Il testo indaga i nessi fra il ghibellinismo nella Marca di Ancona durante il primo trentennio del XIV secolo e la politica repressiva di Giovanni XXII. In questo periodo si assiste nella Marca al consolidarsi di una coalizione ostile al potere papale che si organizza attraverso stabili strutture di coordinamento militare, quale la Lega Amicorum Marchiae, e che agisce in modo tanto coeso come mai è dato di riscontrare nel decenni precedenti e successivi. A capo dei ghibellini figurano i principali protagonisti sulla scena storica marchigiana: Federico di Montefeltro, i fratelli osimani Guzzolini e alcune famiglie aristocratiche di Recanati loro satelliti. Il papa dopo aver condannato i ribelli con ogni sanzione civile e spirituale nel 1318 attraverso i rappresentati delle istituzioni dello Stato nella provincia ecclesiastica, decide nel 1919-20 di sferrare contro di loro una guerra senza frontiere e di sottoporre i capi ghibellini ad un processo per eresia e idolatria, celebrato dall’inquisitore francescano fra Lorenzo da Mondaino. L’eccessivo zelo e la fretta di quest’ultimo crea qualche resistenza da parte delle gerarchie minoritiche, tanto che il Ministro provinciale rimuove temporaneamente fra Lorenzo dal suo incarico. Ciò non impedisce ai processi di giungere a conclusione attraverso sentenze, oggi perdute, di piena condanna per tutti gli inquisiti. Così, alla fine del 1321 il papa fa predicare in tutta Europa la crociata contro i ribelli marchigiani e concede tutti i benefici previsti per i crociati in Terrasanta a chi avesse combattuto contro di loro. Una svolta nello scontro fra il papato e i ribelli si ha tuttavia non tanto grazie ai processi inquisitoriali bensì all’uccisione di Federico di Montefeltro avvenuta nel 1322 ad Urbino; il tirannicidio, perpetrato dal popolo, venne in realtà ordito da un emissario papale e dai nemici politici dei Montefeltro. Uno scontro tanto aspro fra il papato e i suoi avversari politici non si era mai prodotto all’interno dei confini della Marca. Ci si interrogherà dunque sul ruolo e sugli effetti della strategia ‘oltranzista’, perseguita con tenacia da Giovanni XXII, all’interno dei processi di consolidamento dell’autorità pontificia nello Stato della Chiesa. Si noterà quindi come tale strategia si ponga in contrasto con quella sviluppata dai suoi successori nel corso il Trecento e soprattutto dall’Albornoz, il cui intervento fu teso ad arginare le forze ostili attraverso la costruzione di forme accettabili di convivenza, fino al loro riconoscimento de facto. Anche la revisione dei processi ereticali ai danni dei Guzzolini avviata nel 1335 da papa Benedetto XII e condotta non senza contrasti e resistenze dimostra il superamento delle posizioni politiche di Giovanni XXII, il cui atteggiamento di costante ostilità produsse quindi prevalentemente l’effetto di acuire la ribellione al potere pontificio nella Marca anziché il corroborarsi delle strutture di governo dello Stato.

I processi contro i ribelli della Marca anconitana durante il pontificato di Giovanni XXII

PIRANI, FRANCESCO
2009-01-01

Abstract

Il testo indaga i nessi fra il ghibellinismo nella Marca di Ancona durante il primo trentennio del XIV secolo e la politica repressiva di Giovanni XXII. In questo periodo si assiste nella Marca al consolidarsi di una coalizione ostile al potere papale che si organizza attraverso stabili strutture di coordinamento militare, quale la Lega Amicorum Marchiae, e che agisce in modo tanto coeso come mai è dato di riscontrare nel decenni precedenti e successivi. A capo dei ghibellini figurano i principali protagonisti sulla scena storica marchigiana: Federico di Montefeltro, i fratelli osimani Guzzolini e alcune famiglie aristocratiche di Recanati loro satelliti. Il papa dopo aver condannato i ribelli con ogni sanzione civile e spirituale nel 1318 attraverso i rappresentati delle istituzioni dello Stato nella provincia ecclesiastica, decide nel 1919-20 di sferrare contro di loro una guerra senza frontiere e di sottoporre i capi ghibellini ad un processo per eresia e idolatria, celebrato dall’inquisitore francescano fra Lorenzo da Mondaino. L’eccessivo zelo e la fretta di quest’ultimo crea qualche resistenza da parte delle gerarchie minoritiche, tanto che il Ministro provinciale rimuove temporaneamente fra Lorenzo dal suo incarico. Ciò non impedisce ai processi di giungere a conclusione attraverso sentenze, oggi perdute, di piena condanna per tutti gli inquisiti. Così, alla fine del 1321 il papa fa predicare in tutta Europa la crociata contro i ribelli marchigiani e concede tutti i benefici previsti per i crociati in Terrasanta a chi avesse combattuto contro di loro. Una svolta nello scontro fra il papato e i ribelli si ha tuttavia non tanto grazie ai processi inquisitoriali bensì all’uccisione di Federico di Montefeltro avvenuta nel 1322 ad Urbino; il tirannicidio, perpetrato dal popolo, venne in realtà ordito da un emissario papale e dai nemici politici dei Montefeltro. Uno scontro tanto aspro fra il papato e i suoi avversari politici non si era mai prodotto all’interno dei confini della Marca. Ci si interrogherà dunque sul ruolo e sugli effetti della strategia ‘oltranzista’, perseguita con tenacia da Giovanni XXII, all’interno dei processi di consolidamento dell’autorità pontificia nello Stato della Chiesa. Si noterà quindi come tale strategia si ponga in contrasto con quella sviluppata dai suoi successori nel corso il Trecento e soprattutto dall’Albornoz, il cui intervento fu teso ad arginare le forze ostili attraverso la costruzione di forme accettabili di convivenza, fino al loro riconoscimento de facto. Anche la revisione dei processi ereticali ai danni dei Guzzolini avviata nel 1335 da papa Benedetto XII e condotta non senza contrasti e resistenze dimostra il superamento delle posizioni politiche di Giovanni XXII, il cui atteggiamento di costante ostilità produsse quindi prevalentemente l’effetto di acuire la ribellione al potere pontificio nella Marca anziché il corroborarsi delle strutture di governo dello Stato.
2009
9788889190593
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