Le trasformazioni socio-culturali, verificatesi in questi ultimi trent’anni nel territorio italiano, hanno determinato la nascita di nuove tipologie familiari: le famiglie separate/divorziate, le famiglie monogenitoriali, le famiglie unipersonali e le famiglie ricostituite in seconde nozze o in convivenza more uxorio. Tali situazioni hanno portato le persone interessate da tali circostanze a vivere e progettare la propria famiglia secondo orientamenti diversi da quelli originari, così come anche la stessa genitorialità, che talvolta non è più identificabile nella naturale prosecuzione della coniugalità. La genitorialità, infatti, può essere esercitata all’interno non solo della propria famiglia, ma anche all’esterno: ne sono esempi i casi di separazione e di divorzio, nonché le ricostituzioni familiari. In tale prospettiva, non ci si può più esimere dal riflettere sulla modificazione dei ruoli genitoriali e su come le scienze dell’educazione e non solo possono contribuire alla formazione e al miglioramento di strutture atte a sostenere e a orientare, in primo luogo, i genitori e coerentemente gli altri componenti della famiglia ormai divisa. Alla luce di ciò e in funzione della seconda parte del presente lavoro, che verterà su che cosa la pedagogia sociale e la pedagogia della famiglia possono proporre sul piano prassico, si è ritenuto necessario, da una parte, rilevare e analizzare le pluralità familiari attuali, derivanti dall’instabilità coniugale e, dall’altra, presentare e interpretare pedagogicamente le politiche di sostegno alle famiglie emanate negli ultimi tempi. Avvalendosi, inoltre, dei dati statistici elaborati dall’Istituto nazionale di statistica italiano, si è confermata l’ipotesi che oggi la varietà dei modelli familiari attualmente esistenti, peraltro sempre in continuo aumento, deriva non solo dalle leggi sul divorzio, ma anche da un cambiamento degli orientamenti axiologici propri degli stessi componenti delle famiglie. È ben evidente, dunque, quanto il tema del sostegno alla coniugalità e alla genitorialità si stia facendo sempre più urgente e quanto sia necessario, mai come oggi, mettere a punto nuovi strumenti, nuovi servizi che rispondano veramente alle domande pressanti di una società e di un sistema familiare che si stanno complessificando sempre più. Le leggi prese in esame nel secondo capitolo, ossia le «Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza», la «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» e le «Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli», possono sostenere, e in parte già lo stanno facendo, anche se in maniera isolata e discontinua, la realizzazione e la diffusione dei centri di mediazione familiare. Da qui, le proposte: una teorica e una da attuare sul campo. La prima vede nell’elaborazione del modello di mediazione educativa familiare una possibile risposta al bisogno emergente di educazione da parte delle famiglie o pure di richiamo all’educazione da parte di chi è impegnato nel sociale. La seconda, individua nel «Centro di mediazione educativa familiare», uno “spazio” nel quale si può offrire, a quanti lo desiderano, un’opportunità dove, alla luce della propria situazione e attraverso tecniche di colloquio adeguate, ri-organizzare e ri-progettare, sul piano relazionale ed educativo, una struttura familiare diversa da quella iniziale, predisponendosi e guardando al futuro nella direzione di una prospettiva più responsabile, libera e autonoma.

La mediazione educativa familiare. Una risorsa formativa per le famiglie separate, divorziate e ricostituite

SIRIGNANO, CHIARA
2010-01-01

Abstract

Le trasformazioni socio-culturali, verificatesi in questi ultimi trent’anni nel territorio italiano, hanno determinato la nascita di nuove tipologie familiari: le famiglie separate/divorziate, le famiglie monogenitoriali, le famiglie unipersonali e le famiglie ricostituite in seconde nozze o in convivenza more uxorio. Tali situazioni hanno portato le persone interessate da tali circostanze a vivere e progettare la propria famiglia secondo orientamenti diversi da quelli originari, così come anche la stessa genitorialità, che talvolta non è più identificabile nella naturale prosecuzione della coniugalità. La genitorialità, infatti, può essere esercitata all’interno non solo della propria famiglia, ma anche all’esterno: ne sono esempi i casi di separazione e di divorzio, nonché le ricostituzioni familiari. In tale prospettiva, non ci si può più esimere dal riflettere sulla modificazione dei ruoli genitoriali e su come le scienze dell’educazione e non solo possono contribuire alla formazione e al miglioramento di strutture atte a sostenere e a orientare, in primo luogo, i genitori e coerentemente gli altri componenti della famiglia ormai divisa. Alla luce di ciò e in funzione della seconda parte del presente lavoro, che verterà su che cosa la pedagogia sociale e la pedagogia della famiglia possono proporre sul piano prassico, si è ritenuto necessario, da una parte, rilevare e analizzare le pluralità familiari attuali, derivanti dall’instabilità coniugale e, dall’altra, presentare e interpretare pedagogicamente le politiche di sostegno alle famiglie emanate negli ultimi tempi. Avvalendosi, inoltre, dei dati statistici elaborati dall’Istituto nazionale di statistica italiano, si è confermata l’ipotesi che oggi la varietà dei modelli familiari attualmente esistenti, peraltro sempre in continuo aumento, deriva non solo dalle leggi sul divorzio, ma anche da un cambiamento degli orientamenti axiologici propri degli stessi componenti delle famiglie. È ben evidente, dunque, quanto il tema del sostegno alla coniugalità e alla genitorialità si stia facendo sempre più urgente e quanto sia necessario, mai come oggi, mettere a punto nuovi strumenti, nuovi servizi che rispondano veramente alle domande pressanti di una società e di un sistema familiare che si stanno complessificando sempre più. Le leggi prese in esame nel secondo capitolo, ossia le «Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza», la «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» e le «Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli», possono sostenere, e in parte già lo stanno facendo, anche se in maniera isolata e discontinua, la realizzazione e la diffusione dei centri di mediazione familiare. Da qui, le proposte: una teorica e una da attuare sul campo. La prima vede nell’elaborazione del modello di mediazione educativa familiare una possibile risposta al bisogno emergente di educazione da parte delle famiglie o pure di richiamo all’educazione da parte di chi è impegnato nel sociale. La seconda, individua nel «Centro di mediazione educativa familiare», uno “spazio” nel quale si può offrire, a quanti lo desiderano, un’opportunità dove, alla luce della propria situazione e attraverso tecniche di colloquio adeguate, ri-organizzare e ri-progettare, sul piano relazionale ed educativo, una struttura familiare diversa da quella iniziale, predisponendosi e guardando al futuro nella direzione di una prospettiva più responsabile, libera e autonoma.
2010
9788860816832
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