Nella Sicilia Sud-orientale, dove la presenza di immigrati attivi nelle produzioni orticole in serra è rilevante e indispensabile, gli assetti produttivi e residenziali si sono modificati nel tempo per la necessità di dare alloggio non fortuito ai lavoratori immigrati e alle loro famiglie. La presenza di immigrati attivi in agricoltura è significativa sia per il settore primario sia per la qualità urbanistica dei centri urbani e delle campagne. La ricerca è stata svolta col metodo qualitativo, attraverso una dozzina di interviste Face-to-Face a interlocutori privilegiati, attivi nei settori produttivi, nelle professioni, nell’amministrazione pubblica e nella comunità di immigrati. L’analisi dei dati rilevati permette di affermare che la presenza degli immigrati è sufficientemente tollerata dai residenti, che volentieri cedono in affitto abitazioni prevalentemente localizzate nei centri urbani ma in cattivo stato di manutenzione. Le parti abbandonate o degradate dei centri urbani sono rivitalizzate dalla presenza di immigrati che animano il mercato degli affitti anche per immobili “fatiscenti”, non usati dagli italiani. Gli imprenditori agricoli concedono in uso costruzioni rurali, a volte come integrazione salariale, e allo scopo di esercitare un controllo diretto sulla forza lavoro. Dopo il primo ambientamento, durante il quale sono disponibili anche ad abitare in residenze molto degradate, i lavoratori immigrati preferiscono le abitazioni urbane, intorno alle quali ricostruiscono la presenza di piccoli commerci specializzati rispetto alle loro preferenze (macellerie, drogherie). L’azione degli enti locali è ritenuta insufficiente ed è supplita dall’azione di associazioni di volontariato e di parrocchie, anche per mancanza di fondi pubblici da destinare sia all’accoglienza sia alle politiche di edilizia popolare. Nonostante la disponibilità ad accettare la presenza di comunità estranee alla cultura locale, la maggior parte dei residenti intervistati ritiene che le amministrazioni di ogni livello dovrebbero sentire maggiormente il compito di formulare politiche abitative destinate ad alleviare il disagio abitativo e di convivenza tra comunità diverse.
Il ruolo degli immigrati nell’integrazione d’uso del territorio urbano e rurale. Il caso della Sicilia Sud-orientale.
CORINTO, GIAN LUIGI
2014-01-01
Abstract
Nella Sicilia Sud-orientale, dove la presenza di immigrati attivi nelle produzioni orticole in serra è rilevante e indispensabile, gli assetti produttivi e residenziali si sono modificati nel tempo per la necessità di dare alloggio non fortuito ai lavoratori immigrati e alle loro famiglie. La presenza di immigrati attivi in agricoltura è significativa sia per il settore primario sia per la qualità urbanistica dei centri urbani e delle campagne. La ricerca è stata svolta col metodo qualitativo, attraverso una dozzina di interviste Face-to-Face a interlocutori privilegiati, attivi nei settori produttivi, nelle professioni, nell’amministrazione pubblica e nella comunità di immigrati. L’analisi dei dati rilevati permette di affermare che la presenza degli immigrati è sufficientemente tollerata dai residenti, che volentieri cedono in affitto abitazioni prevalentemente localizzate nei centri urbani ma in cattivo stato di manutenzione. Le parti abbandonate o degradate dei centri urbani sono rivitalizzate dalla presenza di immigrati che animano il mercato degli affitti anche per immobili “fatiscenti”, non usati dagli italiani. Gli imprenditori agricoli concedono in uso costruzioni rurali, a volte come integrazione salariale, e allo scopo di esercitare un controllo diretto sulla forza lavoro. Dopo il primo ambientamento, durante il quale sono disponibili anche ad abitare in residenze molto degradate, i lavoratori immigrati preferiscono le abitazioni urbane, intorno alle quali ricostruiscono la presenza di piccoli commerci specializzati rispetto alle loro preferenze (macellerie, drogherie). L’azione degli enti locali è ritenuta insufficiente ed è supplita dall’azione di associazioni di volontariato e di parrocchie, anche per mancanza di fondi pubblici da destinare sia all’accoglienza sia alle politiche di edilizia popolare. Nonostante la disponibilità ad accettare la presenza di comunità estranee alla cultura locale, la maggior parte dei residenti intervistati ritiene che le amministrazioni di ogni livello dovrebbero sentire maggiormente il compito di formulare politiche abitative destinate ad alleviare il disagio abitativo e di convivenza tra comunità diverse.File | Dimensione | Formato | |
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