittadini delle società odierne. La parzialità euristica dei modelli elaborati nei vari ambiti disciplinari, tuttavia, può riscontrarsi non solo nel mancato coordinamento interdisciplinare, ma in un limite intrinseco alla stessa odierna società globale le cui caratteristiche evidenziano come il problema non è che tali modelli siano troppo semplici per catturare la realtà, ma che è la realtà ad essere troppo complessa ed articolata per essere catturata dai modelli. Nel panorama geografico nazionale ed internazionale contemporaneo, sono stati raggiunti importanti risultati in termini di approccio globale e pluridisciplinare alle tematiche dello sviluppo, come evidenzia un’ampia bibliografia in cui sono riconoscibili contributi significativi di studiosi italiani e stranieri. Ciò che si tenta di fare col presente lavoro è ampliare l’orizzonte cognitivo e conoscitivo verso ulteriori dimensioni e nuove branche del sapere che possano agevolare il tentativo di districarsi all’interno dei complessi meccanismi e dei dinamici processi che caratterizzano l’era globale, senza dimenticare, purtuttavia, lo spazio ed il territorio. Nella piena consapevolezza della parzialità e della non esaustività di qualsiasi discorso relativo alla portata positiva o alla portata normativa dello sviluppo quale materia oscura che, come in cosmologia, si manifesta attraverso i suoi effetti gravitazionali, ma non è direttamente osservabile, il percorso effettuato, dunque, cercherà di fornire dei suggerimenti su come poter uscire da quell’insieme intricato, complesso e confuso di fatti, elementi non materiali, territori, rappresentato dal “viluppo” della società odierna.

Geografia e sviluppo globale. Itinerari e prospettive per un approccio olistico e multidisciplinare

