Principio di proporzionalità. Profili di teoria generale e di analisi sistematica.

Il volume muove dalla considerazione del recepimento nel nostro ordinamento amministrativo dei principi comunitari e, nello specifico, del principio di proporzionalità. La domanda di fondo è se tale recepimento si limiti ad una questione meramente nominale, oppure abbia conseguenze sostanziali sull'intensità e sull'incisività del controllo del potere da parte del Giudice. Basta cioè, come finora fa la nostra giurisprudenza, mutare terminologia e sostituire le vecchie nozioni della (irr)ragionevolezza, della (il)logicità, della (ir)razionalità, di (in)giustizia etc. - con la nuova nozione di (s)proporzionalità, per ritenere (illuderci) che questo nuovo principio venga da noi applicato? Quanto poi al rapporto fra sindacato di eccesso di potere e controllo di proporzionalità, nel volume si rileva che il primo è tendenzialmente sintomatico, riguarda esclusivamente il processo, si ferma ai margini dell’apprezzamento del fatto e della ponderazione degli interessi: una sorta di fumus boni iuris su cui si fonda l’annullamento dell’atto. Il secondo invece (controllo di proporzionalità) è tendenzialmente eziologico, si applica parallelamente e in ugual misura tanto nel processo (in seconda battuta) quanto il procedimento (in prima battuta), entra dinamicamente nella determinazione della clausola generale con la scansione (rigorosamente) separata dei suoi tre test e avvalendosi di standard offerti puntualmente dalla ragionevolezza nel proprio contesto di appartenenza, separando chirurgicamente i momenti della sussunzione del fatto sotto la norma da quelli del bilanciamento degli interessi e dei principi giuridici dai quali gli interessi stessi traggono forza. In definitiva lo studio è volto a comprendere se con la proporzionalità può/deve modificare da noi qualcosa di importante rispetto al passato.