La crisi del debito europeo ha cause molteplici, da aspetti correlati a scelte politiche, ad approcci nella gestione della spesa pubblica fino ad arrivare alla politica monetaria. Al centro della questione si colloca il quadro istituzionale e di governance delle istituzioni europee e nazionali. Queste ultime costituiscono una rete talvota disordinata e sovente in posizoine di conflitto di interesse. In questo capitolo ci si focalizza sugli aspetti fondanti della crisi dell’Eurozona, esaminando la possibilità, dal punto di vista teorico e pratico, di unione monetaria senza unione fiscale. L’analisi prende avvio dalla premessa che una minore regolamentazione è in generale auspicabile, rispetto ad una normazione eccessiva. Ciò considerando l’esperienza e le conoscenze riconducibili ai temi dalla public choice, ma anche al fatto che il ruol delle banche centrali appare fatalmente incrinato. Si riconosce anche che, in un mondo di second best, fenomeni pur limitati di ingerenza istituzionale inevitabilmente portano ad ulteriore ingerenza; gli interventi in un mercato distorcono i segnali del mercato, con conseguente squilibri causati in mercato correlati e conseguente negativa spirale amplificata a cascata (si veda Mises, 1979). Di conseguenza, mentre l’ottimale sarebbe un qualche sistema di valute concorrenti, noi affermiamo che l’unione monetaria senza unione fiscale non è sostenibile, perché un impegno credibile della banca centrale rispetto ad obiettivi di inflazione è difficile o impossibile da conseguire e mantenere. La prima parte del lavoro esamina la teoria monetaria rilevante. La seconda parte affronta una descrizione sintetica della storia dell’Unione europea, con una particolare attenzione alla Unione Monetaria Europea (European Monetary Union, EMU) ed la crisi del debito in corso, anche alla luce delle misure speciali sviluppate dalla Commissione europea per affrontare le questioni economiche e finanziarie dei rilevanti squilibri all’interno della zona euro e la crisi del debito sovrano. Le nuove misure di governance economica europea sono illustrate, per poi passare ad una carrellata rapida della rete di strument sviluppati per assicurare sostegno finanziario agli Stati membri in difficoltà. La sezione successiva discute i possibili futuri scenari, ossia una volta che le misure temporanee si esauriscano e falliscano nei loro obiettivi, quali accordi potrebbero emergere a livello istituzionale. Si intravedono, al riguardo, tre possibilità: la fine dell’euro; una sorta di scissione gestita dell’area euro, nella forma di una espulsione della Grecia (“Grexit”) o eventualmente di una scissione tra area centrale e periferica; una maggiore “armonizzazione” della politica fiscale per realizzare una unione europea anche fiscale. Noi sosteniamo che l’ultima ipotesi sia quella più probabile, nonostante le riserve tedesche e di altri paesi. La sezione finale del lavoro propone alcune considerazioni conclusive di sintesi
La crisi dell'Euro: quale futuro per una Unione monetaria senza Unione fiscale?
SPIGARELLI, Francesca;
2013-01-01
Abstract
La crisi del debito europeo ha cause molteplici, da aspetti correlati a scelte politiche, ad approcci nella gestione della spesa pubblica fino ad arrivare alla politica monetaria. Al centro della questione si colloca il quadro istituzionale e di governance delle istituzioni europee e nazionali. Queste ultime costituiscono una rete talvota disordinata e sovente in posizoine di conflitto di interesse. In questo capitolo ci si focalizza sugli aspetti fondanti della crisi dell’Eurozona, esaminando la possibilità, dal punto di vista teorico e pratico, di unione monetaria senza unione fiscale. L’analisi prende avvio dalla premessa che una minore regolamentazione è in generale auspicabile, rispetto ad una normazione eccessiva. Ciò considerando l’esperienza e le conoscenze riconducibili ai temi dalla public choice, ma anche al fatto che il ruol delle banche centrali appare fatalmente incrinato. Si riconosce anche che, in un mondo di second best, fenomeni pur limitati di ingerenza istituzionale inevitabilmente portano ad ulteriore ingerenza; gli interventi in un mercato distorcono i segnali del mercato, con conseguente squilibri causati in mercato correlati e conseguente negativa spirale amplificata a cascata (si veda Mises, 1979). Di conseguenza, mentre l’ottimale sarebbe un qualche sistema di valute concorrenti, noi affermiamo che l’unione monetaria senza unione fiscale non è sostenibile, perché un impegno credibile della banca centrale rispetto ad obiettivi di inflazione è difficile o impossibile da conseguire e mantenere. La prima parte del lavoro esamina la teoria monetaria rilevante. La seconda parte affronta una descrizione sintetica della storia dell’Unione europea, con una particolare attenzione alla Unione Monetaria Europea (European Monetary Union, EMU) ed la crisi del debito in corso, anche alla luce delle misure speciali sviluppate dalla Commissione europea per affrontare le questioni economiche e finanziarie dei rilevanti squilibri all’interno della zona euro e la crisi del debito sovrano. Le nuove misure di governance economica europea sono illustrate, per poi passare ad una carrellata rapida della rete di strument sviluppati per assicurare sostegno finanziario agli Stati membri in difficoltà. La sezione successiva discute i possibili futuri scenari, ossia una volta che le misure temporanee si esauriscano e falliscano nei loro obiettivi, quali accordi potrebbero emergere a livello istituzionale. Si intravedono, al riguardo, tre possibilità: la fine dell’euro; una sorta di scissione gestita dell’area euro, nella forma di una espulsione della Grecia (“Grexit”) o eventualmente di una scissione tra area centrale e periferica; una maggiore “armonizzazione” della politica fiscale per realizzare una unione europea anche fiscale. Noi sosteniamo che l’ultima ipotesi sia quella più probabile, nonostante le riserve tedesche e di altri paesi. La sezione finale del lavoro propone alcune considerazioni conclusive di sintesiFile | Dimensione | Formato | |
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