La presente ricerca prende le mosse dai recenti sviluppi del diritto europeo della concorrenza: in particolare la proposta di Direttiva relativa a determinate norme che regolamentano le azioni per il risarcimento del danno ai sensi della legislazione nazionale a seguito della violazione delle disposizioni del diritto della concorrenza degli Stati membri e dell'Unione europea e l’evoluzione giurisprudenziale nei casi Courage e Manfredi. Il crescente interesse mostrato da parte delle istituzioni europee verso il ruolo dei privati nell’applicazione delle norme a tutela della concorrenza e, al contempo, dello spazio da riservare alle rispettive situazioni giuridiche soggettive in tale settore ha spostato infatti l’attenzione dal versante di mera matrice pubblicistica della disciplina in esame su quello privatistico. L’apertura ai rimedi civilistici antitrust ha interessato naturalmente gli stessi Stati membri nei quali il decollo di simili azioni vacillava e fatica tuttora ad attecchire. Questo lavoro si propone invece di analizzare un aspetto di centrale rilevanza al quale tuttavia non è stata spesso apprestata la dovuta attenzione, per lo meno nel contesto europeo e nazionale, costituito dalla legittimazione attiva dei privati ad avanzare la pretesa risarcitoria. La condizione processuale in America è stata invece al centro di un acceso e vivace dibattito che ha coinvolto tanto il formante giurisprudenziale quanto quello legislativo nonché dottrinale. Lo studio intende, pertanto, offrire una panoramica degli sviluppi evolutivi della legittimazione dei singoli ad agire per il risarcimento dei danni subiti a causa di una condotta antitrust sia nel sistema europeo, in particolare in Italia, che in quello d’oltreoceano ed effettuare una comparazione degli ordinamenti giuridici coinvolti per una ulteriore riflessione sugli esiti talora difformi, talaltra concordi da questi raggiunti. L’indagine è dunque circoscritta ai presupposti che permettono di individuare l’attore privato quale soggetto legittimato a far valere la responsabilità patrimoniale delle imprese che hanno violato la disciplina antitrust. Il tema implica quindi una estesa applicazione del metodo comparato ed un attento esame dell’aquis communautaire sul punto. In sintesi lo studio ha ad oggetto l’analisi del diritto italiano, europeo e comparato ed è suddiviso in quattro sezioni. Il primo capitolo è dedicato alla posizione che occupa la legittimazione attiva antitrust dei privati all’interno dell’Unione Europea. A tale riguardo è opportuno precisare l’utilizzo in maniera alternativa dell’aggettivo europeo o comunitario a seconda che ci riferisca al periodo rispettivamente precedente o successivo all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha mutato la Comunità europea in Unione Europea (salvo l’utilizzo di “europeo” in senso generico). Tale capitolo è stato ulteriormente bipartito: ciascuna sezione raggruppa, in ordine cronologico, i principali interventi delle istituzioni europee sul tema del locus standi dei privati nel settore antitrust in base al valore, vincolante o meno, dei documenti prodotti. La prima parte è dedicata alla posizione della legittimazione ad agire antitrust nel quadro normativo: sorprenderà, ma forse non troppo, notare che il presupposto processuale è assente sia nei Trattati che negli atti di diritto derivato. I suoi primi richiami sono infatti da individuarsi nelle decisioni della Corte di Giustizia che, con argomenti di non sempre facile comprensione, ha apprestato una base giuridica al rimedio risarcitorio antitrust. La seconda sezione, passa invece in rassegna gli studi e i documenti che, seppur a carattere non vincolante, hanno contribuito notevolmente all’affermazione del ruolo dei privati nell’applicazione delle norme a tutela della concorrenza e hanno fornito il substrato giuridico all’attuale proposta di Direttiva avanzata dalla Commissione. Il secondo capitolo tratta dell’esperienza Italiana con particolare riguardo all’articolo 33 comma 2 della Legge 1990, il quale, pur prevedendo il rimedio risarcitorio, non individua tuttavia i soggetti legittimati ad esperirlo. Tra questi sono stati identificati, in modo alquanto controverso, i concorrenti e i consumatori dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, la quale non ha ancora avuto occasione di pronunciarsi su ulteriori classi di possibili attori. Il terzo capitolo si rivolge invece al contesto americano, termine di raffronto obbligato, dal momento che in esso la disciplina antitrust prende forma in maniera compiuta sia sul piano pubblicistico che privatistico. L’analisi avrà ad oggetto la cd antitrust standing doctrine costituita dalla Section 4 del Clayton Act, che riconosce sul piano legislativo la legittimazione dei privati ad esperire la tipica azione risarcitoria triplice, secondo l’interpretazione attribuita dalla corti federali ai singoli elementi che la compongono, nonché da altre due regole essenziali, elaborate dalla Corte Suprema, ossia l’antitrust injury doctrine e la indirect purchaser rule. È importante notare al riguardo che tale tipologia di standing individua dei requisiti da provare in via ulteriore rispetto all’ordinaria legittimazione ad agire sancita all’art. III della Costituzione USA, alla base di qualunque azione federale. L’ultimo capitolo vuole essere invece una riflessione in chiave comparata sull’analisi condotta nei precedenti capitoli. Si effettua inoltre un raffronto tra i diversi ruoli assegnati ai possibili attori nel contesto americano ed europeo, con particolare riguardo all’Italia.

La legittimazione attiva dei privati alla pretesa risarcitoria antitrust in Europa, Italia ed America: uno studio comparato.

