Il vasto movimento di confluenza stilistica che a partire dall’ultimo terzo degli anni Sessanta ha determinato la sovrapposizione delle tradizioni jazz e rock è una delle più genuine espressioni di quella nuova sensibilità all’origine dei profondi mutamenti antropologici, sociali e politici che hanno investito in quel periodo le società non solo occidentali. L’esigenza di un nuovo tipo di autenticità artistica aveva prodotto nel jazz l’emergere di nuovi ruoli, radicati in un profondo engagement politico o spirituale, volto a conferire alla musica una specifica qualità sciamanica di rivelazione del reale. La figura di John Coltrane (1926-1967), è in questo senso fortemente emblematica. Questa ricerca di uno spazio acustico tribale comportava l’abbandono della linearità finalistica insita nelle strutture tonali, per abbracciare la staticità di elementi modali e la centralità del complesso timbrico-fonico, che si andava orientando verso le acquisizioni elettroacustiche del rock, quasi esemplando artisticamente la consapevolezza antropologica di un parallelismo tra le civiltà orali arcaiche la contemporanea cultura audiotattile elettronica. Da parte della tradizione originatasi dal rock and roll, ciò significava attingere a nuovi livelli di responsabilità etica ed estetica, attraverso l’insorgenza di un virtuosismo sino ad allora inusitato, con l’utilizzo di estese improvvisazioni strumentali, per lo più chitarristiche – in Gran Bretagna i Cream di Eric Clapton (1945), negli USA Jimi Hendrix (1942-1970), Frank Zappa (1940-1993), i Grateful Dead di Jerry Garcia (1942-1995) – e la ricerca di una funzione trascendente e conoscitiva del messaggio artistico anche mediante stati coscienziali artificialmente alterati. Il jazz-rock segna il momento in cui gli apporti specificamente europei, nella storia del jazz, si pongono sullo stesso piano di quelli americani, contribuendo a determinare i connotati identitari di un nuovo stile.
Il jazz-rock europeo
CAPORALETTI, VINCENZO
2016-01-01
Abstract
Il vasto movimento di confluenza stilistica che a partire dall’ultimo terzo degli anni Sessanta ha determinato la sovrapposizione delle tradizioni jazz e rock è una delle più genuine espressioni di quella nuova sensibilità all’origine dei profondi mutamenti antropologici, sociali e politici che hanno investito in quel periodo le società non solo occidentali. L’esigenza di un nuovo tipo di autenticità artistica aveva prodotto nel jazz l’emergere di nuovi ruoli, radicati in un profondo engagement politico o spirituale, volto a conferire alla musica una specifica qualità sciamanica di rivelazione del reale. La figura di John Coltrane (1926-1967), è in questo senso fortemente emblematica. Questa ricerca di uno spazio acustico tribale comportava l’abbandono della linearità finalistica insita nelle strutture tonali, per abbracciare la staticità di elementi modali e la centralità del complesso timbrico-fonico, che si andava orientando verso le acquisizioni elettroacustiche del rock, quasi esemplando artisticamente la consapevolezza antropologica di un parallelismo tra le civiltà orali arcaiche la contemporanea cultura audiotattile elettronica. Da parte della tradizione originatasi dal rock and roll, ciò significava attingere a nuovi livelli di responsabilità etica ed estetica, attraverso l’insorgenza di un virtuosismo sino ad allora inusitato, con l’utilizzo di estese improvvisazioni strumentali, per lo più chitarristiche – in Gran Bretagna i Cream di Eric Clapton (1945), negli USA Jimi Hendrix (1942-1970), Frank Zappa (1940-1993), i Grateful Dead di Jerry Garcia (1942-1995) – e la ricerca di una funzione trascendente e conoscitiva del messaggio artistico anche mediante stati coscienziali artificialmente alterati. Il jazz-rock segna il momento in cui gli apporti specificamente europei, nella storia del jazz, si pongono sullo stesso piano di quelli americani, contribuendo a determinare i connotati identitari di un nuovo stile.File | Dimensione | Formato | |
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