Tradizionalmente le proposizioni che esprimono un rapporto di causa a conseguenza sono analizzate mediante il ricorso a criteri di carattere formale: tipo di connettivo, presenza dell’elemento intensificatore, successione delle subordinate, ecc.; ma in realtà tali proposizioni ben si prestano a un’analisi condotta con criteri pragmatici. Infatti «il significato del costrutto consecutivo somma due valori semantici distinti: l’intensificazione e il legame tra le proposizioni riunite nella correlazione» (Ferrari 1990: 53). All’interno di tali proposizioni notiamo una polarità tra “componente emotiva” e “componente logica” (Ferrari 1994, Hybertie 1996); la prima si evidenzia mediante la presenza di un avverbio o di un aggettivo intensificatore nella frase principale, la seconda si ha in quelle proposizioni che pongono in relazione due blocchi di discorso più estesi (si tratta di quelle che in Dardano/Frenguelli/Pelo 1998 vengono definite “consecutive interperiodali”). Tale polarità ha effetti sulla scelta dei connettivi, sul valore pragmatico e sulla struttura informazionale dell’enunciato. Esiste inoltre un rapporto tra il tipo di testo (documentario, narrativo, argomentativo ecc.), e le situazioni discorsive ed espressive nelle quali ricorre di preferenza la consecuzione. Nei testi letterari dei primi secoli la presenza delle proposizioni consecutive appare spesso in corrispondenza di determinate situazioni: per quanto riguarda la poesia, Boyde (1971: 170-173) e Agostini (1978: 385-386) hanno osservato che nella Vita nova gli effetti della visione-presenza della donna angelicata sono resi spesso mediante la consecuzione, che in quest’opera raggiunge un’alta frequenza. Sulla base di tali presupposti, s’intende analizzare un corpus di testi in prosa e poesia dei secoli XIII e XIV al fine di definire: 1. quali effetti di senso si ottengono scegliendo le proposizioni consecutive in luogo di sequenze paratattiche ed, eventualmente, in luogo di secondarie semanticamente affini; 2. in quali testi e in quali tipi di tradizioni discorsive la consecuzione è usata con maggiore frequenza; 3. qual è il rapporto tra tipo di testo o di situazione discorsiva e tipo di consecutiva usata e, infine, 4. come la consecutiva contribuisce alla distribuzione dell’informazione all’interno dei testi.
Pragmatica della consecuzione in italiano antico
FRENGUELLI, GIANLUCA
2012-01-01
Abstract
Tradizionalmente le proposizioni che esprimono un rapporto di causa a conseguenza sono analizzate mediante il ricorso a criteri di carattere formale: tipo di connettivo, presenza dell’elemento intensificatore, successione delle subordinate, ecc.; ma in realtà tali proposizioni ben si prestano a un’analisi condotta con criteri pragmatici. Infatti «il significato del costrutto consecutivo somma due valori semantici distinti: l’intensificazione e il legame tra le proposizioni riunite nella correlazione» (Ferrari 1990: 53). All’interno di tali proposizioni notiamo una polarità tra “componente emotiva” e “componente logica” (Ferrari 1994, Hybertie 1996); la prima si evidenzia mediante la presenza di un avverbio o di un aggettivo intensificatore nella frase principale, la seconda si ha in quelle proposizioni che pongono in relazione due blocchi di discorso più estesi (si tratta di quelle che in Dardano/Frenguelli/Pelo 1998 vengono definite “consecutive interperiodali”). Tale polarità ha effetti sulla scelta dei connettivi, sul valore pragmatico e sulla struttura informazionale dell’enunciato. Esiste inoltre un rapporto tra il tipo di testo (documentario, narrativo, argomentativo ecc.), e le situazioni discorsive ed espressive nelle quali ricorre di preferenza la consecuzione. Nei testi letterari dei primi secoli la presenza delle proposizioni consecutive appare spesso in corrispondenza di determinate situazioni: per quanto riguarda la poesia, Boyde (1971: 170-173) e Agostini (1978: 385-386) hanno osservato che nella Vita nova gli effetti della visione-presenza della donna angelicata sono resi spesso mediante la consecuzione, che in quest’opera raggiunge un’alta frequenza. Sulla base di tali presupposti, s’intende analizzare un corpus di testi in prosa e poesia dei secoli XIII e XIV al fine di definire: 1. quali effetti di senso si ottengono scegliendo le proposizioni consecutive in luogo di sequenze paratattiche ed, eventualmente, in luogo di secondarie semanticamente affini; 2. in quali testi e in quali tipi di tradizioni discorsive la consecuzione è usata con maggiore frequenza; 3. qual è il rapporto tra tipo di testo o di situazione discorsiva e tipo di consecutiva usata e, infine, 4. come la consecutiva contribuisce alla distribuzione dell’informazione all’interno dei testi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.