TRITTO, ELENA ANTONELLA
2014-01-01

Abstract

La presente ricerca prende le mosse dai recenti sviluppi del diritto europeo della concorrenza: in particolare la proposta di Direttiva relativa a determinate norme che regolamentano le azioni per il risarcimento del danno ai sensi della legislazione nazionale a seguito della violazione delle disposizioni del diritto della concorrenza degli Stati membri e dell'Unione europea e l’evoluzione giurisprudenziale nei casi Courage e Manfredi. Il crescente interesse mostrato da parte delle istituzioni europee verso il ruolo dei privati nell’applicazione delle norme a tutela della concorrenza e, al contempo, dello spazio da riservare alle rispettive situazioni giuridiche soggettive in tale settore ha spostato infatti l’attenzione dal versante di mera matrice pubblicistica della disciplina in esame su quello privatistico. L’apertura ai rimedi civilistici antitrust ha interessato naturalmente gli stessi Stati membri nei quali il decollo di simili azioni vacillava e fatica tuttora ad attecchire. Questo lavoro si propone invece di analizzare un aspetto di centrale rilevanza al quale tuttavia non è stata spesso apprestata la dovuta attenzione, per lo meno nel contesto europeo e nazionale, costituito dalla legittimazione attiva dei privati ad avanzare la pretesa risarcitoria. La condizione processuale in America è stata invece al centro di un acceso e vivace dibattito che ha coinvolto tanto il formante giurisprudenziale quanto quello legislativo nonché dottrinale. Lo studio intende, pertanto, offrire una panoramica degli sviluppi evolutivi della legittimazione dei singoli ad agire per il risarcimento dei danni subiti a causa di una condotta antitrust sia nel sistema europeo, in particolare in Italia, che in quello d’oltreoceano ed effettuare una comparazione degli ordinamenti giuridici coinvolti per una ulteriore riflessione sugli esiti talora difformi, talaltra concordi da questi raggiunti. L’indagine è dunque circoscritta ai presupposti che permettono di individuare l’attore privato quale soggetto legittimato a far valere la responsabilità patrimoniale delle imprese che hanno violato la disciplina antitrust. Il tema implica quindi una estesa applicazione del metodo comparato ed un attento esame dell’aquis communautaire sul punto. In sintesi lo studio ha ad oggetto l’analisi del diritto italiano, europeo e comparato ed è suddiviso in quattro sezioni. Il primo capitolo è dedicato alla posizione che occupa la legittimazione attiva antitrust dei privati all’interno dell’Unione Europea. A tale riguardo è opportuno precisare l’utilizzo in maniera alternativa dell’aggettivo europeo o comunitario a seconda che ci riferisca al periodo rispettivamente precedente o successivo all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha mutato la Comunità europea in Unione Europea (salvo l’utilizzo di “europeo” in senso generico). Tale capitolo è stato ulteriormente bipartito: ciascuna sezione raggruppa, in ordine cronologico, i principali interventi delle istituzioni europee sul tema del locus standi dei privati nel settore antitrust in base al valore, vincolante o meno, dei documenti prodotti. La prima parte è dedicata alla posizione della legittimazione ad agire antitrust nel quadro normativo: sorprenderà, ma forse non troppo, notare che il presupposto processuale è assente sia nei Trattati che negli atti di diritto derivato. I suoi primi richiami sono infatti da individuarsi nelle decisioni della Corte di Giustizia che, con argomenti di non sempre facile comprensione, ha apprestato una base giuridica al rimedio risarcitorio antitrust. La seconda sezione, passa invece in rassegna gli studi e i documenti che, seppur a carattere non vincolante, hanno contribuito notevolmente all’affermazione del ruolo dei privati nell’applicazione delle norme a tutela della concorrenza e hanno fornito il substrato giuridico all’attuale proposta di Direttiva avanzata dalla Commissione. Il secondo capitolo tratta dell’esperienza Italiana con particolare riguardo all’articolo 33 comma 2 della Legge 1990, il quale, pur prevedendo il rimedio risarcitorio, non individua tuttavia i soggetti legittimati ad esperirlo. Tra questi sono stati identificati, in modo alquanto controverso, i concorrenti e i consumatori dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, la quale non ha ancora avuto occasione di pronunciarsi su ulteriori classi di possibili attori. Il terzo capitolo si rivolge invece al contesto americano, termine di raffronto obbligato, dal momento che in esso la disciplina antitrust prende forma in maniera compiuta sia sul piano pubblicistico che privatistico. L’analisi avrà ad oggetto la cd antitrust standing doctrine costituita dalla Section 4 del Clayton Act, che riconosce sul piano legislativo la legittimazione dei privati ad esperire la tipica azione risarcitoria triplice, secondo l’interpretazione attribuita dalla corti federali ai singoli elementi che la compongono, nonché da altre due regole essenziali, elaborate dalla Corte Suprema, ossia l’antitrust injury doctrine e la indirect purchaser rule. È importante notare al riguardo che tale tipologia di standing individua dei requisiti da provare in via ulteriore rispetto all’ordinaria legittimazione ad agire sancita all’art. III della Costituzione USA, alla base di qualunque azione federale. L’ultimo capitolo vuole essere invece una riflessione in chiave comparata sull’analisi condotta nei precedenti capitoli. Si effettua inoltre un raffronto tra i diversi ruoli assegnati ai possibili attori nel contesto americano ed europeo, con particolare riguardo all’Italia.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
LA LEGITTIMAZIONE ATTIVA DEI PRIVATI ALLA PRETESA RISARCITORIA ANTITRUST IN EUROPA, ITALIA ED AMERICA UNO STUDIO COMPARATO.pdf

accesso aperto

Tipologia: Altro materiale allegato (es. Copertina, Indice, Materiale supplementare, Abstract, Brevetti Spin-off, Start-up etc.)
Licenza: DRM non definito
Dimensione 1.93 MB
Formato Adobe PDF
1.93 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/192688
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact