Questo lavoro non aspira a rivestire i connotati né di una biografia politica né di un excursus storico sull’ultimo decennio di Giovanni Giolitti, intendendo invece concentrarsi sull’autunno del grande statista nella misura in cui esso coincise con l'autunno dello Statuto Albertino, o, più precisamente, con la progressiva liquidazione del suo nucleo di democrazia rappresentativa. Attraverso le vicende dell’ultimo Giolitti, viene indagato da una prospettiva di primario interesse il processo che portò l’ordine liberale a degenerare, nella forma e ancor più nella sostanza, in un incoerente simulacro costituzionale, che restò simile al modello originario unicamente per la sopravvivenza delle prerogative ufficialmente riconosciute al sovrano. In questo per la verità resistibile tramonto dello Statuto, il ruolo di Giolitti finì per essere quello di chi ne propiziò il collasso, e in qualche misura perfino lo inaugurò: non per una sua simpatia nei confronti di Mussolini e tantomeno del fascismo, ma per la sua natura di “figlio padrone” dello Stato liberale, ossia di profondo conoscitore del funzionamento, ma non della natura e della fragilità dell’ordine che pur egli aveva così a lungo retto.

L'autunno di Giolitti (1919-1928)

CHIAPELLO, Duccio
2014-01-01

Abstract

Questo lavoro non aspira a rivestire i connotati né di una biografia politica né di un excursus storico sull’ultimo decennio di Giovanni Giolitti, intendendo invece concentrarsi sull’autunno del grande statista nella misura in cui esso coincise con l'autunno dello Statuto Albertino, o, più precisamente, con la progressiva liquidazione del suo nucleo di democrazia rappresentativa. Attraverso le vicende dell’ultimo Giolitti, viene indagato da una prospettiva di primario interesse il processo che portò l’ordine liberale a degenerare, nella forma e ancor più nella sostanza, in un incoerente simulacro costituzionale, che restò simile al modello originario unicamente per la sopravvivenza delle prerogative ufficialmente riconosciute al sovrano. In questo per la verità resistibile tramonto dello Statuto, il ruolo di Giolitti finì per essere quello di chi ne propiziò il collasso, e in qualche misura perfino lo inaugurò: non per una sua simpatia nei confronti di Mussolini e tantomeno del fascismo, ma per la sua natura di “figlio padrone” dello Stato liberale, ossia di profondo conoscitore del funzionamento, ma non della natura e della fragilità dell’ordine che pur egli aveva così a lungo retto.
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