EPASTO, Simona
2013-01-01

Abstract

Gli studi sullo sviluppo rappresentano un ramo multidisciplinare delle scienze sociali caratterizzati da contorni molto ampi e sfumati e da approcci differenziati, convergenti verso l’individuazione di dinamiche di peculiare interesse per comprendere ed orientare i processi di crescita dei paesi in via di sviluppo. In ambito economico, la polarizzazione dell’attenzione verso le prospettive di crescita dei paesi a seguito della decolonizzazione, ha determinato nel secondo dopoguerra la nascita quale ramo specifico dell’Economia Politica, dell’Economia dello sviluppo, dominante negli studi dello sviluppo sino agli anni Settanta, allorquando un numero crescente di studiosi ha cominciato ad evidenziare l’impossibilità di elaborare modelli e strutturare strategie fondati esclusivamente sulla crescita economica e sulle relative determinanti, dando impulso a profonde riflessioni circa approcci integrativi o alternativi. Dinnanzi a tale presa di coscienza, la nascita dei moderni studi sullo sviluppo è proceduta progressivamente come iniziale integrazione di teorie ed ideologie della scienza economica e della scienza politica, trasformandosi progressivamente in un campo di studio sempre più multidisciplinare ed interdisciplinare. Tale evoluzione ha portato anche al mutamento dell’oggetto di studio che, dall’analisi delle determinanti geograficamente concentrate nei territori meno sviluppati, si è estesa alle problematiche relative allo sviluppo sociale ed economico all’interno delle stesse aree in cui lo sviluppo, in accezione moderna, aveva avuto origine. Nonostante tale indubbio progresso evolutivo, però a tutt’oggi gli studi sullo sviluppo rappresentano un ampio ventaglio di discipline convergenti in un’unica attenzione tematica, ma pur sempre differenziati in una molteplicità di ricerche di settore che spaziano dall’Economia dello Sviluppo alla Geografia dello Sviluppo, dall’Antropologia dello sviluppo alla Sociologia, dalla Filosofia Etica alla Politica Economica, dalla Amministrazione dello sviluppo ai Rapporti internazionali. Tali studi di area forniscono un apporto fondamentale alla costruzione di discorsi sullo sviluppo che però, sovente, appaiono differenziati, se non addirittura contrastanti circa le metodologie utilizzate e le conclusioni elaborate, determinando la necessità di una visione dello sviluppo completa ed esaustiva all’interno delle singole discipline, ma parziale in prospettiva globale. Con particolare riferimento alla Geografia, uno dei limiti riconoscibili all’interno di molte ricerche, a parere di chi scrive, può essere ricondotto proprio alla polarizzazione dei discorsi, delle analisi e delle rappresentazioni geografiche entro i margini ontologici che le analisi condotte hanno posto a se stesse. La Geografia quale disciplina spaziale, oggi non può infatti prescindere dagli assunti teorici, epistemologici e filosofici provenienti dalle altre scienze umane finalizzati ad un approccio olistico di cui fondamentale appare, però, chiarire il significato. Nell’ambito delle scienze umane, il termine olismo fa riferimento a quelle dottrine che concernono le strutture di cui fanno parte i singoli soggetti, distinte dunque dalle azioni e dalle preferenze degli individui in quanto tali, quale tema ed obiettivo di tutte le scienze sociali. Tali ideologie, fondanti tra l’altro le teorie marxiste e funzionaliste, sono state oggetto di un’aspra critica dall’individualismo metodologico dominante soprattutto nell’ambito delle ricerche filosofiche. Se, di contro, si affronta il problema da un punto di vista epistemologico e lo si estende alle metodologie d’indagine, con olismo si fa riferimento all’assunto in base al quale qualsivoglia teoria scientifica non presenta una propria sfera limitata di implicazioni empiriche attraverso le quali possa essere soggetta a verifica, in quanto ogni postulato è riconducibile esplicitamente o implicitamente alla teoria da cui deriva o perfino ad altre teorie, con l’ovvia conseguenza che la verifica scientifica e sperimentale abbraccia la teoria nella sua totalità e complessività. Un olismo che, in sintonia con l’accezione del termine come coniato negli anni Venti da Jan Christian Smuts, si può esprimere come il risultato di quella evoluzione “emergente” la cui complessità globale non può essere ricondotta ai suoi aggregati. Non dunque un tutto come somma delle parti, ma un approccio globale che, analizzando le dinamiche di riferimento provenienti dai diversi campi del sapere, dall’Economia Politica all’Economia dello Sviluppo, dalla Geografia Economica alla Geografia dello Sviluppo, dalla Geografia Politica alla Geopolitica, dalla Demografia alla Geografia della Popolazione, dalla Biologia alla Biogeografia ed alla Bioeconomia, dall’Ecologia all’Etologia, dalla Storia alla Fisica, dall’Antropologia alla Sociologia, dalla Psicologia alle Scienze Cognitive nel loro complesso, possa fornire strumenti e chiavi di lettura dinamici, mai statici, dell’articolato, composito, sfaccettato e multiforme mosaico dello sviluppo. Il concetto di sviluppo, infatti, indipendentemente dall’aggettivo che tende ad orientarne semanticamente il significato, rappresenta la password di decodifica ed esegesi delle articolazioni e differenziazioni territoriali che delineano una mappatura geografica del benessere profondamente diversificata e, per certi versi, difforme dalla reale percezione della qualità della vita da parte dei cittadini delle società odierne. La parzialità euristica dei modelli elaborati nei vari ambiti disciplinari, tuttavia, può riscontrarsi non solo nel mancato coordinamento interdisciplinare, ma in un limite intrinseco alla stessa odierna società globale le cui caratteristiche evidenziano come il problema non è che tali modelli siano troppo semplici per catturare la realtà, ma che è la realtà ad essere troppo complessa ed articolata per essere catturata dai modelli. Nel panorama geografico nazionale ed internazionale contemporaneo, sono stati raggiunti importanti risultati in termini di approccio globale e pluridisciplinare alle tematiche dello sviluppo, come evidenzia un’ampia bibliografia in cui sono riconoscibili contributi significativi di studiosi italiani e stranieri. Ciò che si tenta di fare col presente lavoro è ampliare l’orizzonte cognitivo e conoscitivo verso ulteriori dimensioni e nuove branche del sapere che possano agevolare il tentativo di districarsi all’interno dei complessi meccanismi e dei dinamici processi che caratterizzano l’era globale, senza dimenticare, purtuttavia, lo spazio ed il territorio. Nella piena consapevolezza della parzialità e della non esaustività di qualsiasi discorso relativo alla portata positiva o alla portata normativa dello sviluppo quale materia oscura che, come in cosmologia, si manifesta attraverso i suoi effetti gravitazionali, ma non è direttamente osservabile, il percorso effettuato, dunque, cercherà di fornire dei suggerimenti su come poter uscire da quell’insieme intricato, complesso e confuso di fatti, elementi non materiali, territori, rappresentato dal “viluppo” della società odierna.
2013
978-88-548-6013-1
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