Con la sua ricerca di fenomenologia della vita A.-T. Tymieniecka ha consapevolmente perseguito l’intento originario della metafisica che, quale philosophia prima o «scienza che considera l’essere in quanto essere», risponde all’esigenza di «salvare i fenomeni» dalla dispersione tramite l’approntamento di una rete teoretica di senso che tutti li possa raccogliere, a ciascuno conferendo il suo proprio posto. Praticando un’opera di riseminazione intuitiva, Anna-Teresa Tymieniecka intraprende una «fenomenologia della fenomenologia» che, epochizzando la fenomenologia classica dalle incrostazioni dei pregiudizi e dei sedimenti abitudinari della scienza e della conoscenza ingenua, ha posto nuovamente in comunicazione con la vita il Phänomenologisieren, estenuato dall’unilaterale perseguimento metodico dell’elevazione al piano trascendentale di intuizioni divenute generiche in quanto non più attuali né sperimentate, per la ripresa della sua marcia progressiva nella direzione metafisica del fondamento ultimo. Un vero e proprio avanzamento della filosofia dell’essere si delinea a partire dalla semplice intuizione della «fenomenologia della vita come il punto di inizio della filosofia» e dal conseguente rinvenimento del principio dell’essere non in un Ente, sia pure sommo, ma nella ontopoiesi della vita, il cui logos non è univoco né analogico ma metamorfico, come si conviene a ciò che è vivente per i viventi. Attenendoci all’ontopoiesi della vita possiamo percorrere tutti i livelli dell’essere naturale, inorganico e organico, e morale; di qui possiamo sporgerci sul soprannaturale e attingere il divino, raggiungendo «la pienezza del logos in chiave vitale»: in logos omnia! E’ in questo senso che la fenomenologia della vita può rappresentare una prova di sistema metafisico, anche se la vittoria dell’essere ontopoietico sul nulla è ancora da guadagnare.
La fenomenologia della vita di Anna-Teresa Tymieniecka. Prova di sistema
VERDUCCI, Daniela
2012-01-01
Abstract
Con la sua ricerca di fenomenologia della vita A.-T. Tymieniecka ha consapevolmente perseguito l’intento originario della metafisica che, quale philosophia prima o «scienza che considera l’essere in quanto essere», risponde all’esigenza di «salvare i fenomeni» dalla dispersione tramite l’approntamento di una rete teoretica di senso che tutti li possa raccogliere, a ciascuno conferendo il suo proprio posto. Praticando un’opera di riseminazione intuitiva, Anna-Teresa Tymieniecka intraprende una «fenomenologia della fenomenologia» che, epochizzando la fenomenologia classica dalle incrostazioni dei pregiudizi e dei sedimenti abitudinari della scienza e della conoscenza ingenua, ha posto nuovamente in comunicazione con la vita il Phänomenologisieren, estenuato dall’unilaterale perseguimento metodico dell’elevazione al piano trascendentale di intuizioni divenute generiche in quanto non più attuali né sperimentate, per la ripresa della sua marcia progressiva nella direzione metafisica del fondamento ultimo. Un vero e proprio avanzamento della filosofia dell’essere si delinea a partire dalla semplice intuizione della «fenomenologia della vita come il punto di inizio della filosofia» e dal conseguente rinvenimento del principio dell’essere non in un Ente, sia pure sommo, ma nella ontopoiesi della vita, il cui logos non è univoco né analogico ma metamorfico, come si conviene a ciò che è vivente per i viventi. Attenendoci all’ontopoiesi della vita possiamo percorrere tutti i livelli dell’essere naturale, inorganico e organico, e morale; di qui possiamo sporgerci sul soprannaturale e attingere il divino, raggiungendo «la pienezza del logos in chiave vitale»: in logos omnia! E’ in questo senso che la fenomenologia della vita può rappresentare una prova di sistema metafisico, anche se la vittoria dell’essere ontopoietico sul nulla è ancora da guadagnare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.