Il prefisso meta che precede physica è preposizione che, con l’accusativo assume sia il significato di “dopo” che dell’andare oltre, verso. Il termine greco ha però anche un uso avverbiale, significando “tra”, “insieme”, “in mezzo”. Tale funzione avverbiale appartiene alle preposizioni laddove non introducono un complemento, cosa che motiva anche grammaticalmente l’uso, di recente proposto, di meta come “funzione”. In questo senso, ossia nel senso di “funzione”, meta è stato interpretato, tra i primi, da Stanilas Breton, il quale ne ha rimarcato il carattere di quella funzione “menica” che fa del dimorare anche un oltrepassare, essere verso, andare oltre. Ché questo è il cuore della definizione della “funzione meta-” di Breton, ossia una formula generata dal «transito che poesia, fede cristiana, filosofia, scienza […], hanno tentato di tradurre nei rispettivi linguaggi». Se per Breton la “funzione meta-” è tensione ad andare oltre che si dà nella figura della metastasi (o l’instabilità della figura aperta sull’infinito), della metafora (o il movimento di trasporto verso l’alto o verso altro) e della metamorfosi (o la trasformazione), per Paul Ricoeur, che nel 1983, in occasione del centenario della «Revue de Métaphysique et de Morale» ha concentrato la sua attenzione, è quanto può rendere possibile il passaggio dalla metafisica alla morale. Meta ha, per Ricoeur, quel valore di (trans)portare “tra” che induce ad andare oltre e che conduce oltre, dichiarando che ciò che in apparenza sembra un abisso aperto tra due inconciliabili (nel caso di Ricoeur, metafisica e morale), in realtà è scarto che “si” attraversa.
Su un possibile significato della "funzione meta-"
CANULLO, Carla
2014-01-01
Abstract
Il prefisso meta che precede physica è preposizione che, con l’accusativo assume sia il significato di “dopo” che dell’andare oltre, verso. Il termine greco ha però anche un uso avverbiale, significando “tra”, “insieme”, “in mezzo”. Tale funzione avverbiale appartiene alle preposizioni laddove non introducono un complemento, cosa che motiva anche grammaticalmente l’uso, di recente proposto, di meta come “funzione”. In questo senso, ossia nel senso di “funzione”, meta è stato interpretato, tra i primi, da Stanilas Breton, il quale ne ha rimarcato il carattere di quella funzione “menica” che fa del dimorare anche un oltrepassare, essere verso, andare oltre. Ché questo è il cuore della definizione della “funzione meta-” di Breton, ossia una formula generata dal «transito che poesia, fede cristiana, filosofia, scienza […], hanno tentato di tradurre nei rispettivi linguaggi». Se per Breton la “funzione meta-” è tensione ad andare oltre che si dà nella figura della metastasi (o l’instabilità della figura aperta sull’infinito), della metafora (o il movimento di trasporto verso l’alto o verso altro) e della metamorfosi (o la trasformazione), per Paul Ricoeur, che nel 1983, in occasione del centenario della «Revue de Métaphysique et de Morale» ha concentrato la sua attenzione, è quanto può rendere possibile il passaggio dalla metafisica alla morale. Meta ha, per Ricoeur, quel valore di (trans)portare “tra” che induce ad andare oltre e che conduce oltre, dichiarando che ciò che in apparenza sembra un abisso aperto tra due inconciliabili (nel caso di Ricoeur, metafisica e morale), in realtà è scarto che “si” attraversa.File | Dimensione | Formato | |
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