Questo lavoro ha come oggetto la tematizzazione del concetto di ‘crisi’ nella riflessione storico-teorica di Reinhart Koselleck. Più specificatamente, si è trattato di indagare da un punto di vista della storia delle idee il modo in cui uno specifico concetto è stato usato, pensato, disposto dall’autore sullo sfondo della sua più generale teoria dello sviluppo storico, che si costituisce come il frutto di un costante intreccio tra storia sociale, storia delle strutture e storia dei concetti. L’ipotesi di questa ricerca nasce dall’idea che il tema della ‘crisi’ sia non solo l’originaria questione da cui la riflessione di Koselleck muove, ma l’elemento fondamentale che pervade anche i suoi svolgimenti successivi. Non si tratta soltanto del fatto che il problema della ‘crisi’ persiste come uno dei nodi centrali della riflessione di Koselleck, ma soprattutto del fatto che questo concetto, in sensi molteplici e ogni volta secondo una specifica tensione semantica, che si tratterà di determinare, pervade (esplicitamente e non) tutti i gangli vitali dell’opera di Koselleck: la storia dei concetti, la teoria dei tempi storici, la critica della modernità, la teoria della storia. Tramite una decostruzione degli usi e delle implicazioni di questo concetto può pertanto essere fornita una specifica ipotesi ermeneutica sia sullo sviluppo della riflessione di Koselleck che sulla unitarietà che lega, ai suoi vari livelli, i diversi momenti di questa riflessione. Si è consapevoli che l’ipotesi da cui questo lavoro muove è problematica. Koselleck è autore per sua natura asistematico; rispetto ai problemi che affronta propone teorie che il più delle volte sono ipotesi quasi solo abbozzate, spesso volutamente indefinite ai loro margini, per così dire imperfette; Koselleck è ostile al sistema e, in generale, a quella che definisce l’utopia della ‘storia totale’, della quale si guarda bene dal riprodurre i topoi. Tutto ciò non impedisce però di provare a rintracciare elementi di persistenza, problemi fondamentali, trasformazioni interne ragionevolmente decodificabili. Sul piano del metodo questa ricerca si muove nel solco di una impostazione classicamente interna alla storiografia filosofica, pur tenendo conto della polivalenza della prestazione intellettuale di Koselleck e della sua irriducibilità a pensatore filosofico, oltre che del carattere a-sistematico della sua riflessione; l’obiettivo è stato quello di fornire un profilo dell’autore a partire da uno specifico problema giudicato centrale nella sua produzione, benché mai tematizzato come tale, cioè come centrale, né da Koselleck né dalla critica; per soddisfare questo scopo l’analisi testuale (che rappresenta la fonte principale della ricerca) è stata connessa con i contributi sull’autore di più recente pubblicazione e, infine, con le sue stesse fonti e, più in generale, con il contesto storico di riferimento. L’analisi si arricchisce di alcuni materiali inediti, i più importanti dei quali sono questi: il carteggio con Carl Schmitt, conservato presso l’Archivio di Stato di Duesseldorf; i carteggi con Hans Blumenberg e Hans-Georg Gadamer, conservati presso il Deutsches Literatur Archiv di Marbach am Neckar; vari materiali inediti relativi alla preparazione per la sua tesi di abilitazione (che Koselleck scrive sulla Prussia) e per gli articoli del Lessico; infine, una relazione inedita, che Koselleck tiene a Mainz nel semestre invernale 1975-76, proprio sul tema della ‘crisi’, e che è conservata sempre a Marbach. La materia è organizzata in tre parti. Questo tipo di organizzazione è dettato da due criteri: il primo è cronologico; si intende mostrare come la tematizzazione della crisi non resti tema statico, ma si trasformi (quanto a contenuti e metodi) nel corso degli anni: a questa evoluzione del modo di intendere la crisi se ne accompagna un’altra, per così dire parallela, che riguarda contesto storico e geografico dell’analisi. Così nella prima parte del lavoro si mostra la riflessione di Koselleck sul 1789 francese, nella seconda parte quella sugli eventi del 1848 prussiano, e infine, nella terza parte, si mostrano i risultati che vengono conseguiti quando da queste due analisi particolari si pone come contesto di sfondo il quadro europeo nell’età compresa tra 1789 e 1848. Il secondo criterio che ha ispirato questa disposizione