Il saggio è contenuto nel volume Les échanges religieux entre l’Italie et la France, 1760-1850. Regards croisés – Scambi religiosi tra Francia e Italia, 1760-1850. Sguardi incrociati. Textes réunis par Frédéric Meyer et Sylvain Milbach, Chambéry, Université de Savoie, 2010, frutto di una ricerca italo-francese. Esso prende in esame, sulla base della pubblicistica dell’epoca, la vicenda delle Amicizie cristiane, inedita rete di sociabilità e di circolazione delle idee dagli anni Ottanta del Settecento alla Restaurazione. Le Amicizie rappresentano infatti il contesto associativo in cui sorgono numerose proposte ed esperienze culturali, educative, missionarie, con la consapevolezza, incerta nelle espressioni ma assai chiara nella sostanza, dell’irreversibile mutamento in atto nella società. La fine dell’assetto cetuale e corporativo dell’ancien régime e l’affermazione dello Stato moderno portano quest’ultimo ad assumere nuovi compiti nella vita religiosa e sociale, con la nascita di un ordine politico sempre meno legato alla forma storica della cristianità. All’indomani della soppressione della Compagnia di Gesù, Nikolaus Joseph Albert von Diessbach – patrizio bernese, ufficiale del re di Sardegna, convertitosi al cattolicesimo e divenuto gesuita dopo la morte della moglie – fonda a Torino il nuovo movimento, che trova una larga diffusione lungo una linea che da Parigi, dalla Savoia e dalla Svizzera romanda raggiunge Milano, Verona, Firenze e la stessa Vienna, grazie a un’apologetica diversa, proprio perché rivolta a contrastare un altro tipo di lontananza dalla fede religiosa. Se per gli ultimi due decenni del secolo XVIII non è possibile risalire all’esistenza di altre fondazioni dell’Amicizia, anche per la situazione creatasi con il Triennio rivoluzionario, è però interessante notare come, con la ripresa delle attività agli inizi del secolo successivo, si possa riscontrare una vicinanza con altre associazioni soprattutto di natura caritativa. È il caso di Milano, in cui all’ambiente dell’Amicizia si lega dal 1801 la Pia Unione di carità e beneficenza, dedita all’antica pratica della “visita” ai ricoverati degli ospedali, in rapporto con l’Evangelica Fratellanza sorta a Verona nel 1796; ma è altresì il caso di Firenze, in cui la presenza dell’Amicizia è contemporanea a quella della Società per le Ancelle della carità, operante dal 1806. Alla polemica contro gli “spiriti forti” e il giansenismo fa dunque séguito una fase di grande sviluppo, che trova un immediato riscontro nelle realizzazioni educative e sociali. Questo avviene grazie anche a un modello libero e volontario di associazione, presente fin dall’inizio all’interno delle Amicizie e che mette in primo piano i laici e le donne, da una parte più attento ai mutamenti della società e dall’altra neppure colpito dalle soppressioni, anzi con il vantaggio di poter ottenere con una certa facilità un riconoscimento pubblico, all’interno di una società non più disposta ad ammettere un ruolo privilegiato per la Chiesa ma non ostile a interventi rivolti alla pubblica utilità. A Milano, come a Bergamo e in altri contesti, il volontariato ospedaliero si accompagna subito a una moderna opera di assistenza sociale, di scuola popolare, di associazionismo giovanile, che si colloca alle origini della rinascita cattolica del primo Ottocento. Lo dimostra anche la vasta eco in questi ambienti della ripresa missionaria che aveva il suo centro nell’Œuvre de la Propagation de la Foi di Lione, come pure un’attività culturale e pubblicistica di segno nuovo che coinvolge figure come il giovane Antonio Rosmini.

Le "Amicizie" - Reti di sociabilità sui due versanti delle Alpi

BRESSAN, EDOARDO
2010-01-01

Abstract

Il saggio è contenuto nel volume Les échanges religieux entre l’Italie et la France, 1760-1850. Regards croisés – Scambi religiosi tra Francia e Italia, 1760-1850. Sguardi incrociati. Textes réunis par Frédéric Meyer et Sylvain Milbach, Chambéry, Université de Savoie, 2010, frutto di una ricerca italo-francese. Esso prende in esame, sulla base della pubblicistica dell’epoca, la vicenda delle Amicizie cristiane, inedita rete di sociabilità e di circolazione delle idee dagli anni Ottanta del Settecento alla Restaurazione. Le Amicizie rappresentano infatti il contesto associativo in cui sorgono numerose proposte ed esperienze culturali, educative, missionarie, con la consapevolezza, incerta nelle espressioni ma assai chiara nella sostanza, dell’irreversibile mutamento in atto nella società. La fine dell’assetto cetuale e corporativo dell’ancien régime e l’affermazione dello Stato moderno portano quest’ultimo ad assumere nuovi compiti nella vita religiosa e sociale, con la nascita di un ordine politico sempre meno legato alla forma storica della cristianità. All’indomani della soppressione della Compagnia di Gesù, Nikolaus Joseph Albert von Diessbach – patrizio bernese, ufficiale del re di Sardegna, convertitosi al cattolicesimo e divenuto gesuita dopo la morte della moglie – fonda a Torino il nuovo movimento, che trova una larga diffusione lungo una linea che da Parigi, dalla Savoia e dalla Svizzera romanda raggiunge Milano, Verona, Firenze e la stessa Vienna, grazie a un’apologetica diversa, proprio perché rivolta a contrastare un altro tipo di lontananza dalla fede religiosa. Se per gli ultimi due decenni del secolo XVIII non è possibile risalire all’esistenza di altre fondazioni dell’Amicizia, anche per la situazione creatasi con il Triennio rivoluzionario, è però interessante notare come, con la ripresa delle attività agli inizi del secolo successivo, si possa riscontrare una vicinanza con altre associazioni soprattutto di natura caritativa. È il caso di Milano, in cui all’ambiente dell’Amicizia si lega dal 1801 la Pia Unione di carità e beneficenza, dedita all’antica pratica della “visita” ai ricoverati degli ospedali, in rapporto con l’Evangelica Fratellanza sorta a Verona nel 1796; ma è altresì il caso di Firenze, in cui la presenza dell’Amicizia è contemporanea a quella della Società per le Ancelle della carità, operante dal 1806. Alla polemica contro gli “spiriti forti” e il giansenismo fa dunque séguito una fase di grande sviluppo, che trova un immediato riscontro nelle realizzazioni educative e sociali. Questo avviene grazie anche a un modello libero e volontario di associazione, presente fin dall’inizio all’interno delle Amicizie e che mette in primo piano i laici e le donne, da una parte più attento ai mutamenti della società e dall’altra neppure colpito dalle soppressioni, anzi con il vantaggio di poter ottenere con una certa facilità un riconoscimento pubblico, all’interno di una società non più disposta ad ammettere un ruolo privilegiato per la Chiesa ma non ostile a interventi rivolti alla pubblica utilità. A Milano, come a Bergamo e in altri contesti, il volontariato ospedaliero si accompagna subito a una moderna opera di assistenza sociale, di scuola popolare, di associazionismo giovanile, che si colloca alle origini della rinascita cattolica del primo Ottocento. Lo dimostra anche la vasta eco in questi ambienti della ripresa missionaria che aveva il suo centro nell’Œuvre de la Propagation de la Foi di Lione, come pure un’attività culturale e pubblicistica di segno nuovo che coinvolge figure come il giovane Antonio Rosmini.
2010
9782915797619
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