La recente pubblicazione (2012) della monumentale rassegna bibliografica sulla ricezione del pensiero di Edith Stein realizzata da Francesco Alfieri ci ha offerto l’opportunità di avventurarci su alcuni percorsi fenomenologico-filosofici al femminile, avviatisi con la riflessione di Edith Stein e giunti fino a noi con la fenomenologia della vita di A.-T. Tymieniecka, che oggi scopriamo in continuità vitale con essa, nell’intreccio di rapporti scientifici ed umani con Roman Ingarden. Il presente intervento è rivolto ad evidenziare una specificità cruciale della teoresi di Edith Stein ovvero quell’attenzione per il fattore “vita”, in cui risalta la sua sensibilità filosofica femminile e da cui si snoda un nuovo sentiero d’essere, che dalla prima generazione di fenomenologi/ghe si prolunga fino alla recente fenomenologia della vita di Anna-Teresa Tymieniecka. Nel pensiero di Edith Stein, del resto, sulla base di una fenomenologia non tanto dedita ad approfondire ulteriormente la dimensione trascendentale e costituente della coscienza, quanto piuttosto volta a cogliere l’essere come radice che vive nel temporalizzarsi degli “Erlebnisse”, si avvia una concezione ontologico-metafisica inedita che, come ha autorevolmente più volte messo in luce Angela Ales Bello, promana dal punto di vista femminile e perciò s’innesta “armoniosamente” su quella ontologia al maschile, divenuta a tal punto esausta da far auspicare a Martin Heidegger la distruzione stessa della storia dell’ontologia. La cura per l’armonia dei fattori, anzichè per l’affermazione di singole eccellenze è, secondo la Stein, il tratto distintivo del femminile: «la donna imita la perfezione divina soprattutto nello sviluppo armonico di tutte le potenze». Dal punto di vista filosofico, l’attitudine femminile del pensiero comporta, pertanto, che si tenda a realizzare una teoresi integrativa invece che di contrapposizione. È così che si atteggiano, infatti, sia E. Stein che A.-T. Tymieniecka nei confronti delle filosofie al maschile del passato antico, medievale e moderno o dei maestri, E. Husserl e R. Ingarden rispettivamente, o dei filosofi contemporanei, compreso M. Heidegger: da un simile specifico atteggiamento teoretico femminile scaturiscono i loro principali successi filosofici. In conclusione, abbiamo così potuto documentare quanto il pensiero femminile, che sa empaticamente attingere ad inedite risorse d’essere-vivente, possa prestare soccorso al pensiero maschile ormai esausto per l’avverarsi della profezia di Luce Irigaray, secondo la quale dalle donne scaturirà il nuovo «orizzonte di mondi di una fecondità ancora non avvenuta […]produzione di un’epoca nuova di pensiero, arte, poesia, linguaggio»[ L. IRIGARAY, “Etica della differenza sessuale”, Feltrinelli, Milano 1985, p. 11].

Pensieri femminili a confronto. Edith Stein e Anna-Teresa Tymieniecka

VERDUCCI, Daniela
2014-01-01

Abstract

La recente pubblicazione (2012) della monumentale rassegna bibliografica sulla ricezione del pensiero di Edith Stein realizzata da Francesco Alfieri ci ha offerto l’opportunità di avventurarci su alcuni percorsi fenomenologico-filosofici al femminile, avviatisi con la riflessione di Edith Stein e giunti fino a noi con la fenomenologia della vita di A.-T. Tymieniecka, che oggi scopriamo in continuità vitale con essa, nell’intreccio di rapporti scientifici ed umani con Roman Ingarden. Il presente intervento è rivolto ad evidenziare una specificità cruciale della teoresi di Edith Stein ovvero quell’attenzione per il fattore “vita”, in cui risalta la sua sensibilità filosofica femminile e da cui si snoda un nuovo sentiero d’essere, che dalla prima generazione di fenomenologi/ghe si prolunga fino alla recente fenomenologia della vita di Anna-Teresa Tymieniecka. Nel pensiero di Edith Stein, del resto, sulla base di una fenomenologia non tanto dedita ad approfondire ulteriormente la dimensione trascendentale e costituente della coscienza, quanto piuttosto volta a cogliere l’essere come radice che vive nel temporalizzarsi degli “Erlebnisse”, si avvia una concezione ontologico-metafisica inedita che, come ha autorevolmente più volte messo in luce Angela Ales Bello, promana dal punto di vista femminile e perciò s’innesta “armoniosamente” su quella ontologia al maschile, divenuta a tal punto esausta da far auspicare a Martin Heidegger la distruzione stessa della storia dell’ontologia. La cura per l’armonia dei fattori, anzichè per l’affermazione di singole eccellenze è, secondo la Stein, il tratto distintivo del femminile: «la donna imita la perfezione divina soprattutto nello sviluppo armonico di tutte le potenze». Dal punto di vista filosofico, l’attitudine femminile del pensiero comporta, pertanto, che si tenda a realizzare una teoresi integrativa invece che di contrapposizione. È così che si atteggiano, infatti, sia E. Stein che A.-T. Tymieniecka nei confronti delle filosofie al maschile del passato antico, medievale e moderno o dei maestri, E. Husserl e R. Ingarden rispettivamente, o dei filosofi contemporanei, compreso M. Heidegger: da un simile specifico atteggiamento teoretico femminile scaturiscono i loro principali successi filosofici. In conclusione, abbiamo così potuto documentare quanto il pensiero femminile, che sa empaticamente attingere ad inedite risorse d’essere-vivente, possa prestare soccorso al pensiero maschile ormai esausto per l’avverarsi della profezia di Luce Irigaray, secondo la quale dalle donne scaturirà il nuovo «orizzonte di mondi di una fecondità ancora non avvenuta […]produzione di un’epoca nuova di pensiero, arte, poesia, linguaggio»[ L. IRIGARAY, “Etica della differenza sessuale”, Feltrinelli, Milano 1985, p. 11].
2014
9788837228378
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