della materia in tre parti è di tipo contenutistico, poiché attiene ai differenti modi in cui Koselleck intende la dimensione della crisi (la dimensione politica, la dimensione sociale, la dimensione temporale). Ciascuno di questi tre ambiti è prevalente in ognuna della tre parti, benché non esclusivo. Così, in sintesi, il tema del primo capitolo è la crisi politica con riferimento all’età dell’illuminismo e alla rivoluzione francese; il tema del secondo capitolo è la crisi sociale con riferimento alla Rivoluzione del 1848 in Prussia; il tema del terzo capitolo è la crisi temporale, cioè il fenomeno dell’accelerazione, con riferimento al contesto europeo tra fine del XVIII e inizi del XIX secolo. Questo terzo capitolo si arricchisce infine dell’analisi della crisi da un punto di vista più squisitamente storico-concettuale. In sintesi, si è tentato di mostrare che la crisi politico-sociale è intesa da Koselleck come condizione generale che definisce la costituzione del mondo moderno, cioè come fatto originario alla base della fondazione dello Stato. La crisi è tuttavia condizione originaria e fondante il mondo moderno non solo con riferimento alla nascita teologico-politica dello Stato, ma anche allo sviluppo della questione sociale legata all’industrializzazione e in generale al nuovo rapporto capitalistico di produzione e, infine, al fenomeno dell’accelerazione. Più radicalmente, però, la ‘crisi’ – intesa come guerra civile potenziale, ovvero relazione di conflitto politico – viene posta da Koselleck su un livello ancora più originario, cioè pensata come condizione di possibilità dell’agire storico: intanto le storie sono possibili, perché alla loro base vi è una relazione di ostilità e di conflitto tra gli uomini. La dimensione propriamente diagnostica del concetto di crisi è costantemente piegata, infine, a una esigenza di carattere prognostico: scoperto il carattere costitutivo, originario, non contingente della crisi, si tratta per Koselleck di rinnovare le forme del razionalismo classico per predisporre nuove forme di neutralizzazione attiva dei conflitti.

Il problema della crisi nel pensiero di Reinhart Koselleck

IMBRIANO, Gennaro
2014-01-01

Abstract

Questo lavoro ha come oggetto la tematizzazione del concetto di ‘crisi’ nella riflessione storico-teorica di Reinhart Koselleck. Più specificatamente, si è trattato di indagare da un punto di vista della storia delle idee il modo in cui uno specifico concetto è stato usato, pensato, disposto dall’autore sullo sfondo della sua più generale teoria dello sviluppo storico, che si costituisce come il frutto di un costante intreccio tra storia sociale, storia delle strutture e storia dei concetti. L’ipotesi di questa ricerca nasce dall’idea che il tema della ‘crisi’ sia non solo l’originaria questione da cui la riflessione di Koselleck muove, ma l’elemento fondamentale che pervade anche i suoi svolgimenti successivi. Non si tratta soltanto del fatto che il problema della ‘crisi’ persiste come uno dei nodi centrali della riflessione di Koselleck, ma soprattutto del fatto che questo concetto, in sensi molteplici e ogni volta secondo una specifica tensione semantica, che si tratterà di determinare, pervade (esplicitamente e non) tutti i gangli vitali dell’opera di Koselleck: la storia dei concetti, la teoria dei tempi storici, la critica della modernità, la teoria della storia. Tramite una decostruzione degli usi e delle implicazioni di questo concetto può pertanto essere fornita una specifica ipotesi ermeneutica sia sullo sviluppo della riflessione di Koselleck che sulla unitarietà che lega, ai suoi vari livelli, i diversi momenti di questa riflessione. Si è consapevoli che l’ipotesi da cui questo lavoro muove è problematica. Koselleck è autore per sua natura asistematico; rispetto ai problemi che affronta propone teorie che il più delle volte sono ipotesi quasi solo abbozzate, spesso volutamente indefinite ai loro margini, per così dire imperfette; Koselleck è ostile al sistema e, in generale, a quella che definisce l’utopia della ‘storia totale’, della quale si guarda bene dal riprodurre i topoi. Tutto ciò non impedisce però di provare a rintracciare elementi di persistenza, problemi fondamentali, trasformazioni interne ragionevolmente decodificabili. Sul piano del metodo questa ricerca si muove nel solco di una