Per la prima volta tradotta dal cinese in lingua occidentale, Dieci capitoli di un uomo strano (Pechino 1610) fu l’opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a Vero significato del Signore del cielo (Pechino 1603), un documento prezioso per l’analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese. In vari luoghi Ricci presenta quest’opera di “etica naturale” con il titolo di Paradossi; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, sulla morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E giustamente individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell’integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta, in un grandioso apparato di criptocitazioni (oltre quattrocento), costretti nelle tesi della dottrina cristiana, che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo, probabilmente, che nel titolo originale cinese la paradossalità o la stranezza – che è anche straordinarietà – non è più attribuita alle tesi, ma all’uomo che le espose. Se la via stretta che Ricci percorre non è esente da difficoltà e contraddizioni, essa costituisce un oggetto privilegiato di riflessione per chi, oggi, voglia sinceramente esaminare le possibilità di comunicazione del cristianesimo con culture complesse, quali quella cinese. Un testo emblematico che permette al lettore di farsi un’idea adeguata delle difficoltà che segnarono il primo incontro tra Europa e Cina. Wang Suna ha curato principalmente la traduzione originale dal testo cinese (pubblicato a fronte) e la redazione del saggio dedicato agli interlocutori cinesi di Ricci. F. Mignini ha curato l’introduzione generale, le note ai testi, la decriptazione dei classici latini e delle fonti bibliche citate, e l’apparato delle fonti.

Dieci capitoli di un uomo strano e Otto canzoni per manicordo occidentale.

MIGNINI, Filippo;
2010-01-01

Abstract

Per la prima volta tradotta dal cinese in lingua occidentale, Dieci capitoli di un uomo strano (Pechino 1610) fu l’opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a Vero significato del Signore del cielo (Pechino 1603), un documento prezioso per l’analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese. In vari luoghi Ricci presenta quest’opera di “etica naturale” con il titolo di Paradossi; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, sulla morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E giustamente individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell’integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta, in un grandioso apparato di criptocitazioni (oltre quattrocento), costretti nelle tesi della dottrina cristiana, che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo, probabilmente, che nel titolo originale cinese la paradossalità o la stranezza – che è anche straordinarietà – non è più attribuita alle tesi, ma all’uomo che le espose. Se la via stretta che Ricci percorre non è esente da difficoltà e contraddizioni, essa costituisce un oggetto privilegiato di riflessione per chi, oggi, voglia sinceramente esaminare le possibilità di comunicazione del cristianesimo con culture complesse, quali quella cinese. Un testo emblematico che permette al lettore di farsi un’idea adeguata delle difficoltà che segnarono il primo incontro tra Europa e Cina. Wang Suna ha curato principalmente la traduzione originale dal testo cinese (pubblicato a fronte) e la redazione del saggio dedicato agli interlocutori cinesi di Ricci. F. Mignini ha curato l’introduzione generale, le note ai testi, la decriptazione dei classici latini e delle fonti bibliche citate, e l’apparato delle fonti.
2010
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