impostazione classicamente interna alla storiografia filosofica, pur tenendo conto della polivalenza della prestazione intellettuale di Koselleck e della sua irriducibilità a pensatore filosofico, oltre che del carattere a-sistematico della sua riflessione; l’obiettivo è stato quello di fornire un profilo dell’autore a partire da uno specifico problema giudicato centrale nella sua produzione, benché mai tematizzato come tale, cioè come centrale, né da Koselleck né dalla critica; per soddisfare questo scopo l’analisi testuale (che rappresenta la fonte principale della ricerca) è stata connessa con i contributi sull’autore di più recente pubblicazione e, infine, con le sue stesse fonti e, più in generale, con il contesto storico di riferimento. L’analisi si arricchisce di alcuni materiali inediti, i più importanti dei quali sono questi: il carteggio con Carl Schmitt, conservato presso l’Archivio di Stato di Duesseldorf; i carteggi con Hans Blumenberg e Hans-Georg Gadamer, conservati presso il Deutsches Literatur Archiv di Marbach am Neckar; vari materiali inediti relativi alla preparazione per la sua tesi di abilitazione (che Koselleck scrive sulla Prussia) e per gli articoli del Lessico; infine, una relazione inedita, che Koselleck tiene a Mainz nel semestre invernale 1975-76, proprio sul tema della ‘crisi’, e che è conservata sempre a Marbach. La materia è organizzata in tre parti. Questo tipo di organizzazione è dettato da due criteri: il primo è cronologico; si intende mostrare come la tematizzazione della crisi non resti tema statico, ma si trasformi (quanto a contenuti e metodi) nel corso degli anni: a questa evoluzione del modo di intendere la crisi se ne accompagna un’altra, per così dire parallela, che riguarda contesto storico e geografico dell’analisi. Così nella prima parte del lavoro si mostra la riflessione di Koselleck sul 1789 francese, nella seconda parte quella sugli eventi del 1848 prussiano, e infine, nella terza parte, si mostrano i risultati che vengono conseguiti quando da queste due analisi particolari si pone come contesto di sfondo il quadro europeo nell’età compresa tra 1789 e 1848. Il secondo criterio che ha ispirato questa disposizione della materia in tre parti è di tipo contenutistico, poiché attiene ai differenti modi in cui Koselleck intende la dimensione della crisi (la dimensione politica, la dimensione sociale, la dimensione temporale). Ciascuno di questi tre ambiti è prevalente in ognuna della tre parti, benché non esclusivo. Così, in sintesi, il tema del primo capitolo è la crisi politica con riferimento all’età dell’illuminismo e alla rivoluzione francese; il tema del secondo capitolo è la crisi sociale con riferimento alla Rivoluzione del 1848 in Prussia; il tema del terzo capitolo è la crisi temporale, cioè il fenomeno dell’accelerazione, con riferimento al contesto europeo tra fine del XVIII e inizi del XIX secolo. Questo terzo capitolo si arricchisce infine dell’analisi della crisi da un punto di vista più squisitamente storico-concettuale. In sintesi, si è tentato di mostrare che la crisi politico-sociale è intesa da Koselleck come condizione generale che definisce la costituzione del mondo moderno, cioè come fatto originario alla base della fondazione dello Stato. La crisi è tuttavia condizione originaria e fondante il mondo moderno non solo con riferimento alla nascita teologico-politica dello Stato, ma anche allo sviluppo della questione sociale legata all’industrializzazione e in generale al nuovo rapporto capitalistico di produzione e, infine, al fenomeno dell’accelerazione. Più radicalmente, però, la ‘crisi’ – intesa come guerra civile potenziale, ovvero relazione di conflitto politico – viene posta da Koselleck su un livello ancora più originario, cioè pensata come condizione di possibilità dell’agire storico: intanto le storie sono possibili, perché alla loro base vi è una relazione di ostilità e di conflitto tra gli uomini. La dimensione propriamente diagnostica del concetto di crisi è costantemente piegata, infine, a una esigenza di carattere prognostico: scoperto il carattere costitutivo, originario, non contingente della crisi, si tratta per Koselleck di rinnovare le forme del razionalismo classico per predisporre nuove forme di neutralizzazione attiva dei conflitti.
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